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di MATTEO MUZIO e GIACOMO STIFFAN *
Sempre più commentatori sottolineano che Joe Biden sarebbe troppo vecchio per un secondo mandato da Presidente degli Stati Uniti. A ottant’anni suonati, infatti, deve fare i conti con una stampa sempre pronta a far presente ogni suo scivolone. Che, va detto, sono sotto gli occhi di tutti: tra inciampate, vuoti di memoria e frasi fuori contesto, è effettivamente vero che alcuni episodi hanno attirato l’attenzione degli americani. Tanto che i più malevoli l’hanno soprannominato Sleepy Joe, Joe il sonnacchioso.
Con buona pace dell’ageism – la discriminazione sulla base dell’età – effettivamente il lavoro del Presidente richiede una certa prestanza, fisica ma soprattutto intellettuale.
Biden terminerebbe il suo eventuale secondo mandato alla veneranda età di 86 anni e nell’elettorato si fa sempre più strada l’idea che sarebbero troppi. Infatti, secondo un’indagine della University of Chicago otto americani su dieci sollevano preoccupazioni in merito all’età di Biden per un secondo mandato.
L’obiettivo dei suoi avversari, tutt’altro che nascosto, è quello di far passare questi scivoloni per défaillance dovute all’età, e agli annessi problemi cognitivi. Tuttavia, chi lo segue da tempo sa che Biden è un po’ così, tanto che egli stesso in passato si è definito una ‘gaffe machine’.
La verità è che quella che si prospetta è una campagna elettorale molto ‘anziana’, con lo sfidante in pectore, Donald Trump, di solo quattro anni più giovane. Trump, se vincesse, sarebbe più vecchio di Biden all’inizio del suo primo mandato, pur avendolo attaccato al tempo in maniera molto aspra per essere proprio per l’età avanzata.
Sta di fatto che mai come nelle prossime elezioni il ruolo dei candidati vice presidente sarà cruciale. Dopotutto, la statistica è statistica a persone di quell’età non si sa mai cosa può accadere, nel qual caso il vice presidente assumerebbe la carica.
Il nome che Biden sceglierà sarà pertanto cruciale per la sua eventuale campagna presidenziale. La sua attuale vice, Kamala Harris – donna e di origini afro-asioamericane – non ha brillato durante il mandato in corso. Di lei si parla poco e non è stata in grado di rappresentare una valida alternativa, tanto che un’indagine di YouGov per CBS News mostra che ben il 42% degli intervistati ritiene che il lavoro della Harris abbia inficiato il risultato globale dell’amministrazione Biden. Mentre solo il 41% di chi vota democratico ha invece ritenuto che il suo contributo sia stato migliorativo.
Le preoccupazioni per Joe Biden non finiscono qui: lo speaker della Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy, ha dato il via libera alle indagini che potrebbero portare all’impeachment del presidente Joe Biden. Sotto accusa ci sono gli affari del figlio Hunter, che per anni ha svolto l’attività di lobbista in Cina e Ucraina e avrebbe spesso usato il nome del padre per una migliore riuscita dei suoi affari poco chiari. Se la posizione giudiziaria del figlio appare difficile, non è chiaro però il coinvolgimento del padre.
Secondo la tesi dell’ala trumpiana del partito, che attualmente è determinante per la tenuta dell’esile maggioranza della Camera, anche il padre ne avrebbe tratto profitto. Ipotesi però che al momento non è stata provata se non con insinuazioni e accuse che sembrano poco fondate. Tanto che un esponente conservatore del partito come il deputato del Colorado Ken Buck, strenuo sostenitore di Trump durante la sua presidenza, ha scritto un editoriale sul ‘Washington Post’, giornale vicino ai dem, per affermare quello che in molti pensavano: l’impeachment in questo caso non sarebbe nient’altro che una vendetta politica per quelli subiti da Donald Trump.
Quindi, secondo Buck, a un ‘provvedimento ingiusto’ non si risponde con un’altra ingiustizia. Eppure ormai la polarizzazione nei confronti di Biden ha raggiunto un livello tale che anche uno strumento pensato per situazioni gravissime come la messa in stato d’accusa del presidente venga usato con relativa leggerezza soltanto per alzare il livello dello scontro.
(* direttore e vicedirettore del blog ‘Jefferson – Lettere sull’America’)