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Giovedì 25 settembre 2025 - Numero 393

Dal telegrafo al telefono: la moderna comunicazione a Chiavari (Parte 1)

Fu il governo di Cavour, senza dimenticare i ministri dei Lavori Pubblici Ubaldino Peruzzi e Pietro Paleocapa, a voler estendere nel 1851 la prima linea telegrafica elettrica da Torino a Genova
Immagine della stazione ferroviaria di Chiavari con le linee telegrafiche ben visibili in alto a destra
Immagine della stazione ferroviaria di Chiavari con le linee telegrafiche ben visibili in alto a destra
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di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Telegrafo e telefono: due tecnologie indispensabili per la diffusione delle informazioni nell’Ottocento chiavarese. 

Non possiamo che partire dal telegrafo ottico installato sul Monte Cucco, nella collina di Bacezza, che garantì i collegamenti, sia pure primordiali, su un territorio vastissimo. Naturalmente le scoperte e i nuovi materiali disponibili permisero nel tempo la veloce affermazione di altri e sempre più efficaci metodi di trasmissione.

Il nostro territorio era ricco di un materiale che al tempo era fondamentale per lo sviluppo delle nuove tecnologie in tema di comunicazione: il rame. Nel comprensorio di Sestri Levante e Casarza da secoli vi era stata un’antropizzazione legata all’estrazione del prezioso metallo. Ora gli impianti di Casarza e la piccola, ma molto efficace, industria locale rendevano disponibile un rame elettrolitico capace di prestazioni notevoli per la trasmissione dell’elettricità. Questa caratteristica ne permetteva l’affermazione sul mercato europeo e, di conseguenza, garantiva nuove performance nella trasmissione telegrafica. 

Fu il governo di Cavour, senza dimenticare i ministri dei Lavori Pubblici Ubaldino Peruzzi e Pietro Paleocapa, a voler estendere nel 1851 la prima linea telegrafica elettrica da Torino a Genova. Questo servizio consentiva le comunicazioni interne ai servizi pubblici, con trasmissioni in tempo reale, ma poteva essere utilizzato, con appositi uffici e  tariffe, anche da privati. 

Dalla Torino-Genova prese le mosse da subito la predisposizione dei pali con una miriade di fili verso le due Riviere, con cablaggi che dal gennaio 1853 collegavano anche Chambery, e da marzo dello stesso anno la linea internazionale raggiungeva l’Inghilterra, il Belgio e la Germania. Il miracolo del congegno voluto da Morse con il suo mitico alfabeto collegava l’intero continente europeo. 

Il telegrafo, inventato nel 1837 e in uso negli Stati Uniti sin dal 1844, ora invadeva l’Europa con adattamenti ed evoluzioni. Tra i nuovi utilizzatori privati troviamo le agenzie di stampa, che grazie a questa tecnologia conoscono un nuovo sviluppo. 

Per avere un dato sul successo della nuova diffusione d’informazioni basta guardare i primi dati statistici dell’Unità d’Italia: se nel ’61 gli uffici che offrivano il servizio erano 355, allo scadere del primo decennio unitario se ne contavano  ben 1237. 

Per un’ulteriore verifica dell’espansione della rete telegrafica e dell’importanza del transito delle sue linee sul nostro territorio, non possiamo non ricordare che la direttrice Genova-La Spezia garantiva il cavo sottomarino verso la Corsica e la Sardegna, e da qui verso l’Algeria.

L’approvazione dei provvedimenti legislativi che permettevano l’espansione delle linee poteva richiedere anche un certo coraggio. La legge N° 1525 del 1853 autorizzava l’estensione delle linee tra Genova e La Spezia: il transito dopo Sestri Levante, con i pali che si arrampicavano verso il Bracco, si presentava arduo. 

Nell’ottobre 1860 si legiferava per la costruzione della ferrovia Genova – Massa e quindi per l’attraversamento del Tigullio. Il progetto prevedeva un solo binario e scambi nelle principali stazioni; per garantire la piena sicurezza del servizio ferroviario risultava indispensabile l’uso del telegrafo. Gli appaltatori progettarono nuove linee che seguivano il percorso dei binari, ma poiché ne era garantito anche un uso privato oltreché di servizio pubblico, l’ufficio telegrafico si affacciava nelle stazioni ferroviarie. Le tante immagini delle nostre ferrovie e delle stazioni riportano fedelmente la presenza dei pali telegrafici, una vera fitta rete di cavi per comunicare la sicurezza dei transiti tra stazioni e le informazioni di chi doveva condurne il transito ad un unico binario nei due sensi di marcia.

Nelle stazioni erano attive maestranze per la consegna immediata dei telegrammi; il telegrafista batteva il testo, lo incollava alle matrici e un addetto correva al domicilio per il recapito. 

Per fare un esempio funzionale di cosa transitasse in una stazione come quella di Chiavari possiamo far riferimento allo studio di Vittorio Bagnasco. A Chiavari era stato installato un circuito “omnibus”, questo perché si trattava di una linea primaria, con la possibilità di collegare da quattro a otto stazioni della linea; poi vi era un cavo diretto tra Genova Brignole e La Spezia Centrale, un semi diretto tra le stazioni della tratta, tra Nervi e Levanto, ed un cavo speciale per tre-quattro stazioni a servizio dei dispacci di movimento. Con l’evoluzione tecnica vennero successivamente installati i blocchi elettromeccanici, con due nuovi fili in opera.

Per avere una testimonianza del servizio commerciale svolto dalle ferrovie, possiamo citare il caso di un telegramma spedito da Bergamo nel 1879 e indirizzato a Chiavari. Il documento fu trasmesso alle ore 16,09 con un testo composto da 19 parole, il telegrafista di Chiavari lo riceveva alle 17,10 e lo trascriveva per la consegna immediata. “Impossibile venire domani perché già impegnato”: il messaggio aveva attraversato l’intera Pianura Padana, per circa centocinquanta chilometri, in un’ora: una vera rivoluzione. 

Ora l’innovazione tecnologica iniziava a predisporre il telegrafo che viaggiava sul treno, in grado di trasmettere in movimento. Il passaggio successivo sarebbe stato il telefono, ma ne parleremo la prossima settimana.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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