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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Cronache da Genova – Il capoluogo realizza in concreto l’idea lanciata a Chiavari dieci anni fa e ora ignorata: un polo per le startup sul fronte mare

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di FABRIZIO DE LONGIS

Se c’è una cosa che Marco Bucci, sindaco di Genova, ha trasmesso in modo nitido negli ultimi sei anni, è che ha un’idea molto precisa di città. La visione del futuro, condizione cara agli imprenditori e manager, di cui Bucci fa parte, è quella che oggi caratterizza gli amministratori pubblici di successo. E senza dubbio, nell’apprezzabile e nel deprecabile, Bucci appare oggi come l’amministratore pubblico italiano di maggiore successo. Una novità, va detto, per Genova da tanti anni. Condizione di sviluppo e ribalta che la città non viveva da quando a guidarla fu il compianto Beppe Pericu. Basta camminare in città per respirare un’aria di voglia e di rilancio che caratterizza ogni ambiente cittadino. Genova sta vivendo, parrebbe, quello che Milano ha vissuto nei decenni precedenti: una grande corsa per rilanciarsi con impeto nel contesto nazionale e internazionale.

L’attesa di processi di sviluppo nodali come lo spostamento della diga del porto e il collegamento dell’alta velocità ferroviaria con il capoluogo lombardo, si avvicinano sempre più apparendo traguardi che segneranno una svolta radicale di Genova e della Liguria.

E qui, in questo contesto, entra in gioco la tecnica cara al sindaco. Di fronte a grossi problemi e grosse sfide, non si può fornire una grande risposta, ma scomporre gli stessi in piccoli problemi e piccole sfide a cui fornire piccole risposte. Sostanzialmente, montare il lego pezzo pezzo. Completare il puzzle un tassello alla volta. Soluzione facile a dirsi, ma meno a farsi, perché se nel contempo non si ha in mente la visione d’insieme del lego da costruire o dell’immagine finale del puzzle, gli sforzi vani si moltiplicano e i punti cechi diventano quotidiani. Così come le derive di una città.

Questo è il piglio che oggi vede i sindaci sempre più amministratori pubblici ma sostanzialmente amministratori delegati pubblici. Le esperienze in merito sono chiare e molteplici. Genova come Milano e Bergamo, contro città che arrancano e si affaticano nell’annodarsi della politica. Su tutte la tanto amata capitale Roma.

E in questa visione che rientra il concetto più notale e strategico: ossia quello di futuro. Concetto che in antropologia culturale è definibile come mentalità di progetto. Una propensione cognitiva a studiare, ragionare e predisporre quello che si fa oggi, in ottica che serva alle generazioni future o quelle generazioni più giovani che oggi ancora non governano e amministrano, ma che dovranno poterlo fare presto per diventare la classe dirigente guida della società.

In ciò si inserisce quella che per Bucci a Genova è una scelta, ma soprattutto una spinta naturale: abbinare ai progetti di rilancio e sviluppo delle aree strategiche della città, la presenza di incubatori per start up e di coworking in spazi verdi o sul mare.

Il primo è più noto di questi tasselli è il progetto del Waterfront di Levante regalato alla città da Renzo Piano che, nel ridisegno dell’aria della fiera del mare, oltre a canali d’acque e un nuovo parco urbano, prevede anche spazi dedicati a uffici direzionali, incubatori di startup e coworking.

Così segue il filone anche il progetto del Cerchio rosso di Stefano Boeri per l’area dell’ex ponte Morandi, dove è previsto un centro direzionale con un grande parco in cui ospitare aziende, startup e anche una scuola professionale. Una nuova area, considerata all’interno della prima Robot Valley Europea, che fungerà da connettore ideale e fisico fra le vicine strutture dell’Istituto italiano di tecnologia, l’incubatore regionale Bic e il polo degli Erzelli, insieme all’Università e alle grandi aziende del settore. Connessione che grazie anche agli investimenti previsti da Cdp Venture Capital Sgr, attraverso il Fondo di Technology Transfer, con una dotazione di 275 milioni di euro, vedrà l’arrivo di un nuovo importante progetto, RoboIT. A cui si aggiunge l’ottenimento del fondo Raise che prevede investimenti per 120 milioni di euro dedicati alla ricerca sulle intelligenze artificiali e la robotica.

A questo percorso di rinnovo della città si aggiunge, poi, la scelta di dare sviluppo alla sede dei Magazzini dell’Abbondanza nel Porto Antico, riqualificati da Compagnia di San Paolo, e destinati al Blue District grazie ad altri fondi di Cassa e Depositi e Prestiti. Progetto dedicato a dare vita a un venture builder, ossia una sorta di acceleratore al contrario, dove, dialogando con le grandi aziende e conoscendo le loro necessità, su queste costruire soluzioni tecnologiche da poi lanciare sul mercato come startup.

In ultimo, giusto di una settimana fa, è arrivato anche l’inserimento di Genova fra le cinque città italiane destinatarie del bando governativo per la Casa delle tecnologie emergenti che prevede la destinazione di 80 milioni di euro per progetti di tecnologie emergenti.

Questa generale condizione di sviluppo digitale ha anche fatto attrarre su Genova la realizzazione dell’hub di Equinix per l’approdo dei cavi sottomarini della fibra ottica che dal Medioriente e dall’Africa, arriveranno in Europa.

Sostanzialmente Genova dimostra che identificare aree strategiche in cui inserire attività a valore aggiunto come gli incubatori e acceleratori per startup o centri direzionali e di ricerca, in contesti di buona e alta qualità della vita quali il fronte mare e i parchi urbani, crea sviluppo, ma soprattutto, attrae fondi ed investimenti. Nella Silicon Valley ciò viene definito da tempo come cultural proximity: in poche parole, creare il contesto ideale. Direttive cruciali per un futuro che vede tessuti socioeconomici come quello ligure sempre più deindustrializzati e disintermediati.

Perché il mix è chiaro. Persone che operano in contesti ad alto tasso di complessità e valore aggiunto, con specialità di alto profilo, con la particolarità di poter lavorare, se non proprio ovunque, in molte location differenti, scelgono la qualità della vita. Tema su cui Chiavari ha molto da spendere e che invece oggi si trova a dover rincorrere.

L’opportunità perduta quasi dieci anni fa di destinare la Colmata a mare per la realizzazione di un centro direzionale e di startup nel verde e sul mare, oggi sta avvenendo in maniera diffusa e replicata a Genova. Con l’ossimoro che proprio la stessa Genova guarda a Chiavari per imparare, o meglio, all’esperienza vincente e internazionale di Wylab.

Ma non solo a Genova, dove Wylab si è recentemente aggiudicato insieme ad altri partner il bando ZIP – Zena Innovative People promosso dal Comune di Genova, il ruolo dell’incubatore chiavarese è stato valorizzato anche a livello regionale. Un esempio è Nowtilus, progetto nato con l’obiettivo di lanciare idee legate all’innovazione e alle tecnologie della blue-economy. A livello nazionale Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital si è rivolta anche alle competenze di Wylab per gestire l’acceleratore sport&wellness ‘WeSportUp’.

Quindi Genova, e non solo, guardano a Wylab ma non a Chiavari che ha perduto la grande occasione di sviluppo della Colmata.

Infatti in questo campo entra la duplice esperienza di Chiavari. Se da un lato la città vanta un incubatore che quest’anno raggiungerà i 7 anni di attività, con oltre 100 posti di lavoro creati in città per i giovani, dall’altro si trova ad aver sprecato un’opportunità unica che oggi viene ‘rubata’ da Genova e moltiplicata in città.

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