di FABRIZIO DE LONGIS
Il mai sopito sogno della quinta provincia chiavarese sembra oggi per il Tigullio ribaltarsi come una medaglia. A seguito della scoordinata riforma Delrio che, nel tentativo di mettere ordine nel nodo di poteri e competenze degli enti locali, ha creato ambiguità e depotenziamenti, la sorte del Levante oggi sembra sempre più appesa alle decisioni di Genova. Almeno è questa l’aria che si respira nel capoluogo genovese oramai da tempo.
Le partite non sono di quelle da poco. Se si parla di Città metropolitana, si tira in ballo il tema della viabilità (le tanto bisognose strade delle valli e persino il Tunnel della val Fontanabuona), la scuola (le sedi degli istituti superiori, fra sicurezza, salubrità degli ambienti etc.), la gestione delle acque (fra depuratori comprensoriali, leggasi Chiavari, e sicurezza degli alvei, Entella e diga Perfigli giusto per citare un caso), oppure i rifiuti, tema in questi giorni cruciale.
La svolta dell’anno è il momento in cui il territorio sembra tirare le somme. Due i nodi più grossi venuti al pettine: il tema del depuratore di Chiavari e la gestione dei nuovi bandi comprensoriali per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti urbani. Partite in cui il piglio del sindaco metropolitano, Marco Bucci, si è fatto sentire e anche pesantemente. Perché quello che si è capito con la guida del primo cittadino genovese sull’ente dell’ex Provincia (anche a suo merito), è che quella di sindaco metropolitano è una sedia che ancora conta e ha il suo peso.
Il vero centro della discussione, però, oggi appare essere quanto Genova e il suo sindaco possano e vogliano ascoltare il Levante e il Tigullio nelle importanti decisioni che si stanno prendendo e che vedranno il 2023 come anno cruciale. Se solo si pensa alle partite in atto, si sta parlando di dare il via a una rivoluzione nella gestione cittadina dei rifiuti (i comuni avranno sempre meno voce in capitolo in un servizio invece capillare, persino porta a porta, per i loro cittadini) e quella di utilizzare una delle più grandi aree strategiche sul mare della Liguria per insediare un depuratore (e forse qualche scuola, sempre di competenza metropolitana).
Perché quello che oggi appare chiaro è che il ruolo della Città metropolitana non sia più tanto quello di un ente a cui si era e si è abituati, ossia un soggetto che amministra il territorio con un cospicuo potere di spesa con cui decide pesantemente in materie quali i lavori pubblici o per tematiche tipo la cultura. Temi su cui si era basata la riforma Delrio che puntava ad eliminare l’eccessiva stratificazione fra enti (comuni, provincie e regioni), attivi nelle medesime competenze. Quello che è oggi l’ex provincia è un terreno di gioco pesantemente politico, non a caso giocato da politici eletti fra e da politici.
E in questo gioco, ad oggi, sembra che ricoprendo la parte da padrone, Genova, con tutto il suo peso economico e di cittadini, consideri molto poco le esigenze del territorio a Levante della città. Con la postilla non da poco di farlo in campi in cui tutto questo avrà anche risvolti economici negativi nelle tariffe a carico dei cittadini proprio di questo territorio.
Così, dentro tale quadro si registrano i non pochi malumori della politica che in questa accezione ha forse la sua versione più nobile e concreta, ossia quella dei sindaci.
Sembrano, infatti, i primi cittadini i più agguerriti sostenitori degli interessi del Tigullio (per fortuna). Un’opposizione che probabilmente Bucci non si aspettava ma frutto di quello che a palazzo Doria-Spinola poco si teneva in considerazione: una coalizione di primi cittadini in difesa degli interessi del territorio.
Situazione che proprio nell’ultima seduta dell’anno tenutasi ieri, ha avuto risvolti chiari: il territorio del Levante sembra opporsi con chiarezza, sindaco più, sindaco meno, a un accentramento quasi del tutto genovese delle decisioni. Posizione che ha avuto i suoi riflessi negativi in esempi chiari come gli scoordinati approcci per la realizzazione della già citata diga Perfigli o proprio per il caso della colmata chiavarese, finendo persino al non chiaro dibattito sulla progettualità del Tunnel della Fontanabuona che ha dato il via anche ad una recente diatriba in streaming di fine mandato fra il sindaco Bucci e il suo precedente vice, Carlo Bagnasco. Situazioni in cui, i primi che non hanno avuto voce in capitolo, sono proprio i cittadini dei comuni interessati (che tramite i loro sindaci parlano).
Il 2023 della Città metropolitana di Genova, quindi, si apre con le prospettive di importanti decisioni e di un territorio, quello a Levante della grande matrigna Genova, che ha scelto di alzare gli scudi e difendere la sua indipendenza decisione e dei propri interessi. Con l’augurio che i principali temi di scontro siano risolti prima della seduta del 15 di marzo prossimo.