(r.p.l.) Introdurre una vera carriera per i docenti che faccia leva sulla formazione, è questo l’indirizzo chiaro dato dall’Unione Europea ai paesi membri. Una richiesta espressa anche nella missione ‘Istruzione e ricerca’ del PNNR che ha accelerato l’urgenza di una riforma per adempiere a questa indicazione e garantire così l’accesso alle risorse.
Ad oggi, in Europa, la carriera dei docenti è organizzata secondo due modelli:
- carriera multilivello: articolata in passaggi per step, con ruoli, responsabilità e quindi con aumenti di stipendi crescenti e basati sulla valutazione del risultato di uno sviluppo professionale continuo
- carriera unilivello con incrementi salariali basati solo sugli anni di servizio, il caso dell’Italia
Per far fronte alle richieste europee, nel Decreto Aiuti Bis del 9 agosto, con la creazione della figura del cosiddetto ‘Docente Esperto’, il Governo ha provato ad introdurre anche nel nostro Paese un percorso di carriera per i docenti.
La misura prevede che i docenti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi, nel limite di 8.000 unità annue per 4 anni scolastici, possano accedere alla qualifica di docente esperto, maturando così un assegno annuale di importo pari a 5.650 euro lordi.
Non è il primo tentativo di un Governo di differenziare gli stipendi degli insegnanti superando il solo criterio dell’anzianità, ma tutti i vari tentativi portati avanti fin qui sono miseramente falliti. Anche questa riforma non è stata risparmiata da feroci critiche da parte del mondo sindacale, di associazioni di categoria ma anche di forze politiche appartenenti all’ormai ex maggioranza Draghi.
Come funziona il percorso di formazione
Gli insegnanti che ambiranno a ricevere la qualifica di “esperti” dovranno superare, come detto, tre percorsi formativi consecutivi. I corsi, che avranno una durata triennale, non potranno essere seguiti contemporaneamente ed è per questo che solo nell’anno scolastico 2032/2033 i primi docenti esperti riceveranno effettivamente il bonus. La formazione riguarderà competenze digitali, uso critico e responsabile degli strumenti digitali e pratiche di laboratorio e inclusione. I docenti qualificati dovranno rimanere nella stessa istituzione scolastica per almeno il triennio successivo al conseguimento della qualifica.
Le criticità del provvedimento
Non si può parlare di una vera e propria carriera: lo status di ‘docente esperto’ darà accesso esclusivamente a un benefit economico, mentre ruolo e responsabilità rimarranno invariati. La portata della misura è ridotta, 8.000 unità per quattro anni scolastici significa una platea potenziale di 32.000 super docenti, pochi se si considera che l’attuale corpo insegnanti è composto da 700.000 docenti di ruolo. I risultati del provvedimento, inoltre, saranno tangibili solo tra dieci anni, un orizzonte troppo in là per un mondo, quello della scuola, che vivrà nell’immediato futuro cambiamenti ed evoluzioni significative. Vi è poi un tema di ‘discriminazione’ dei precari – la maggior parte giovani e donne – che rappresentano il 23,1% del totale degli insegnati e che, per la loro condizione, non potranno accedere alla misura.
Le resistenze di docenti e sindacati
Un sondaggio effettuato dalla rivista ‘La Tecnica della Scuola’, basato su un campione di 1.059 docenti, ha rilevato come il 91% dei destinatari del provvedimento si dichiari contrario.
“Insegnanti pagati a premi e nemmeno tutti. Il governo (dimissionario) disegna ad agosto l’impianto della scuola nei prossimi anni e trova nuove risorse per finanziare la figura del docente esperto, un meccanismo selettivo degli insegnanti che riguarderà solo 8.000 lavoratori all’anno e che la categoria ha già bocciato con lo sciopero generale del 30 maggio scorso. La scuola non può andare avanti con 8.000 docenti esperti, dopo un percorso selettivo che dura 9 anni, mentre funziona quotidianamente con centinaia di migliaia di docenti sottopagati”, hanno commentato con un comunicato congiunto i segretari generali Flc Cgil, Cisl Scuola, uil Scuola, Gilda Unams e Snals Confsal.
Al di là di alcune valide osservazioni su punti specifici del provvedimento, che abbiamo evidenziato e che meritano di essere valutati, discussi e corretti, i contratti e le carriere dei docenti si rivelano ancora una volta come uno degli argomenti più ideologizzati e di difficile riforma di questo Paese. Dal concorsone Berlinguer del Governo Prodi alla Buona Scuola di Renzi, ogni volta che si tenta inserire elementi di valutazione e premialità per gli insegnanti si incontra un’immediata ed energica opposizione.