di ANTONIO GOZZI
La domanda che ci facciamo anche alla luce di tante vicende recenti è: può il Tigullio recuperare una sua autonomia politica e decisionale rispetto all’assurdo, antistorico, inefficiente inserimento nell’area metropolitana genovese?
Tante volte abbiamo detto che l’identità economica e sociale del Tigullio e del suo entroterra e le sue prospettive di sviluppo hanno ben poco a che fare con i problemi di un capoluogo alle prese con una caduta demografica di dimensioni rilevanti e con un declino economico che continua nonostante gli sforzi per rilanciare Genova, il suo porto e la sua economia.
La storia della Liguria purtroppo è la storia di un rapporto tradizionalmente difficile tra il centro e le ali, laddove Genova raramente ha giocato una partita aperta e attenta allo sviluppo dei territori fuori dai confini urbani e, presa da una bulimia di attività e di funzioni, ha mostrato spesso indifferenza e non comprensione per le esigenze degli altri liguri. Tale attitudine ha peggiorato la situazione dello stesso capoluogo che avrebbe trovato nella crescita delle ‘ali’ sicuro vantaggio.
In questo contesto più volte abbiamo rilevato come l’istituzione dell’area metropolitana abbia potenziato l’egoismo della Superba e accelerato un processo di concentrazione di servizi nel capoluogo che oltre a non dare alcun risparmio di spesa ha gravemente impoverito il nostro territorio e la qualità della vita dei suoi abitanti.
La legge sulle aree metropolitane (la cosiddetta legge Delrio n.56/2014 dal nome del ministro che la propose) è stata un palese fallimento.
Nata soprattutto dalla demagogia allora imperante che pretendeva l’abolizione delle Provincie, enti che fino ad allora avevano svolto bene il loro compito specie nei confronti delle aree interne occupandosi di strade e presidio idrogeologico, ha fallito i suoi ambiziosi obiettivi che erano di promozione dello sviluppo e di riduzione del costo dei servizi. I costi delle Provincie, che erano soprattutto di personale, sono rimasti tutti essendo stato il personale stesso riassorbito dalle Città Metropolitane.
Ciò è tanto più vero nei casi come quello del Tigullio, in cui prevedere come fa la legge il perimetro dell’area metropolitana coincidente con quello della vecchia provincia mortifica e penalizza identità e profili territoriali e socio economici completamente diversi, come sono quelli del resto dell’area metropolitana rispetto al capoluogo.
Il meccanismo di governance che non prevede un’elezione diretta della rappresentanza, e che prevede che il Sindaco della città capoluogo sia anche il Sindaco metropolitano, pur senza essere stato votato da una parte importante della popolazione dell’area metropolitana, costituisce un vulnus grave nei confronti di ogni principio di rappresentanza democratica.
Il Sindaco metropolitano dà inevitabilmente più tempo e priorità ai problemi dei cittadini che lo eleggono piuttosto che a quelli dei cittadini che non lo eleggono. Inoltre, essendo per costruzione la maggioranza dell’Assemblea Metropolitana sempre appannaggio del Comune di Genova, si crea una situazione assurda per la quale gli altri Comuni dell’Area metropolitana sono sempre strutturalmente minoranza.
Gli effetti dell’istituzione dell’Area metropolitana sul Tigullio sono stati palesemente negativi.
Non vi è mai stato alcun progetto di programmazione e di sviluppo per il Tigullio in tutti questi anni, mai la manifestazione di un interesse vero della Città metropolitana nei confronti del nostro territorio. Contemporaneamente si è visto un depauperamento progressivo di servizi vieppiù concentrati sul comune capoluogo.
Se si pensa alla vicenda del Tribunale di Chiavari e si fa il bilancio a otto anni dalla sua soppressione, non si può che rilevare la negatività dell’accorpamento, sia in termini di efficienza del servizio che in termini di ricadute economiche sul territorio soprattutto per le attività professionali, per l’occupazione a queste legata, per tutto l’indotto.
La soppressione del Tribunale di Chiavari, ferita mai rimarginata, avvenne per la debolezza della rappresentanza politica del Tigullio, incapace di difendere il proprio Tribunale come invece fecero altri territori, e per il prevalere degli interessi corporativi di una burocrazia guardiana come la magistratura, che con la scusa delle economie di scala e della specializzazione delle funzioni non tenne in alcun conto le esigenze e le aspirazioni delle popolazioni. Ne derivò un doppio effetto deprimente, economico per il venir meno di un’importante attività, e sociale per il peggioramento della qualità della vita della popolazione a causa del venir meno di un servizio di prossimità di grado elevato.
Ma altre vicende negative hanno segnato questi anni difficili: la scomparsa dell’azienda di trasporto pubblico del Tigullio, accorpata dalla genovese Amt; la pratica scomparsa degli uffici dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione Tributaria di primo grado; la pretesa della Città metropolitana di affidare senza gara alla genovese Amiu i servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani dei comuni del Tigullio che oggi attraverso meccanismi di mercato garantiscono ai loro cittadini un servizio molto più efficiente e meno costoso di quello dato dall’Amiu ai cittadini genovesi; infine la terribile vicenda della diga Perfigli nella quale, sorda alla volontà unanimemente espressa dai Comuni e dalle popolazioni locali, e senza alcun dialogo con i Comuni interessati, la Città metropolitana ha voluto fino ad oggi imporre la sua volontà iniziando i lavori con un colpo di mano agostano che solo l’intervento della Soprintendenza ha momentaneamente bloccato.
E l’elenco potrebbe continuare. La scomparsa di servizi e centri direzionali impoverisce il territorio, lo trasforma in un’anonima periferia del capoluogo, peggiora la qualità della vita dei residenti, obbliga sempre di più i giovani a cercare lavoro altrove e ad abbandonare il Tigullio. Anche sugli studi universitari Genova è sempre meno attrattiva, almeno a giudicare dal numero di giovani del Tigullio che sempre più numerosi si iscrivono alle università milanesi.
Piangere e lamentarsi non serve. Al contrario bisogna promuovere un movimento di popolo capace di lottare per il proprio futuro. Sarà una battaglia dura e dagli esiti tutt’altro che scontati, ma una battaglia che vale la pena di combattere.
Bisogna trovare gli strumenti giuridici e istituzionali che consentano l’autonomia del Tigullio e la conseguente promozione della sua economia e società.
Uscire dalla Città metropolitana, ma come? Lanciare strumenti come l’Unione dei comuni che non è la fusione degli stessi ma che consente di avere uno strumento per la programmazione e gestione dello sviluppo e dei servizi di area vasta fuori dalla Città metropolitana? Altro ancora? Bisogna lavorarci e organizzare un consenso che c’è nella popolazione e nei Sindaci ma che per ora resta sotto traccia.
Alcuni segnali positivi si registrano. L’idea di Valentina Ghio di proporre Sestri Levante e il Tigullio come capitale della cultura ha fatto registrare una convergenza e un metodo di lavoro comune che non si vedevano da tanto tempo, e che aveva visto il Sindaco di Chiavari, Marco Di Capua, convinto assertore del progetto.
La sensazione che ha avuto chi ha partecipato ai solenni funerali di Di Capua in cattedrale è che attorno a quel feretro e dinanzi a Toti e Bucci che assistevano alle esequie fosse presente e si esprimesse una vera comunità, con il suo Vescovo, tutti i suoi Sindaci, le sue associazioni e categorie economiche, tanto popolo. Altro che colonia!
‘Piazza Levante’ vuole lanciare un grande confronto sul tema di un Tigullio che non si arrende e che difenderà con forza e coraggio le sue risorse e i suoi asset, a partire da quelli sanitari ricorrentemente messi in discussione, anche qui nella perversa logica degli accorpamenti.
Il mondo è cambiato e dopo l’esperienza del Covid il decentramento è tornato a essere un grande valore, proprio quando la filosofia delle concentrazioni e degli accorpamenti mostra tutti i suoi limiti e i suoi rischi.
Non ci piangiamo addosso, serriamo i ranghi, lavoriamo con intelligenza e creatività, facciamo veramente sistema.
Noi ci siamo, a disposizione di tutti quelli che condividono questa battaglia.