di ANTONIO GOZZI
Con la notifica a tutti gli Enti interessati (Regione, i vari Comuni della Piana e naturalmente il Comune di Lavagna) dell’avvio della procedura di vincolo paesaggistico per l’area del ‘seggiun’ napoleonico, la vicenda della diga Perfigli fa un importante salto di qualità.
L’opposizione ad un’opera datata, superata dalle più recenti norme europee e comunque devastante per la piana orticolo-fluviale dell’Entella che ha visto protagonisti i Comuni della Piana, associazioni ambientaliste, altre associazioni civiche e tantissimi privati cittadini sembra trovare finalmente un possibile sbocco giuridico amministrativo.
Con l’atto della Soprintendenza la partita non è ancora vinta ma forse, per la prima volta, si vede una luce in fondo al tunnel.
La partita non è vinta perché l’iter è complesso e prevede, dopo l’iniziativa della Soprintendenza, la formulazione di una proposta di vincolo da parte di un’apposita Commissione regionale istituita per legge (LR. 13/2014) e composta da dirigenti regionali, da dirigenti della Soprintendenza, da vari esperti e da un rappresentante delle associazioni ambientaliste. Sulla proposta di vincolo formulata dalla suddetta Commissione sempre ai sensi della legge regionale è la Giunta Regionale che esprime il giudizio definitivo anche ai sensi dell’art. 138 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (L. 137/2002).
Molto interessante l’art. 138 del Codice suddetto che regola appunto la dichiarazione di notevole interesse pubblico (quella che comunemente definiamo vincolo paesistico): “…La proposta è motivata con riferimento alle caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche proprie degli immobili o delle aree che abbiano significato e valore identitario del territorio su cui ricadono o che siano percepite come tali dalle popolazioni…”.
Vedremo come finirà.
Finora la decisione univoca dei Comuni di recedere dall’accordo di programma e la grande mobilitazione civica e popolare contro la diga Perfigli non avevano provocato effetti pratici, tenuto conto della posizione irremovibile della Città Metropolitana e della Regione Liguria. Tanto che con una forzatura di inizio agosto, dal chiaro valore simbolico, la Città Metropolitana e il suo Sindaco Bucci avevano inviato le ruspe a iniziare i lavori provocando proteste e sit-in di cittadini e associazioni.
Abbiamo spiegato nell’editoriale della settimana scorsa il senso della posizione di Bucci totalmente condivisa dal Governatore Toti. Trattandosi del delicatissimo tema del rischio idrogeologico, il non ascolto da parte loro della voce dei Comuni e dei cittadini è sostanzialmente motivato da un’esigenza di assoluta autotutela che potremmo tradurre brutalmente così: dopo i casi Vincenzi e Paita non vogliamo finire in galera per salvaguardare il cavolo nero e le fave degli orti di Lavagna.
Inoltre, sempre nel numero scorso, abbiamo sollevato l’irrilevanza delle posizioni del Tigullio all’interno dell’Area metropolitana e il grave problema di un Ente e di un Sindaco che decidono per gli abitanti del Tigullio senza essere da questi votati. Ma questo è un altro tema.
L’avvio del procedimento di vincolo paesistico da parte della Soprintendenza è certamente un fatto nuovo. Farà cambiare l’atteggiamento di Città Metropolitana e Regione?
Come minimo dovrebbe avere l’effetto di sospendere tutti i lavori e demolizioni almeno fino alla conclusione del procedimento stesso prevista per la prima decade di settembre. In questo senso vanno le notifiche dell’avvio della procedura a tutti gli Enti interessati.
Sulla sospensione dei lavori usiamo il condizionale perché le opinioni al riguardo non sono univoche e la Città Metropolitana, stranamente, non è tra gli enti notificati dell’avvio del procedimento.
Italia Nostra, uno dei grandi protagonisti di questa vicenda insieme alle altre associazioni ambientaliste e al Sindaco di Lavagna Gian Alberto Mangiante, rivendicando la sua pressante iniziativa svolta in questi mesi nei confronti del Ministero dei Beni Culturali e della Soprintendenza parla di procedimenti cautelativi e quindi sospensivi dei lavori e delle demolizioni in corso.
Italia Nostra sostiene, a ragione, che se in pendenza della procedura di vincolo si dovesse proseguire la demolizione del ‘seggiun’ vi sarebbe il rischio di lasciare il territorio, oltreché con una grave ferita paesaggistica, privo anche di un’antica opera che ha comunque protetto Lavagna per più di duecento anni.
Vedremo cosa decideranno di fare l’Area Metropolitana e il suo Sindaco Bucci: attendere saggiamente la conclusione di una procedura peraltro rapida oppure riprendere immediatamente e con protervia i lavori dopo la pausa ferragostana infischiandosene del procedimento in corso anche a rischio di aprire un clamoroso contenzioso amministrativo con il Ministero dei Beni culturali.
Da questo punto di vista sarebbe bene che la Regione comunicasse ufficialmente l’avvio del procedimento di vincolo alla Città Metropolitana.
La partita come detto è ancora aperta. Bisogna sostenere la Soprintendenza facendole sentire il consenso dell’opinione pubblica e bisogna informare bene i membri della Commissione regionale sulla posta in gioco. E ciò perché si arrivi in fondo alla procedura con l’imposizione del vincolo paesistico sulla Piana dell’Entella chiudendo allora sì veramente la partita.
Infine sarebbe necessario che anche la politica facesse la sua parte giocando il ruolo di interprete verso le Istituzioni di Governo dell’opinione pubblica e della volontà popolare.
Da questo punto ci si attenderebbe, anche alla luce dell’iniziativa della Soprintendenza, di ascoltare la voce dei non pochi consiglieri del Tigullio nell’assemblea della Città Metropolitana (Carlo Bagnasco che è anche vice-sindaco dell’Ente oltreché sindaco di Rapallo, Marco Conti di Sestri Levante, Elio Cuneo di Coreglia, Guido Guelfo di Lumarzo, Antonio Segalerba di Chiavari, Andrea Rossi di Cogorno e speriamo di non dimenticarcene nessuno) e sarebbe bella una loro comune presa di posizione volta a consigliare a Bucci un atteggiamento saggio e dialogante.
Così come ci chiediamo se ai sei consiglieri regionali del Tigullio (mai così tanti nell’Assemblea regionale) vada bene la posizione fino ad ora espressa da Toti in materia, a maggior ragione oggi nel momento in cui, grazie all’iniziativa della Soprintendenza, la Regione è investita formalmente del problema. Molto importante al riguardo la presa di posizione del Presidente della Commissione Regionale ‘Territorio e Ambiente’, il totiano Domenico ‘Mimmo’ Cianci che proprio nelle ultime ore ha auspicato che l’iniziativa della Soprintendenza “sia l’occasione per ripensare un’opera che così come è stata progettata mette in sicurezza l’area ma ne violenta l’alto valore paesaggistico e storico”.
Ma purtroppo sulla vicenda specifica la politica sia in Regione che in Città Metropolitana è stata protagonista di un silenzio assordante che vede accomunate maggioranza e opposizione.
La maggioranza di centro-destra sembra, fino ad ora, schierata con Bucci e Toti sul principio dell’autotutela e dell’evitare responsabilità civili e penali, atteggiamento comprensibile ma assai lontano dalla grande politica fatta di visione e di coraggio e da quella capacità di recepire la visione delle popolazioni richiamata nell’art. 138 del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Speriamo che quello di Cianci sia un buon segnale.
L’opposizione e in particolare il PD è da sempre a favore della diga Perfigli (come segnala l’appartenenza politica dello stesso Perfigli che, suo malgrado, ha dato il nome come proponente al muraglione dello scempio) e quindi è da sempre dalla parte sbagliata anche a costo di allontanarsi ancora di più da vasti settori dell’opinione pubblica che certamente di centro destra non sono. La sua posizione non è cambiata negli ultimi mesi e ci si chiede fino a quando il PD, europeista in tutto, continuerà a non esserlo in questa vicenda.
D’altro canto la debolezza della politica è la causa di questa incredibile vicenda e di un disastro che potrebbe ancora essere imminente. Una debolezza segnata dell’incapacità di leggere la storia della diga Perfigli e della piana orticolo-fluviale dell’Entella secondo le più recenti indicazioni europee, che anche in campo idrogeologico prevedono soluzioni più dolci e capaci di farsi carico di un rischio calcolato pur di difendere un ambiente bellissimo e unico.
Giovanni Toti è un uomo intelligente e non può non comprendere tutto ciò.
Giovanni anche per te, dopo l’iniziativa della Soprintendenza, la diga Perfigli è un passaggio cruciale che ti dà l’occasione di dimostrare che non sei uno che gestisce solo l’ordinaria amministrazione, che hai la forza e il coraggio della visione e che non consideri il Tigullio e la sua gente solo come una colonia insignificante.
Stay tuned.