di ALBERTO BRUZZONE
In prima linea nel fronteggiare l’emergenza legata al Coronavirus c’è anche un’eccellenza italiana, che rappresenta un orgoglio a livello mondiale e che vanta una fortissima tradizione genovese. Si tratta di Esaote, l’azienda specializzata nella produzione di sistemi di imaging diagnostico, che è stata fondata nel 1982 da Carlo Castellano e che oggi è una società per azioni di proprietà di un consorzio di investitori cinesi: una multinazionale attiva in parecchi paesi del mondo e che, in Italia, ha i suoi quartieri generali a Firenze e a Genova (sia presso il polo tecnologico degli Erzelli che presso lo stabilimento di Multedo).
Già in tempi ordinari, ma soprattutto in tempi di emergenza sanitaria, Esaote rappresenta un baluardo, perché l’avere stabilimenti produttivi e centri logistici direttamente in Italia ha consentito, nei giorni scorsi, di rifornire in maniera velocissima, attraverso una gara pubblica indetta dalla Consip per conto della Protezione Civile, diversi ospedali in Toscana, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche. In particolare, queste strutture sono state dotate di 103 ecografi portatili, il prodotto che in questo momento particolare è il più richiesto all’azienda. Non a caso, bensì seguendo una precisa strategia imprenditoriale e produttiva, da qualche settimana Esaote ha potenziato la linea di produzione di questi ecografi, dando priorità a questi sistemi rispetto alle risonanze magnetiche. Ci sono state, e ci sono, in tutta Italia, molte realtà che, per far fronte all’emergenza Coronavirus e per dare il loro contributo, in termini sia di prodotti che di know-how, si sono completamente riconvertite: dai grandi player come Ferrari e Armani, impegnate rispettivamente a produrre respiratori e camici per i medici, a realtà locali come le Velerie San Giorgio di Casarza Ligure, che si sono concentrate invece nella realizzazione di mascherine. E questo solo per fare qualche esempio. Di Esaote e del lavoro di queste settimane ‘Piazza Levante’ ha parlato con Franco Fontana (nella foto in basso), che è in azienda dal 2008 e dal 2019 ne è diventato l’amministratore delegato.
Dottor Fontana, siete uno dei fiori all’occhiello del Paese.
“Nell’ambito di un contesto mondiale molto sfortunato, ci stiamo dando molto da fare, cercando di svolgere per il meglio la nostra parte. Noi, avendo dietro degli investitori cinesi e un centro di sviluppo pure in Cina, ci siamo resi conto prima di quanto stava accadendo. Il primo modello di gestione emergenziale lo abbiamo quindi applicato in Cina, per poi replicarlo anche qui, sulla base dell’esperienza, una volta che l’epidemia si è spostata presso l’Europa”.
Che ruolo sta giocando Esaote, nell’ambito di questa emergenza sanitaria mondiale?
“Io credo che si tratti di un ruolo molto forte e importante. Siamo la prima azienda in Italia per quanto riguarda il settore delle apparecchiature biomedicali e tra le prime dieci in tutto il mondo, sia per gli ecografi che per le risonanze magnetiche. In questo preciso contesto, abbiamo adottato delle strategie flessibili, in modo da poterci adattare alla situazione e alle richieste che ci sono giunte. Abbiamo quindi potenziato la produzione di ecografi, in particolare di quelli portatili, che vengono utilizzati sia presso i reparti di emergenza che presso le rianimazioni. Hanno la caratteristica di essere più leggeri e maneggevoli, pur garantendo il medesimo funzionamento e la medesima precisione rispetto ad ecografi più grandi. Funzionano anche a batteria, quindi possono essere trasportati”.
Che cosa significa, in termini di vantaggi, poter produrre in Italia?
“Significa moltissimo perché, ad esempio, siamo riusciti a rispondere in pochi giorni alla gara indetta dalla Consip. Questo ha permesso di affrontare meglio l’emergenza nazionale. Poter gestire sul posto assemblaggio, configurazione, collaudo e logistica è stato il principale motivo della rapidità di consegna. Ed era particolarmente fondamentale in questa fase. Gli ecografi che ha fornito Esaote sono strumenti tecnologici, innovativi, estremamente semplici e veloci nell’utilizzo, indispensabili per fare diagnosi e seguire il paziente durante il decorso. Le piattaforme sono caratterizzate da un’agevole portabilità che consente l’avvicinamento dello strumento direttamente al letto del paziente e sono inoltre dotate di quattro differenti sonde, in grado di rispondere alle diverse necessità di indagine addominale, cardiologica, pediatrica e vascolare”.
In che modalità si svolge il lavoro in queste settimane?
“Gli uffici, già da tempo, sono quasi completamente in smart working. Noi, come spiegavo, abbiamo adottato sin da subito il ‘modello Cina’. Quanto agli stabilimenti, nel sito produttivo di Firenze, come a Genova, Esaote ha riorganizzato i turni di lavoro per proteggere la salute dei propri dipendenti e garantire loro il corretto adempimento alle misure governative di prevenzione al contagio. Vorrei approfittarne per ringraziare tutte le persone che lavorano per Esaote, perché hanno dato una risposta eccezionale in questo frangente, in termini di qualità e anche di disponibilità. È stato un bellissimo segnale, anche perché, in questo periodo, è proprio la capacità produttiva e reattiva uno dei nostri fattori vincenti. Quindi, un plauso a tutti i dipendenti Esaote, ma soprattutto ai colleghi della produzione, logistica e assistenza tecnica, che hanno lavorato in questi pochi giorni per riuscire a raggiungere un risultato sfidante ma di vitale importanza. Oltre alla produzione, continuiamo ovviamente a fornire assistenza su tutti gli apparecchi installati e già in funzione”.
Quanti dipendenti conta Esaote e di quanto è aumentata la produzione di ecografi portatili?
“Esaote conta mille e cento addetti in tutto il mondo, di cui seicentosettanta in Italia. La produzione di ecografi portatili è aumentata tra il 70 e l’80%”.
Siete riusciti a colmare il gap tra domanda e offerta?
“La richiesta è ancora altissima. Noi siamo riusciti a muoverci, proprio perché abbiamo una parte cinese e quindi abbiamo avvertito prima l’emergenza, con almeno due settimane di anticipo. Ma ora si apre tutto il fronte del resto d’Europa e delle Americhe”.
L’emergenza sanitaria ha messo in luce le ‘pecche’ del sistema. Bisognerà farsi trovare più pronti in futuro, che ne pensa?
“Io voglio sempre essere costruttivo. È vero che va potenziato il sistema sanitario, ma è anche vero che l’industria italiana ha saputo rispondere velocemente alle necessità. In futuro, andranno fatti maggiori investimenti, il made in Italy andrà consolidato, una riflessione mi sembra quanto meno necessaria, soprattutto perché abbiamo visto quanto è difficile, in emergenza, far arrivare dei prodotti dall’estero. Dobbiamo essere in grado di realizzarli in Italia. Io credo che il sistema sanitario abbia bisogno di un forte rinnovamento, e questo è condiviso da tutti, anche dalle istituzioni, e che sia il momento per favorire un ricambio sul fronte delle apparecchiature e della tecnologia in sanità.