di DANILO SANGUINETI
Il passo leggero consente di avanzare spediti, sicuri, silenziosi: qualità lodevoli quando si tratta di commercio. Digital Factory, giovane spin-off dell’Etichettificio Ligure, è la quintessenza della bottega artigianale in stile Terzo Millennio. Determinata a servirsi al meglio di una tecnologia che ha senza dubbio delle distorsioni, forse pure delle pericolose deviazioni, ma allo stesso tempo consente di concretizzare in poco tempo e con una stupefacente precisione di dettagli quello che un tempo sarebbero rimaste forse solo idee bislacche.
Come quella di elaborare in tempo reale il design di una oggettistica spicciola ma diffusa e ricercata. Digital Factory assolve a un compito che nella attuale società è sempre più richiesto: distinguere da ciò che è solido, duraturo da quello che è provvisorio. Senza alcuna connotazione negativa, anzi. Perché siamo in piena era di rivalutazione dell’effimero, di quello che può durare solamente lo spazio di un sorriso o di un sospiro. E in questo campo che opera Digital Factory, sita in via Coduri 203 a San Salvatore di Cogorno, che si occupa della personalizzazione tramite stampa dell’abbigliamento sportivo, divise da lavoro, gadget, biglietti da visita, grafica veicolare, volantini, etichette adesive, vetrofanie e tessere in PVC. Non a caso la specificazione sotto il marchio recita ‘For Creative People’.
Ad occuparsi dei parti (della fantasia) sono in due, moglie e marito, Deborah Faranna, titolare della ditta cogornese, e il consorte Christian Citera, fondatore della casa madre, ossia l’Etichettificio Ligure di via Pontevecchio 42 Q a Carasco. Che nel tempo è diventata azienda leader di un settore misconosciuto quanto fondamentale per ogni tipo di attività commerciale. Non ci facciamo caso ma senza quei piccoli supporti di carta, plastica o altro materiale che riportano informazioni su un prodotto o un servizio niente potrebbe essere tracciato, messo in vendita, acquistato. La fabbrica produce etichette adesive, tessute, stampate o personalizzate per vari settori, come l’abbigliamento, l’alimentare, il cosmetico, il chimico e il florovivaistico utilizzando diverse tecniche di stampa, a caldo, a trasferimento termico o digitale. Se è il caso un etichettificio offre anche servizi di progettazione, consulenza e assistenza tecnica per la produzione dei minuscoli (non sempre) contrassegni. Il signor Citera ci informa. “La nostra esperienza in questo campo è lunga, oltre trent’anni. L’Etichettificio Ligure è la casa madre, Digital Factory è una sua derivazione, del tutto autonoma dato che è diretto da Deborah e non dal sottoscritto, nata per necessità durante l’emergenza Covid quando a Carasco fummo costretti a fermarci e quindi trovammo un po’ di tempo per dedicarci a qualcosa di più specifico”.
A Carasco si erano specializzati nella etichettatura del materiale subacqueo. “Producevamo per fabbriche e aziende che operavano in campo militare, nella farmaceutica, ma possiamo dire che il nostro punto di forza era la subacquea: mute, maschere e tutto quello che occorre per stare sott’acqua. Tra o pochi liguri e gli unici nel Levante. Facevamo anche i codici a barre per le spedizioni all’estero. Nella primavera del 2020 ci dissero che non potevamo lavorare, la nostra produzione era etichettata (ironia della sorte) come non indispensabile sebbene fosse un bene primario. Perché, si tenga bene a mente, senza etichetta nulla esce, niente può lasciare il luogo di produzione: alimentari, medicine, viaggiare, scambiare merci”.
Per fare buona stampa a cattivo gioco, a Christian e Deborah venne una idea. “Dovevamo tenere aperto e quasi per scherzo, usando uno dei plotter stampa, abbiamo preso un pezzo di materiale e fatto una prova da far vedere a qualche amico, a qualche azienda nostra cliente. La prova è piaciuta, ne abbiamo fatte altre due che poi sono diventate quattro, poi otto e via moltiplicando. Siamo sopravvissuti inventando magliette, biglietti, abbigliamento di ogni tipo, adesivi, volantini da mettere sulle macchine. Un successo inatteso ma robusto, crescente in maniera esponenziale”. Le riaperture hanno trovato la ditta di Carasco in piena salute. “E con un dilemma da risolvere. I nostri clienti ci chiedevano anche questo nuovo tipo di oggetti, come potevamo gestire il flusso di richieste. È stata mia moglie, la creativa del due, a dare l’imbeccata giusta: perché non apriamo un negozio dedicato espressamente a questo? Da lì in poi si è messa lei al timone e la barca ha preso a navigare spedita. Preso la prima macchina, poi la seconda, oggi stiamo trattando l’acquisto del quarto plotter”.
Deborah si inserisce: “È stata una catena di Sant’Antonio che si è allungata oltre ogni nostra previsione. Senza fare troppa pubblicità, con la semplice formula del passaparola, i clienti hanno portato altre persone, diventate rapidamente clienti fedeli che portano altre persone e via così”. La prima immagine che sovviene è quella della maglietta personalizzata, per il proprio stile, per un avvenimento da celebrare, una festa, persino una beffa. Invece c’è molto altro. “Abbiamo scelto San Salvatore perché io sono cresciuta qui, e qui ci siamo conosciuti con mio marito. E poi perché è un centro strategicamente piazzato, a mezza via tra valli e costa, che si può raggiungere comodamente da ogni parte del Levante”.

Okay la strategia, ma alla base c’è la sapienza manageriale di Christian e l’inventiva artistica di Deborah. “Io penso soprattutto alla serietà con la quale prendiamo il nostro lavoro – riprende il signor Citera – Sempre cercando di andare incontro al cliente, sempre offrendogli qualcosa di affidabile, senza cercare scorciatoie e senza affibbiare delle ‘sole’. Io sono della vecchia scuola e ritengo che il passaparola sia ancora la miglior pubblicità”. Tanto è vero che le due aziende non hanno neppure bisogno di imperversare sui social. “Assolutamente sì, basti pensare che sulla pubblicità che abbiamo affisso al Ipercoop di Carasco c’è ancora l’indirizzo vecchio dell’Etichettificio. Ci siamo spostati in un capannone più grande perché avevamo bisogno di più spazio per le macchine dato l’aumentata produzione”.
Nel viaggio attorno all’etichetta si scopre un mondo ai più sconosciuto. “Per esempio sarebbe interessante sapere che il nostro modo di produrre incide moltissimo sul consumo di carta pro-capite di ogni nazione, idem l’uso di inchiostri sintetici. Nel nostro campo c’è oggi molta consapevolezza e si prova a ridurre in ogni modo l’uso di materiali non riciclabili: cartucce che vengono smaltite nel modo giusto, inchiostri liquidi, a base di acqua, poi si stampa direttamente sull’abbigliamento. Ci sono fieri annuali che di volta in volta apportano dei miglioramenti”. Che naturalmente hanno un costo, destinato a ripercuotersi su prezzo della merce. “Io di questo mi sono sempre preoccupato poco. O meglio so di essere un po’ più caro rispetto al mercato ma ripago con una qualità superiore che i clienti riconoscono ed accettano. E poi è una questione di prospettiva: cosa è meglio pagare niente una maglietta che dopo una sola volta stinge o che scolora dopo dieci ore sotto il sole, oppure avere un prodotto che ha una durata ragionevole. Noi ci siamo accorti che il nostro modus operandi alla fine paga”.
Lo hanno capito anche i clienti. Marche prestigioso di abbigliamento si rivolgono a Carasco, arrivano ordinativi da tutta Italia, catturati con l’esempio, con la presenza ai meeting del settore, con un semplice biglietto da visita. E lo stesso sta avvenendo per Digital Factory. “L’ultimo macchinario preso per la azienda di San Salvatore costa molto, diciamo quanto una Mercedes di fascia alta, ma ne vale la pena. È stata presa per fare le magliette, ed è eguale a quelle adoperate dalle grandi catene per stampare HM piuttosto che altre. Per stampare indumenti da 8-10 euro? “Sì, se vogliamo che la resa della nostra idea sia unica, che al pezzo unico sia riconosciuto il suo valore”.
Digital Factory ti consente di scegliere un approccio differente, di etichettarti senza seguire…”l’Etichetta”, il galateo comportamentale un po’ troppo pedissequamente accettato. Un freno alla spinta omologatrice che ti viene scaricata in capo e nella testa giorno dopo giorno dalla società multimediale di massa. Deborah e Christian epigoni di Neo e Trinity contro la Grande Matrice? Piuttosto solo imprenditori e creativi molto attenti ed abili, che non perdono mai d’occhio il particolare. Si sa il diavolo si nasconde nei dettagli.