di DANILO SANGUINETI
I memorandum che aiutano a riportare alla mente le informazioni essenziali possono essere meno di semplici e immediati di una nota gettata su un foglietto. Persino un locale funge da ‘rammentatore’ per una comunità o un’intera cittadina. Un punto di raduno, un motore per iniziative condivise da molti, un aggregatore di persone. Questi ritrovi non dovrebbero chiudere perché il serrare dei loro battenti segnala oltre ad una perdita economica anche un impoverimento del tessuto sociale. Ecco perché la riapertura del Bar Davide, in piazza Cavour a Chiavari, è un’ottima notizia anche per coloro i quali non ne erano assidui frequentatori e magari sono tra i pochi indifferenti alle delizie della gelateria.
Il ‘Davide’ era il fulcro del tifo per l’Entella, anzi per diversi decenni è stata la sede decentrata della società calcistica. Il padrone del Bar, Attilio Arbasetti, assieme al titolare del Panificio che si apriva sull’altro lato di piazza Cavour, Sergio Barbieri, aveva fondato e portato ai vertici del calcio dilettantistico il Bacezza e nel 1982 avevano deciso la fusione con l’Entella. I due amici in breve tempo erano diventati presidente e vice del primo club chiavarese e lo avevano portato in breve tempo in C2, tra i semipro (1984) ed a sfiorare per due volte la C1, (1985-86). Anni indimenticabili dove in piazza, di sera, ed anche di notte. si elaboravano strategie e si faceva calciomercato seduti al ‘Davide’ di Arbasetti o appena fuori il forno di Barbieri. Di lì passavano personaggi che sarebbero arrivati ai vertici del calcio nazionale, un certo Giampiero Ventura e un incredibilmente giovane e sregolato Luciano Spalletti, due nomi noti anche a chi non un impallinato della ‘pelota’. Un calcio più ruspante, una Chiavari sicuramente molto diversa da quella odierna. Una città che ormai non c’è più; un tempo che potrebbe però almeno in parte rivivere grazie all’intervento di due imprenditori (che provengono da fuori – seppur da poco lontano – ed anche questo è significativo) come Andrea Castelli ed Andrea Armanino. Una coppia che fa. A differenza delle tante chiacchiere su tribunali da riportare in loco e sui teatri da rispolverare hanno preso a cuore le sorti di una attività commerciale chiusa quasi tre anni fa e l’hanno subito restituita a nuovo splendore. Impresa intrapresa con un’idea ben precisa in testa: operare una sintesi tra antico e moderno. Non sono accantonate le consolidate competenze dei gestori precedenti, la famiglia Arbasetti, su di esse sono stati innestati metodi e forme adoperati per far volare il Ristorante Cigno e decollare la adiacente disco-bar-night Skipper a Cavi di Lavagna.
Armanino, lato gestionale del duo (Castelli si dedica a quello operativo), sprizza entusiasmo, le poche settimane di apertura gli hanno confermato di aver fatto la cosa giusta: “Quando abbiamo saputo che la famiglia Arbasetti stava cercando la gente giusta per cedere la gestione e far riaprire il Bar Davide, io e il mio socio non abbiamo esitato. Sapevamo di volerlo fare e sapevamo come fare: lasciare tutto così com’era. Quindi stesso bancone, stessa disposizione dei vani, stesse attrezzature, stesse ricette, solo una rinfrescata al tutto”. Che il progetto di Andrea&Andrea abbia incontrato il pieno favore dei titolari uscenti lo si deduce dal fatto che Gian e Carlo Arbasetti, figli di Attilio, siano ancora dietro il banco. E che la loro mamma Gemma sorvegli il tutto con un ampio sorriso.
Il marito Attilio alzò per la prima volta la saracinesca esattamente sessant’anni fa, nel 1963. “Stanno facendo affiancamento ai nostri dipendenti, ci stanno insegnando tutti i trucchi del mestiere, compreso le formule ‘segrete’ per i gelati, soprattutto la mitica stracciatella del Davide”. La risposta del pubblico è stata superiore anche alle pur ottimistiche previsioni di Armanino. “Sapevo che Chiavari risponde sempre quando viene proposto qualcosa che appartiene alla sua tradizione ma debbo dire che due anni e mezzo di chiusura dell’esercizio siano passati senza lasciare traccia. Dall’inaugurazione fino a ieri persone di ogni età vengono a trovarci, si fermano, consumano dentro o nei tavolini del dehors”.
L’importante che l’effetto ‘ripartenza’ non si esaurisca. “Io penso che il Bar Davide possa reggere ogni tempo e ogni stagione. La posizione, il giro di avventori consolidato, dovrebbero consentirci di lavorare intensamente sia d’estate che d’inverno, magari cambierà il tipo di articoli richiesti, non la clientela”.
Ad ogni buon conto la mente manageriale di Armanino ha già partorito un paio di aggiunte che renderanno l’offerta ancora più variegata e… appetitosa. “Abbiamo pensato di offrire un servizio ristorante per il pranzo, con piatti tipici e menu rapidi per chi vuole fermarsi e anche per chi ha fretta per tornare al lavoro. In più presentiamo un reparto pasticceria appoggiandoci al laboratorio che abbiamo a Cavi di Lavagna. Lo abbiamo aperto per confezionare i dolci per le feste di matrimonio al Cigno e allo Skipper, adesso fa anche paste, torte, biscotti, secchi, torte secche per il Bar Davide”. Quando sfruttare le sinergie non è solo un modo di dire. Unico rischio che il duo Armanino-Castello si sovraccarichi di impegni. “Un pericolo che non esiste perché abbiamo collaboratori ultra fidati in ognuno dei tre esercizi. Circondarsi di persone competenti è indispensabile nel nostro lavoro. Se ci riconosciamo un merito è proprio quello di non aver mai sbagliato nelle scelte degli individui”.
Il gelato alla stracciatella ha ripreso a deliziare i palati dei chiavaresi, anzi dei levantini, come rivela Armanino: “Vengono dalle vallate e anche dalle altre città della costa. È vero che il gusto alla stracciatella, creato con ricetta super segreta, è la nostra ‘arma finale’. Solo Davide Arbasetti sa come confezionarlo e lo sta insegnando a uno solo di noi, in modo che la formula top secret resti tale”. Servono anche questi ‘trucchetti’ per ingolosire. Anche gli odori e i sapori permettono di riavvolgere la bobina della memoria.
La bandiera dei tifosi che affianca il bianco al celeste, rammentando antiche parentele nelle pampas argentine; il bianco del fior di latte che va a mescolarsi con il nero del fondente a scaglie. Accostamenti bicolori di provata armocromia, melange che vanno su misura ad una città che ha perso traccia di parecchie cose, non (si spera) il vanto di essere stata capofila nel Tigullio e nel Levante. Chiavari è ancora senza un teatro, senza un tribunale ma con un bar storico che si apre a nuova vita. Poco, tanto? Meglio di niente: si può ripartire anche da una coppa di gelato per tornare a vincere.