(r.p.l.) Continua la battaglia da parte del Comitato No al depuratore in Colmata, che si oppone alla costruzione di un maxi impianto di vallata nell’unica area strategica di Chiavari. La vertenza, nei giorni scorsi, è stata portata in Regione Liguria dal presidente Andrea Sanguineti e da altri membri del gruppo, una schiera di persone che si è notevolmente ampliata, man mano che prendeva corpo il progetto e man mano che il Comune di Chiavari mostrava tutta la sua incapacità nel gestire la situazione.
Sanguineti spiega: “Martedì scorso il nostro comitato è stato presso il Consiglio Regionale della Liguria, dove si sarebbe dovuto discutere l’ordine del giorno presentato dai consiglieri Luca Garibaldi, Sandro Garibaldi, Giovanni Battista Pastorino, Paolo Ugolini e Sergio Rossetti, avente a oggetto ‘Sulle iniziative collegate alla realizzazione dell’impianto di depurazione di Chiavari’. In questo documento, si proponeva l’istituzione di una commissione specifica sul progetto del depuratore in Colmata, ma non è stato possibile trattare l’argomento in aula”.
Il testo invitava la Giunta Regionale “a convocare, secondo quanto previsto dall’articolo 7 della legge 1/2014, un tavolo di confronto in merito all’impianto di depurazione di Chiavari, in area di Colmata, alla luce delle ultime novità di carattere normativo e delle criticità dell’impianto, che rendono l’attuale ipotesi negativa sotto diversi profili, ambientali, energetiche, urbanistiche”.
Nelle premesse, si evidenziava come “nonostante l’iter autorizzativo sia completato, vi è necessità di avere chiarezza sul costo complessivo dell’opera, sui tempi certi di realizzazione, su eventuali criticità ambientali ed energetiche, sugli impatti che le mareggiate potrebbero avere sull’impianto alla luce anche degli ultimi eventi, sull’opere di sistemazione delle aree dove verrà realizzato l’impianto e la sua compatibilità con altri interventi, nonché sulle modalità di utilizzo delle acque reflue depurate, anche alla luce delle recenti normative regionali in materia”.
Inoltre, si ricordava come “sono prossime modifiche sostanziali nella normativa comunitaria, a partire dalla revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, che imporranno nuovi standard di qualità, misure di neutralità energetica, nuovi sistemi flessibili per la gestione degli agglomerati di minori dimensioni, che impatteranno sulle progettazioni in essere”. E, altro aspetto importante, si sosteneva che “Regione Liguria concorre con la propria programmazione al raggiungimento degli obiettivi di depurazione delle acque previsti dalla normativa comunitaria e nazionale in materia”.
Ma proprio su questo è arrivata la sorpresa che ha creato non poco disappunto in Sanguineti e negli altri membri del comitato: “Successivamente al rinvio dell’ordine del giorno, c’è stato comunque un incontro con i capigruppo delle varie forze politiche presenti in Consiglio Regionale e con l’assessore Giacomo Giampedrone – prosegue Sanguineti – Proprio l’assessore ha fatto presente, supportato da una nota della direttrice generale che sottolineava la primaria importanza dell’opera nonché i servizi pubblici complementari e i campi e spazi per attività sportive, che la Regione Liguria non ha competenza in materia in quanto tutte le autorizzazioni sono state date. Verranno comunque invitati a un incontro Arera ed Egato, i due enti che si occupano soprattutto di temi riguardanti la sostenibilità economica e finanziaria dell’opera”.
Secondo il presidente del comitato, “in sostanza l’assessore Giampedrone, pur con delega al ciclo delle acque, difesa del suolo, ambiente, ecosistema costiero e protezione civile, ritiene che la materia non è di sua competenza né evidentemente è preoccupato che nel 2024 si costruisca fronte mare un depuratore alto circa tre piani completamente interrato sotto il livello del mare, cioè senza uno studio adeguato delle correnti marine, un camino odorigeno in pieno porto turistico e buon ultimo che le acque trattate verranno scaricate in mare. Ringraziamo i consiglieri di minoranza e maggioranza che continuano a sostenere la nostra battaglia”.
Come si andrà avanti? “Faremo i nostri ulteriori passi in Città Metropolitana e con i nuovi dirigenti di Iren (l’azienda che dovrà costruire l’impianto), ma qui il grande assente, come continuiamo a dire sin dall’inizio, è il Comune di Chiavari. Sarebbe sufficiente che il Comune non concedesse l’area, e questo renderebbe le cose più semplici. Invece continuiamo a esser soli in questa battaglia, mentre si riapre tutta la partita sulle aree di Preli e sulle proprietà dell’Istituto Torriglia, intenzionato a dismetterne una parte, e allora qualche dubbio sull’operazione Colmata nel suo complesso comincia a venirci sempre di più”.