di ALBERTO BRUZZONE
Quando, nel maggio del 2019, il Comune di Lavagna uscì dal periodo di commissariamento nel quale era finito sin dal luglio di tre anni prima, a causa dello scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni mafiose, in pochi avrebbero scommesso sulla ripresa. La città, già in ginocchio, andò avanti solamente per ciò che era ordinario, senza poter investire, senza poter potenziare i servizi, senza alcuna prospettiva di crescita.
A prendersi sulle spalle questa situazione, laddove molti furono i passi indietro di persone che non se la sentivano di assumersi alcuna responsabilità, né alcun impegno, di fronte a un compito così oneroso e complesso – ereditare il governo di una città dalle ceneri di un commissariamento – non poteva che essere un uomo esperto di bilanci e contabilità.
Ed è così che, il 27 maggio del 2019, a Palazzo Franzoni entrò Gian Alberto Mangiante, professionista molto conosciuto e molto stimato in tutto il Tigullio, già esperto di bilanci comunali, con qualche precedente esperienza politica ma, soprattutto, tantissima voglia di fare e una grande sfida davanti: quella di rilanciare Lavagna e riportarla laddove avrebbe meritato.
Sono trascorsi sei anni dal debutto di Mangiante a Palazzo Franzoni, di mezzo c’è stata una rielezione lo scorso anno dove il sindaco ha avuto un’importante iniezione di fiducia e, soprattutto, di mezzo c’è stato un lavoro paziente, preciso, appassionato, portato avanti punto su punto e partita dopo partita. Dalla messa in sicurezza delle finanze pubbliche al primo ritorno agli investimenti; dalle manutenzioni alle opere pubbliche; dalla ricostruzione dei rapporti con i comuni vicini alla promozione della città; dalla cultura al turismo; dal lavoro proficuo con il tessuto commerciale e sociale di Lavagna all’associazionismo.
Sei anni in cui Lavagna si è riposizionata, senza fare scalpore, scrollandosi di dosso l’immagine negativa degli anni più bui e impostando un lavoro in prospettiva che può portarla a migliorare ancora di più. Se c’è un esempio di buona ed efficace amministrazione, è qui, esattamente qui, su questa sponda del fiume Entella: dove un sindaco sempre presente e mai sopra le righe ha saputo costruire dal nulla, tirando su una squadra che lavora come un vero e proprio team, uno per tutti e tutti per uno, e tutti per Lavagna.
Non è facile, al giorno d’oggi, amministrare un comune lontano dai grandi centri. Anzi, lo è sempre meno: stretti come si è tra tagli delle risorse e mancanza di personale. Quanta frustrazione, spesso, nell’avere tante idee e nel non poterle materialmente realizzare. A Lavagna, la risposta è stata una Giunta Comunale capace di rimboccarsi le maniche. E i risultati si sono visti e si stanno vedendo. Dal lavoro impostato per sistemare la concessione del porto, alle manutenzioni sul territorio, dall’impegno sulle spiagge a quello sulla raccolta differenziata. Dall’ideazione di eventi di successo, al supporto di idee da parte di giovani e giovanissimi.
C’è la mano di Mangiante, certo, ma anche del suo gruppo di lavoro. Persone che si sono prestate alla politica, anche loro per amore verso la loro città e per un impegno che non è mai venuto meno: la vicesindaca Elisa Covacci, l’assessora Chiara Oneto, gli assessori Danilo Bersaglio e Luca Sanguineti, i consiglieri comunali di maggioranza. E pure, è il caso di dirlo, anche chi democraticamente non la pensa come loro. Perché non è che a Lavagna manchi la dialettica politica: ma è sana, responsabile, mai fuori registro, mai con quella parola di troppo, mai inopportuna.
Non è tutto perfetto, non è tutto compiuto: ma l’atmosfera in cui si lavora è fondamentale, e il clima di Lavagna è buono anche sotto questo punto di vista. Ed ecco che un’amministrazione salda e coesa ha saputo giocare le partite esterne con coerenza: dalla battaglia sulle difese sponsali del fiume Entella al depuratore di vallata. Senza mai ambiguità, senza cambi di direzione, senza attacchi fuori di luogo.
Ci sono esempi di buon governo, ce ne sono tanti, e uno è nel Tigullio. E a noi di ‘Piazza Levante’ faceva piacere rimarcarlo. Senza che nessuno ce lo abbia chiesto o suggerito. Solamente perché certe persone se lo meritano. Non era facile uscire dalle secche del commissariamento. Anzi, era complicatissimo. Riuscirci, è certamente impresa da pochi. La strada è ancora in salita, ma è meno pesante, quando si hanno teste e gambe buone.