di DANILO SANGUINETI
Undici mesi, tre giorni, venti ore e un minuto, sessanta secondi di pura gioia intercorsi tra il triplice fischio e il comprendere la portata dell’impresa compiuta. Tanto è durato l’esilio della Virtus Entella dalla serie B, persa il 31 maggio 2018 per un duplice 0-0 nel play out con l’Ascoli e ritrovata il 4 maggio 2019 vincendo il girone A della serie C con un gol nell’ultimo minuto del tempo regolamentare dell’ultima partita di campionato. Un’impresa straordinaria che sconfina nell’epica perché compiuta da una squadra tenuta in freezer – dalle altrui colpe – per due mesi e quindi costretta a giocare trentanove partite, tra campionato e coppa, in cinque mesi e mezzo. Non solo ha centrato l’obiettivo, strada facendo si è concessa il lusso di approdare agli ottavi di Tim Cup eliminando in un’epico scontro a Marassi il Genoa.
L’orgoglio per quanto compiuto non può e non deve cancellare l’indignazione che andrebbe condivisa da chiunque creda nell’onestà sportiva. Perché va detto a chiare lettere che la società del presidente Gozzi, esempio conclamato di correttezza, è stata defraudata in maniera ignobile per i tifosi, comunque sconcertante per chi osserva senza pregiudizi, del suo diritto a rimanere nella categoria superiore. Un delitto non perfetto, commesso usando un mix letale di illogicità giuridiche, depistaggi burocratici, prepotenze organizzativo-amministrative. Un cocktail di angherie, se non soprusi, che hanno portato nei giorni scorsi il presidente della Lega Pro Ghirelli ad ammettere che l’Entella l’estate scorsa fu vittima (mettendoci altre 5 società per non sembrare troppo di parte…) di uno ‘sgarro’. Un’ingiustizia che la società chiavarese ha dovuto sanare con le sue sole forze. L’estremo paradosso di dover riprendersi per via agonistica quanto le era stato tolto dai tribunali e dai consigli della Federazione. Qui più che invertire l’onere della prova, si è capovolto l’intero ordine logico degli eventi. Si era ironizzato molto sul club che sa battersi solo nelle aule giudiziarie, l’Entella ha usato una maniera inedita per correggere le prepotenze altrui. E torna dove era stato con indiscutibile diritto e trasparente merito per quattro stagioni.
Non può non scappare un sorriso pensando alle facce dei nemici palesi (molti) e di quelli meno evidenti ma più insidiosi e sicuramente più potenti che si ritrovano tra i piedi quel ‘piantagrane’ di Tonino Gozzi e la sua idea, caparbiamente portata avanti in mezzo alla tempesta scatenatagli contro, di uno sport onesto, dove prevale chi merita, dove va avanti chi sa programmare e crescere, dove i furbi vengono puniti, non premiati.
Il patron biancoceleste ha messo in chiaro le cose sin dalla sera seguente la promozione, nel discorso della vittoria, tenuto di fronte a una piazza in festa. “Questa è una tappa, non è la conclusione della nostra battaglia per un calcio pulito. Dove le camarille non prevalgono, dove sono premiate le società che pagano regolarmente stipendi e contributi, che sanno infondere ai giovani i valori della lealtà e dell’onestà. E faremo tutto questo ancora più forti perché vincenti”.
Chissà a quanti fischiavano le orecchie nei palazzi del potere calcistico. Sovviene di chi in Figc e Lega Serie B decise di fare ricorso contro il pronunciamento del supremo organo di giustizia sportiva, quello del Coni, che dava totale ragione alla piccola società di Chiavari e fece sì che l’intera spinosa faccenda delle magagne di Cesena e Foggia tornasse ai tribunali amministrativi per perdersi nel marasma e nelle lentezze della giustizia ordinaria. Una vittoria che oggi si rivela degna di Pirro perché l’Entella ha trovato il modo di tornare egualmente.
Attenzione però che la promozione sul campo sana ma non risana quanto accaduto. Perché c’è il rischio che qualcuno possa inventarsi qualcosa per ricominciare la battaglia. La prossima stagione ci sarà da vigilare, da tenere gli occhi aperti: i burattinai sono, per la maggior parte, ancora al loro posto, sanno incassare e sanno aspettare. Antonio Gozzi ne è perfettamente consapevole, ed è pronto. Gli onesti non sono minoranza, debbono solo trovare il modo per ‘fare rete’ coalizzarsi, vigilare e soprattutto imporre che tutti rispettino tutte le regole. In campo e soprattutto fuori da esso.
A proposito, anche la Virtus Entella per vincere il campionato ha usato un trucco. Schierava quattordici giocatori in ogni partita: agli undici consentiti dal regolamento e visibili con nome sulla maglietta ne aggiungeva altri tre che si chiamavano Diritto, Coraggio e Riscossa.
C’è qualcuno che vuole fare ricorso?