Si definiscono amatori, ma scattano fotografie che farebbero impallidire i professionisti. Nella vita occupano le più svariate posizioni, fanno i lavori più diversi, ma poi si ritrovano tutti insieme, nella casupola adiacente ai binari, presso la stazione ferroviaria di Chiavari.
Qui ha sede, sin dal lontano 1974, il Gruppo Fotografico Dlf Chiavari, che oltre alla longevità ha parecchi altri record a livello nazionale. Circolo più grande in Italia per numero di soci, tra quelli senza sponsorizzazioni (sono duecento i tesserati, e per la maggior parte si tratta di donne), unica realtà presente nella penisola ad aver ancora attiva (con annesso corso) una camera oscura per lo sviluppo e la stampa delle fotografie, con il vecchio formato analogico.
Ma non finisce qui: perché il Gruppo Fotografico Dlf (spesso abbreviato solo in Dlf, intanto bastano le splendide immagini per capire di cosa ci si occupa) ha un’attività intensa e capillare. Almeno due eventi a settimana, tra incontri, mostre, laboratori, corsi, pubblicazioni di libri, ospiti prestigiosi, premi.
Un’attività corposa
Chi più ne ha, più ne metta. L’otturatore si apre e si chiude senza pause. E la ‘macchina Dlf’ scatta a non finire. Molto spesso realizzando capolavori. Roberto Biggio, chiavarese classe 1952, nonché Benemerito della Fotografia Italiana, Artista della Fotografia Italiana e Artista della Fotografia Internazionale, guida da parecchi anni l’associazione, in qualità di presidente: “Lo faccio con grande passione – racconta – anche se adesso ci sono molti giovani in gamba e, a poco a poco, vorrei passare il testimone. Perché l’obiettivo è che questo circolo possa andare avanti anche nel futuro”.
Lo merita, se non altro per quello che rappresenta un po’ in tutta la Liguria. Il Gruppo Fotografico chiavarese, infatti, è un punto di riferimento a livello regionale. “Basti pensare che ai nostri corsi – osserva Biggio – arrivano anche da fuori Chiavari e, negli anni scorsi, molti partecipanti erano genovesi. Ora, un secondo circolo ha aperto i battenti di recente presso la stazione di Genova Principe. Ma possiamo dire che noi siamo la sede, e Genova la succursale, al contrario di quello che avviene per tutto il resto”.
Un gruppo di amici
Il Dlf è conosciuto nel panorama nazionale non solo per i suoi record. “Siamo primi tra i circoli non sponsorizzati. Nel senso che l’unico con più soci di noi è il circolo fotografico di Trieste, che però è sostenuto dalla Fincantieri. Noi, invece, stiamo in piedi solo con le nostre forze, eccezion fatta per un contributo del Comune di Chiavari, molto utile in quanto ci consente di pagare le spese d’affitto della sede. Per il resto, le nostre risorse derivano dal tesseramento dei soci e dalle quote d’iscrizione ai corsi. Tutte entrate importanti, visto che dobbiamo finanziare un’attività molto ricca”.
Il comun denominatore, nel Gruppo fotografico, è il fatto di non essere professionisti. “Siamo tutti appassionati – racconta Biggio – Fa proprio parte del nostro statuto. Ed è sempre stato così, sin dal 1974. Il tutto sta in piedi senza alcuno scopo di lucro. Solo per passatempo e per il piacere di stare insieme, portare avanti un amore comune e tenere alta la bandiera di questo circolo”.
Sin dalla sua fondazione, il Dlf Chiavari risulta iscritto alla Fiaf, la Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche. La sede è attrezzata di camera oscura, sala di posa e videoproiezione (intitolata a Luigi Scattolini, uno dei fondatori), biblioteca specializzata e fototeca. Presidente onorario è Guido Sabbatini, vice presidente Aldo Passaro e segretario Enrico Chinchella. Nel consiglio figurano Lucia Nocera, Giuseppe Faenza, Nicodemo Cordì, Carlo Pinasco e Roberto Cella.
“I nostri soci – fa presente Biggio – si interessano ai più svariati campi della fotografia, sicché abbiamo un panorama abbastanza completo, eccezion fatta per le immagini in studio. Il più giovane, Chinchella, ha 24 anni, mentre tra gli ‘anziani’ menziono volentieri Franco Devoto, oltre a Passaro e Sabbatini”.
La ‘chicca’ dell’analogico
Si diceva della corposa attività. A partire dai corsi. Anzitutto, il corso standard di fotografia, attivo senza interruzioni sin dal 1974. Poi, ci sono tre cicli specializzati: sviluppo e stampa in bianco e nero, camera chiara (ovvero software di post-produzione digitale) e naturalistico. Docenti sono i soci Chinchella e Cordì. L’altro socio Pinasco, invece, tiene un interessante corso di fotografia naturalistica. “Anche nella frequenza – osserva Biggio – le donne hanno superato gli uomini, segno che l’interesse verso la fotografia è sempre più trasversale”. Evidentemente, ha lasciato il segno l’ultracinquantennale lavoro che, a pochi chilometri di distanza, conduce ancora con immutata passione la grande fotografa Giuliana Traverso, la prima nella storia a organizzare lezioni per sole donne e a sdoganare la fotografia in senso universale. “Giuliana infatti – dice Biggio – è un modello, oltre che una grande amica e una giudice inestimabile di alcuni nostri lavori”.
Di grandi fotografi si parla, e a Chiavari hanno il piacere di riceverne spesso tra le loro mura. L’ultimo venerdì del mese, infatti, è sempre dedicato all’incontro con un autore affermato.
Anche se i talenti crescono, e di molto, pure in casa. Molti soci sono BFI, ovvero benemeriti della fotografia, inoltre i docenti sono iscritti al circolo didattico della Fiaf e innumerevoli sono le medaglie e i concorsi vinti a livello personale. “Noi non obblighiamo nessuno – osserva Biggio – ma se agli iscritti fa piacere mettersi in competizione, possono mandare le loro foto alle varie kermesse. Spesso è uno stimolo positivo per avere nuove idee e realizzare fotografie ancora più belle”.
Perché, in fondo, il vero obiettivo di questi genuini cultori dell’immagine è proprio questo: trarre piacere da uno scatto. Emozionarsi. Condividere. Farsi i complimenti l’un l’altro. Non ci sono invidie né gelosie.
Non importa chi ha fatto la foto più bella. Ma il bello è che sia stata fatta. Per l’arte in generale, per accrescere tutti nel particolare.
“La filosofia che ci anima è simile a quella degli altri club. Nella nostra sede si discute e ci si confronta, con senso critico, sulle immagini eseguite, nella diversità d’opinioni sul mondo d’intendere la fotografia, stimolando la creatività, nella valorizzazione dei contenuti, mediante l’affinamento delle tecniche, consapevoli che solamente dal confronto con noi stessi e con gli altri ci può essere una crescita individuale e collettiva”.

La gara
Non a caso, su questa lunghezza d’onda nasce l’idea del ‘Contest’ tra soci. Una sorta di concorso interno per stimolare la fantasia e aprire la mente. Il meccanismo è semplice. “Da gennaio a dicembre, ogni due mesi, vengono scelti dei temi. L’invito rivolto a tutti i soci è scattare una fotografia su quel tema, nell’arco di tempo prestabilito. Non valgono scatti antecedenti. In questo modo, si esce per fotografare, ma con un obiettivo sempre preciso in testa. Nel 2017, ci siamo cimentati su: ‘Linee’ (la foto in alto è di Roberto Biggio), ‘Movimento’, ‘Succede solo d’estate’, ‘Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie’, ‘Generazione smart’. Quest’anno, abbiamo iniziato con ‘Luci e ombre dei caruggi’, per poi passare a ‘Minimal’. Il tema attuale è ‘Le tracce dell’uomo’. A suggerire gli argomenti sono i nostri insegnanti. La giuria? I ‘colleghi’ del Dlf di Genova. Con i lavori dell’anno scorso abbiamo appena realizzato un bellissimo libro”.
Prossimi obiettivi, la mostra fotografica in corso Garibaldi, in occasione di ‘Chiavari in Fiore’ (19 e 20 maggio), poi a giugno (dal 16 al 25) la grande mostra ‘La Famiglia in Italia’, che sarà in contemporanea con altre esposizioni nelle altre regioni, tutte sotto l’egida della Fiaf.
“C’è poi il prossimo Almanacco dell’Entella, che sarà incentrato questa volta sulle associazioni di volontariato, mentre le fotografie dell’edizione scorsa, legate alle società sportive, saranno in mostra dal 2 all’8 luglio presso l’Ipercoop di Carasco”. Verso fine anno, ci saranno anche il Premio di Fotografia Pippo Raffo, in collaborazione con l’Associazione Culturale O Castello, e la collettiva dei soci.
Sarà pure un dopolavoro ferroviario, ma il treno del Gruppo Fotografico viaggia spedito. Lo alimenta una passione sconfinata. E i mezzi, assicura Biggio, contano relativamente: “Non importa quale macchina si possiede. Perché si scatta anzitutto con la testa. Bisogna pensare, e poi fare clic. Allora ci si può veramente divertire”.
Come direbbe un fotografo navigato.
E, credete, tutta questa differenza non c’è.
ALBERTO BRUZZONE