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Giovedì, 8 giugno 2023 - Numero 273

Ugo Dighero riporta in scena il teatro del maestro Dario Fo

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di ALBERTO BRUZZONE

Sessant’anni di età e quaranta di teatro. Il 2019 è un anno ‘rotondo’, per Ugo Dighero, il simpatico, popolare e bravissimo attore genovese conosciuto e apprezzato in tutta Italia, non solo per gli spettacoli dal vivo ma anche per cinema e televisione, oltre che per i suoi irresistibili personaggi in ‘Mai dire gol’.

Un artista che ha saputo svariare tra moltissimi mezzi espressivi, ma che ha proprio nel teatro il suo antico amore, quello per cui ha studiato duramente, in quelle magnifiche stagioni alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile che, oltre a lui, hanno lanciato i tanto rimpianti Broncoviz: insieme a Dighero, c’erano Carla Signoris, Maurizio Crozza, Marcello Cesena e Mauro Pirovano. Bei tempi andati, ma per Dighero le ‘operazioni nostalgia’ non finiscono mai.

Una di queste la porterà alla Mostra del Tigullio, venerdì 26 aprile alle ore 21 sul palcoscenico allestito in piazza Fenice (a ingresso libero). Invitato dall’amica Pina Rando (con la quale ha collaborato a lungo al Teatro dell’Archivolto), Dighero sarà protagonista di ‘Mistero Buffo’, dai testi di Dario Fo. “Uno spettacolo – afferma – di cui riprendo alcune parti, ovvero ‘Il primo miracolo di Gesù Bambino’, ‘La parpaja topola’ e ‘La resurrezione di Lazzaro’. Sono testi di efficace satira sociale. Fo era veramente un maestro, lavori come i suoi verranno rappresentati anche tra duecento anni, un po’ come quelli di Shakespeare”.

Che cosa ha rappresentato per lei Dario Fo?
“Quando lui, negli anni Ottanta, ha fatto il suo ritorno in televisione, io avevo vent’anni. Ero un ragazzo che andava alla scuola di recitazione e che sognava di diventare un attore. Ho visto ‘Mistero Buffo’ e sono rimasto di sasso. Aveva una tecnica favolosa, recitava senza aver bisogno di niente. Né costumi, né scenografie. Solo la sua bravura di attore. Così mi sono messo a studiare quei testi, per la mia formazione. E, a poco a poco, sono diventati uno dei miei cavalli di battaglia. Li porto in scena ancora adesso, ci sono molto affezionato”.

Se oggi fosse vivo, che cosa direbbe Fo dei nostri tempi? Che sono un mistero buffo?
“Forse buffo no. Dario Fo sarebbe vivo e vitale come sempre. Sarebbe ottimista e starebbe qui a darsi da fare, perché ha sempre creduto nelle sue idee, è sempre stato un combattente”.

E Dighero com’è?
“Dighero aspetta la fine, con il sorriso sulle labbra. C’è poco da scherzare, purtroppo. Noi uomini siamo destinati all’estinzione. La nostra nazione non riesce a programmare il futuro a un quarto d’ora di distanza dal presente. Siamo messi male. E poi, sotto tanti aspetti, vedo un progressivo ritorno al medioevo. C’è un fascismo dilagante nel paese, alla faccia di chi dice che non è vero. Stiamo diventando sempre più razzisti, ce l’abbiamo con i terroni, con i neri. C’è un profondo atteggiamento reazionario”.

È la notte della cultura, e del pensiero?
“Secondo me sì. È un mondo in decadenza totale. Il nostro grande patrimonio della cultura lo abbiamo sprecato. Completamente buttato via. Andiamo dietro a chi ci parla di sicurezza, un altro problema inventato. L’emergenza sicurezza non esiste. Esiste un mondo globalizzato dove le persone si spostano in altre nazioni. Che cosa pretendiamo, poi, noi europei: abbiamo sfruttato l’Africa per cinquecento anni, ora queste persone non hanno più nulla, chiedono di venire da noi e noi sbattiamo loro la porta in faccia”.

Che cosa ha pensato di fronte alla Cattedrale di Parigi in fiamme?
“È stato un colpo al cuore. Non solo per la Cattedrale in sé. Ma per quella idea di Europa che sta a poco a poco svanendo. Ci siamo dimenticati delle nostre origini, delle fatiche che sono state fatte per arrivare a godere dei diritti che abbiamo oggi, del modello di democrazia su cui per anni si sono fondate le nostre nazioni. Non c’è più nulla. Solo un popolo vecchio che verrà, purtroppo, irrimediabilmente spazzato via. Perché è vecchio e pensa in modo vecchio”.

A sessant’anni lavora con lo stesso entusiasmo degli inizi?
“Assolutamente sì. Quello che inizia un po’ a pesarmi sono le tournée. Lo stare in giro mi è sempre piaciuto, ma ora gli spostamenti sono più frenetici. A volte ci soffro. Mi manca la mia Genova. Per anni ho fatto un po’ a Genova e un po’ a Roma. Non sapevo neppure in quale letto mi sarei svegliato”.

Roma è la città degli artisti.
“Magari una volta, ora è una città caotica. Sempre bella, ma non è la città degli artisti come la intendo io. Genova invece, per essere una città medio-piccola, ha una grandissima tradizione, dal punto di vista teatrale. Ce l’ha sempre avuta. Un teatro nazionale con quattro sale, e poi la Tosse e tante altre sale. Un bellissimo panorama. Ci sono tante idee e tante energie positive. Ma le istituzioni dovrebbero avere il coraggio di produrre un po’ di più”.

Che progetti ha per il futuro?
“Ho appena finito il tour dello spettacolo ‘Alle cinque da me’, insieme a Gaia De Laurentiis. Lo riprenderemo anche nella prossima stagione. Poi, riprenderò pure lo spettacolo insieme a Neri Marcorè, prodotto dal Teatro Nazionale di Genova, ‘Tango del calcio di rigore’. Farò ancora ‘Mistero Buffo’ e, infine, un altro spettacolo, ‘Ma mai nessuno la baciò sulla bocca’. Tutto teatro, insomma. Dalla televisione mi sono preso una pausa, per il momento”.

IL PROGRAMMA DELLA MOSTRA DEL TIGULLIO
Una manciata di giorni mancano ormai allo scoccare dell’ora fatidica, in cui la 159 edizione della Mostra del Tigullio alzerà il sipario. Un sipario che svelerà un palcoscenico fra i più belli e prestigiosi, dal momento che quest’anno la storica manifestazione ritorna nel cuore antico della città, il ‘borgo lungo’, dove hanno sede gli edifici più rappresentativi della Città dei Portici e fra questi anche la Società Economica, che ospiterà proprio nei suoi spazi (la sala Ghio Schiffini, il Portico ritrovato, la Sala Presidenziale, la Biblioteca con il suo Giardino dei lettori) le ‘Esperienze d’autore’ che danno il titolo all’edizione 2019.

‘Esperienze d’autore’: sala Ghio Schiffini, sala Presidenziale e Museo Garaventa
La MdT 2019 intende proporre al pubblico una nuova chiave di lettura per interpretare attività che affondano le radici nel passato, ma riproposte in chiave moderna e al passo con i tempi. Passato e presente, arte e artigianato, dialogheranno, si ispireranno reciprocamente e si mostreranno al pubblico in modo anche sorprendente e inatteso, grazie a una serie di installazioni, che avranno come protagonisti proprio i lavori degli artigiani e degli artisti del Tigullio, presentati e raccontati con fantasia e creatività da Stefania Podestà (Podestà Sedie) e Lia Gnecco. Gli oggetti, frutto del sapere e della passione artigiana, verranno presentati al pubblico non secondo la loro originaria funzione, bensì come spunti e ispirazioni per interpretazioni creative e dialoganti con opere d’arte tout court, come a scardinare il confine, spesso sottile, fra arte e artigianato e proporre una nuova narrazione dell’enorme e prestigioso patrimonio del Tigullio.

 L’inaugurazione è fissata per giovedì, 25 aprile, alle ore 17, sul palco di piazza Fenice ed intende essere un momento di riflessione e confronto su un tema proposto ai vari relatori che interverranno: ‘Un ponte tra passato e futuro – Il ruolo della Società Economica come custode della tradizione e laboratorio di idee’. “I rappresentanti del mondo istituzionale, religioso ed economico, porteranno il proprio contributo nell’alveo dell’input proposto da questo titolo – spiega il presidente Francesco Bruzzo – che abbiamo voluto proporre, al fine di condividere tutti insieme il valore dell’eredità, che un’istituzione storica come la Società Economica porta con sé ma anche sulla necessità di interpretarne in chiave moderna, il ruolo che è chiamata a svolgere dalle rinnovate esigenze del territorio”. In linea con l’attenzione e la sensibilità della Società Economica nei confronti di chi vive, per varie ragioni, situazioni di difficoltà, il dibattito di inaugurazione verrà tradotto nel linguaggio dei segni per i non udenti. Un piccolo ma importante segno di attenzione, che rappresenta una novità per la Mostra del Tigullio.

Per quattro giorni, da giovedì 25 a domenica 28 aprile, la Mostra del Tigullio sarà un contenitore di: spettacoli, incontri con l’autore, visite guidate, laboratori per bambini, degustazioni, appuntamenti musicali, spettacoli di danza e teatro.      

Grazie a due importanti collaborazioni con il settimanale on line ‘Piazza Levante’ e con Pina Rando, già direttrice del Teatro dell’Archivolto, la 159 MdT ospiterà personaggi di spicco del panorama nazionale e non solo.

Piazza Fenice
Sarà il palcoscenico degli spettacoli principali. Certamente di grande richiamo saranno gli appuntamenti serali (ore 21) grazie ad un programma di alto livello, sotto la direzione artistica di Pina Rando: giovedì, 25 aprile (ore 21) la Banda di Caricamento; venerdì 26 aprile Ugo Dighero con ‘Mistero buffo’ (ore 21) e Cristiano Militello (ore 18.30) direttamente da Striscia la Notizia con lo spettacolo ‘Cartelli d’Italia’, (Presa in) Giro d’Italia in 1000 cartelli; sabato 27 aprile, (ore 21) la Banda Osiris con ‘Le dolenti note’ e domenica 28 aprile (ore 21) gli spettacolari artisti di Circoncentrique con ‘Respire’, progetto proposto dall’associazione Sarabanda con il sostegno del Ministero della Cultura e dell’Institut Français Italia.

Il giardino dei lettori ‘Mario Renato Gozzi’
Splendida sala di lettura a cielo aperto della Biblioteca della Società Economica, il Giardino dei Lettori ‘Renato Mario Gozzi’ diventerà un salotto letterario grazie alla collaborazione con ilsettimanale on-line ‘Piazza Levante’, che proporrà una serie di incontri con l’autore, nei tre pomeriggi di venerdì, sabato e domenica, alle ore 17,30. Tre appuntamenti con tre diverse personalità: venerdì 26 aprile, Gianna Schelotto; sabato 27 aprile, Lorenzo Licalzi e domenica 28 aprile Sergio Badino, verranno intervistati dal giornalista Alberto Bruzzone.

 Gli ingressi alle aree espositive e a tutti gli spettacoli saranno, come sempre, gratuiti.

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