di ALBERTO BRUZZONE
Nel giorno in cui si registra l’aumento più importante di contagi da Coronavirus delle ultime settimane (642 casi, per avere una cifra simile bisogna risalire allo scorso 23 maggio) e nel giorno in cui si registra anche uno dei maggiori numeri di morti dei mesi di luglio e agosto (7 in ventiquattr’ore), continua a tenere banco il discorso relativo all’ordinanza, emessa dal Governo domenica sera, che blocca le attività delle discoteche e delle sale da ballo e che impone, su tutto il territorio nazionale, l’utilizzo obbligatorio della mascherina, anche all’aperto, dalle ore 18 alle ore 6, laddove ci sia il rischio che si possano creare assembramenti.
L’ambiente dello spettacolo e dell’intrattenimento dal vivo continua a considerarsi un capro espiatorio, a detta della maggior parte dei gestori. Ma intanto il ricorso al Tar presentato dalle associazioni di categoria, dove si chiedeva di annullare il provvedimento di Palazzo Chigi, è stato respinto.
Secondo il tribunale amministrativo del Lazio (la sentenza è stata emessa, a livello monocratico, dal presidente della terza sezione quater), “nel bilanciamento degli interessi proprio della presente fase del giudizio, la posizione di parte ricorrente (cioè il Silb Fipe, Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo) risulta recessiva rispetto all’interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto e tale interesse costituisce l’oggetto primario delle valutazioni dell’amministrazione, caratterizzate dall’esercizio di un potere connotato da un elevato livello di discrezionalità tecnica e amministrativa in relazione alla pluralità di interessi pubblici e privati coinvolti e all’esigenza di una modulazione anche temporale delle misure di sanità pubblica nella prospettiva del massimo contenimento del rischio”.
Allo stesso tempo, però, la sentenza del Tar fissa al 9 settembre l’udienza in camera di consiglio per la valutazione collegiale del ricorso e, inoltre, richiama “la comune volontà della Conferenza dei presidenti delle Regioni e del Ministero dello sviluppo economico di aprire con immediatezza un tavolo di confronto con le Associazioni di categoria, al fine di individuare interventi economici di sostegno nazionale al settore interessato”.
Profonda delusione da parte dei gestori. Secondo Maurizio Pasca, presidente nazionale del Silb Fipe, “fino al 7 settembre staremo chiusi e ora prolifererà l’abusivismo. L’ordinanza del ministro non sta facendo altro che incentivare l’abusivismo. Siamo già in possesso di centinaia di video di feste abusive in ville che sfuggono a ogni controllo”.
A livello ligure, parla Ettore Bocciardo, storico gestore della discoteca ‘Cezanne’ di via Cecchi a Genova e presidente del Silb Fipe della nostra regione: “Quanti casi di contagio ci sono stati nelle discoteche italiane all’aperto? Zero. Però il Governo chiude le discoteche. Allora si predispongano a militarizzare tutto il Paese, perché i giovani d’estate continueranno ad aggregarsi in cento altri posti”.
Secondo Bocciardo, “siamo vittime di una campagna mediatica che è partita e non c’è più verso di fermarla. In discoteca c’è la misurazione della temperatura, vengono presi all’ingresso i dati personali, ci sono gli addetti che cercano di far rispettare le regole. È difficile, perché i giovani di distanziamento e di indossare le mascherine non vogliono sentir parlare. Ma allora vengano a dare le multe, invece di paralizzare le attività”.
A Levante, tra le discoteche che hanno subito il danno maggiore c’è il ‘Covo di Nord Est’ di Santa Margherita Ligure. Stefano Rosina, il titolare, osserva: “Il locale che fa rispettare le regole è il luogo più sicuro, rispetto ad altre occasioni di assembramento. Noi andremo comunque avanti con gli aperitivi, i tre ristoranti, lo stabilimento balneare. Ma resta il fatto che il ‘Covo’ è soprattutto una discoteca e quindi il danno economico c’è”.
Non solo i gestori sono in forte difficoltà, ma anche chi nelle discoteche si occupa dell’intrattenimento, così come chi anima con la musica le sagre e le feste di piazza: i disc-jockey. Uno dei più acclamati degli ultimi tempi, dalle nostre parti, si chiama Jacopo Saliani e si è fatto conoscere moltissimo per aver intrattenuto, durante il lockdown, intere delegazioni del Ponente genovese programmando mezz’ora di musica dal proprio terrazzo tutte le sere.
“Io – afferma – sono abbastanza d’accordo sul fatto che si dovesse dare un segnale. Ma secondo me l’errore è stato prendere la decisione di riaprire le discoteche, per poi farle nuovamente chiudere. È questo che non ho capito ed è questo che è andato a danneggiare la maggior parte dei gestori”.
Saliani spiega il suo punto di vista: “Se un gestore sa di dover stare fermo, è un conto. Ma se sa di dover riaprire, fa certi tipi di investimenti: magari sul locale, magari sulle luci, magari sull’attrezzatura tecnologica. E poi ci sono le forniture per il bar, il personale. Insomma, rimettere in piedi una discoteca è una questione complessa, parliamo di una macchina con moltissimi componenti. Se il gestore parte con tutto questo e poi viene bloccato, secondo me ci rimette di più che se non fosse mai partito. Credo anche io che le discoteche siano state il capro espiatorio, perché non sono ben viste da tutti, anzi. Qualche problema ci sarà sicuramente stato, ma non è che le regole siano state non rispettate solo nelle sale da ballo. Sarebbe giusto che lo stesso rigore venisse applicato nei bar e nei ristoranti, oltre che negli stabilimenti balneari. Non credo sia neanche un problema degli assembramenti notturni, perché personalmente ne posso vedere moltissimi anche prima delle 18, laddove la mascherina non è obbligatoria. Francamente, non credo che l’aver chiuso le discoteche aiuterà molto nel fermare i contagi. Comunque, staremo a vedere”.