di ALBERTO BRUZZONE
“Chiavari è un luogo che ha tutte le carte in regola per diventare una città della cultura a livello europeo”. Ne è profondamente convinto Giorgio ‘Getto’ Viarengo, attivo e instancabile conferenziere e studioso delle tradizioni locali, oltre che ex consigliere comunale cittadino ed ex candidato sindaco nel 2012.
Quando si parla di cultura in città e un po’ in tutto il Tigullio orientale, la voce di Viarengo è sempre una delle prime che si alza, per dire concetti spesso ampiamente condivisibili. Il tema, in questo caso, è il futuro del Palazzo della Cittadella, ovvero la sede dell’ormai ex tribunale di Chiavari, nella centralissima piazza Mazzini. È da quando il palazzo di giustizia è stato accorpato con quello di Genova, e quindi dal 2012 con la cosiddetta ‘legge Severino’, che questo edificio è stato svuotato, e sarebbe stato svuotato comunque perché, anche senza fusioni, i nuovi uffici giudiziari sarebbero andati a finire all’interno del nuovo edificio accanto alla casa circondariale di corso De Michiel.
Quindi, quello del riutilizzo del Palazzo della Cittadella, di una sua ‘nuova vita’, è un dibattito tanto antico quanto ricco. È proprio nella campagna elettorale di otto anni orsono che se n’era iniziato a parlare e proprio Viarengo, da candidato primo cittadino, aveva lanciato l’idea di un ampio polo culturale a Chiavari, che fosse sinergico tra Palazzo della Cittadella, Auditorium San Francesco e Teatro Cantero.
A quei tempi, il Cantero era ancora aperto, ora invece lo scenario è cambiato, in peggio. Quello che non è cambiato sono la progettualità, le idee e soprattutto la voglia di rilanciare Chiavari, “anche perché sarà necessario – sostiene Viarengo – ripensare completamente la nostra vita dopo il Covid-19 e il dibattito dove sta portando? Sta portando verso il rilancio della cultura, dell’ambiente e delle nuove tecnologie. È su questi temi che si gioca pure la partita dei finanziamenti europei”.
L’esempio di Genova, e non è l’unico, sta lì a dire che tutto questo è possibile, ovvero che proprio la cultura può contribuire al rilancio di una città dal punto di vista turistico, il che significa, a contorno, anche dal punto di vista dell’indotto e del commercio. “È una nuova economia che va solcata e Chiavari ne ha tutte le potenzialità: con il Palazzo della Cittadella, con la Società Economica, con i suoi portici medievali, con il Palazzo Rocca, il parco, e con moltissimi altri elementi. Questo è un luogo straordinario tra Genova e La Spezia, non solo a livello baricentrico, ma anche di contenitori per la cultura”.
Ora, però, occorre ragionare seriamente sui contenuti. Il dibattito è tornato a farsi vivo anche grazie a ‘Piazza Levante’: nel numero scorso del nostro settimanale, Roberto Levaggi, già sindaco di Chiavari dal 2012 al 2017, ha spiegato, a proposito della sede dell’ex tribunale, che “maggiore cultura significa maggiore turismo. E, in questo contesto, va creato un unico ‘fil rouge’ tra l’ex palazzo di giustizia di piazza Mazzini, l’auditorium San Francesco di piazza Matteotti e una ritrovata e rinnovata gestione del Teatro Cantero”.
È su questa linea che s’inseriscono ora le considerazioni da parte di Viarengo e di Emilio Cervini, già assessore alla Cultura con il sindaco Gatti e poi consigliere comunale con delega alla Cultura anche durante l’amministrazione Levaggi, prima del suo passaggio in minoranza.
Nei giorni scorsi, Viarengo e Cervini hanno fatto circolare un documento programmatico che è già stato ampiamente condiviso: “È da troppo tempo – sostengono – che un silenzio assordante è calato sulla vita e sul futuro di Chiavari: troppe scelte decisive per il suo sviluppo vengono rinviate o prese senza alcun confronto dentro e fuori Palazzo Bianco. Questo vale in particolare per le scelte culturali, un settore che può segnare un reale rilancio della nostra città e dell’intero comprensorio del Tigullio. Purtroppo è quotidianamente sotto i nostri occhi il Teatro Cantero chiuso, e nessuna iniziativa da parte degli enti pubblici è annunciata”.
In particolare, Viarengo e Cervini si soffermano su un tema: “Sulla decisione da parte dell’amministrazione comunale di trasferire la necropoli pre-romana nel vecchio tribunale, per quanto ci riguarda, siamo fermamente contrari e condividiamo la proposta dell’utilizzo dello storico Palazzo della Cittadella quale polo culturale per tutto il Tigullio, con la creazione di un’istituzione capace d’eventi internazionali, per attrarre turisti italiani e stranieri, entrando nell’offerta dei circuiti culturali d’eccellenza e collaborando con il Palazzo Ducale di Genova”.
Anche il consigliere comunale (e ora pure regionale) Sandro Garibaldi ha chiesto alla maggioranza un confronto sul tema. La ‘svendita’ del Palazzo della Cittadella alla Soprintendenza proprio non piace. Chi se ne sta occupando? Chi è che ha avuto incontri con la Direzione Regionale per i Beni Culturali? Chi sta compiendo l’ennesima scelta senza coinvolgere la città, a partire dal Consiglio Comunale? Che senso ha smembrare un edificio di tale portata storica, chiudendo la porta a prescindere rispetto ad altre e più importanti occasioni?
Viarengo e Cervini ricordano che “per quanto riguarda la collocazione della Necropoli sono diverse le ipotesi già avanzate e mai approfondite e non valutate dall’attuale amministrazione o comunque discusse pubblicamente: si va dal completamento del progetto Montagni presso Palazzo Rocca, al riuso del chiostro presso San Francesco, sino a quella più affascinante e certamente più attrattiva, cioè ricomporre la Necropoli là dove era stata scoperta, nell’area di corso Millo. A questo riguardo, ci riferiamo alle aree comprese tra l’edificio Bancalari Artigianelli e salita Levaggi: questa ipotesi deve vedere da subito l’apertura di un confronto con l’amministrazione dell’istituto pubblico di assistenza e beneficenza. La sintesi è rappresentata da due straordinarie risorse, la Cittadella e la Necropoli, che devono essere valutate per le loro potenzialità culturali che rappresentano, e non sovrapposte. Qui una domanda: perché avviare il trasferimento della Necropoli da Palazzo Rocca? Per gli spazi non adeguati? La Necropoli attende il suo rimontaggio complessivo e la Cittadella non può garantirlo”.
È un discorso dal quale, è del tutto evidente, non può prescindere la ripartenza del Teatro Cantero. E anche su questo il dibattito è intenso e non si è mai fermato. In vista della ricorrenza del terzo anno dalla chiusura (era il 31 dicembre del 2017), gli Amici del Teatro Cantero tornano a rilanciare la loro proposta.
“Il Cantero deve riaprire – scrive Andrea Sanguineti, già responsabile territoriale della Cisl – Con questo nostro documento, ribadiamo l’assoluta necessità d’operare per poter riaprire il teatro: diverse sono le proposte e, appena sarà possibile, chiederemo con forza che si riaprano le trattative. Siamo sempre convinti che la soluzione sia nel creare una specifica Fondazione, dove proprietà e istituzioni, primo fra tutti il Comune di Chiavari, realizzino un progetto per ridare una moderna e culturalmente aggiornata gestione della struttura”.
Certo, occorrono risorse, ma occorre prima e soprattutto sensibilità. E occorre un ampio e strutturato dibattito: serio, puntuale e intellettualmente onesto. Anche su questo versante, noi di ‘Piazza Levante’ siamo a piena disposizione.