di DANILO SANGUINETI
La Virtus Entella è retrocessa. Abbandona la serie B che aveva raggiunto nel 2014 allo scoccare del suo centesimo anno di vita. Scende in serie C al termine di un campionato sbagliato: è colpevole perché per organico e mezzi societari alle spalle non era certo la quartultima squadra del lotto, è colpevole per le troppe svolte e indecisioni.
Le vanno riconosciute le attenuanti generiche degli infortuni e della sfortuna, degli episodi girati quasi costantemente contro. Capita anche ai migliori, capita anche a chi da dieci anni – l’era della presidenza Gozzi – si era abituato alle promozioni, ai riconoscimenti, alle vittorie.
Il primo passo falso rappresenta per i sostenitori un dolore, per alcuni, forse tanti, che in questi anni erano rimasti nell’ombra affilando i pugnali l’occasione a lungo attesa per saldare i conti.
Da venerdì 1 giugno a Chiavari e dintorni pare abbiano allestito una ghigliottina, una metaforica Place de la Bastilledove ci sono tante Tricoteuse, le megere del popolino parigino che assistevano sferruzzando alle esecuzioni capitali biascicando insulti tra un punto a croce e l’altro, tra una testa che rotolava e l’altra.
La plebe – pochi sugli spalti, molti appollaiati nei forum e sui social – urla il nome di questo e di quel dirigente, pregustando il salvifico repulisti che renderebbe l’Entella “più forte e bella che pria”. Forse si possono cogliere le assonanze con eventi recenti e di maggior portata, indubbie le consonanze tra un Presidente e l’altro. Tenere la barra dritta in simil tempesta non è semplice.
Antonio Gozzi in questi giorni mostra la stessa feroce determinazione che gli consentì nel 2008 di strappare dal limbo una società che di prestigioso aveva solo i ricordi. Il padrone dei destini biancocelesti si appresta a una traversata nel deserto di durata e portata incerte. E non ha paura. “Ho percepito i sussurri: da mesi c’era chi paventava che potessi alzare bandiera bianca, che il disincanto e lo sconforto avessero la meglio. Solo in una cosa avevano ragione, il mio impegno non sarà lo stesso di prima, sarà superiore! Entriamo in una nuova fase, sono pronto a farmi carico di ancora maggiori responsabilità attorniato dalla mia squadra. Perché, mettiamolo in chiaro da subito, rinnoviamo la fiducia a Matteazzi, Superbi e Montali, responsabili dell’area tecnica, ci teniamo ben stretti anche Rosso, Cesar e Volpe, che da giocatori prima e da collaboratori poi hanno dato prova del loro valore”.
Chissà le facce di quelli che contavano di approfittarne… “Non sono un cultore dello spoil system, in più, nella fattispecie, ci sono evidenti ragioni per agire diversamente”.
La prima è connessa alla filosofia del Gozzi imprenditore di successo: “E’ sbagliato scaricare sui sottoposti le colpe. Se da altre parti usa così, mi interessa poco. Il sottoscritto si fa carico della retrocessione senza alcuna chiamata di correo”. Avrebbe potuto licenziare questo, ‘dimissionare’ quell’altro: dati in pasto all’opinione pubblica un paio di colpevoli, tutto risolto.
Il presidente Gozzi adopera invece altri parametri. “La gerarchia funziona nei due sensi, a maggior onori corrispondono maggiori oneri. Nelle mie aziende sono sempre estremamente chiaro con i collaboratori: chi si giustifica con ‘abbiamo sbagliato perché il mio sottoposto ha sbagliato’ farà poca strada. Tu scegli i piani, tu scegli gli uomini, se gli uni o gli altri non funzionano la colpa è sempre tua”.
Al giudizio equilibrato va affiancata la visione ampia. “Assodato che ci sono stati errori nel torneo conclusosi la settimana scorsa, che potevamo e dovevamo fare molto meglio, allarghiamo lo sguardo. 2014-15 un torneo di C1 vinto con pieno merito; 2015-16 l’esordio in serie B concluso con i play out persi per un’inezia e un reintegro sacrosanto accertati gli inghippi del Catania; 2016-17 nono posto e play off mancati pur facendo 68 punti, evento più unico che raro; 2017-18 conferma della categoria con salvezza raggiunta a metà del girone di ritorno, portando una cittadina di neppure 30mila abitanti a combattere ad armi pari con club milionari e capoluoghi di regione. E chi era alla guida della navicella biancoceleste? Matteazzi, Superbi e Montali. Allora cerchiamo di essere equanimi, nella media ponderata i loro voti restano ampiamente sufficienti”.
Il concetto di team è centrale nel Gozzi pensiero: “Sono ragazzi che ho individuati, testati, promossi. Mi fido di loro, punto. Con questo gruppo ci riproveremo, da subito”.
In questi giorni avrà ricordato, da appassionato cultore della storia moderna, quanto sosteneva Winston Churchill, uno dei più grande incassatori della storia, che tramutò grandi sconfitte in epocali vittorie: “Nessuno ti può garantire il successo, puoi solo dimostrartene degno”.