di FABRIZIO DE LONGIS
Un centro di ricerca universitario a Chiavari per dare l’avvio a una presenza strutturata dell’ateneo genovese nel Tigullio.
Il progetto lanciato dall’editore di ‘Piazza Levante’, Antonio Gozzi, durante il convegno del 31 marzo scorso per i cinque anni della nostra testata e accolto dal magnifico rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, è alla ribalta di una possibile svolta.
Punto centrale, trovare degli spazi direzionali da dedicare alla struttura e finalizzare il progetto in un’ottica di sviluppo internazionale. Obiettivo su cui il territorio e la città dovranno sapersi muovere.
L’esempio è quello savonese, arrivato persino alla creazione di un campus tematico, dedicato a corsi ben specifici, sfruttando la qualità della vita della riviera ligure. Tema su cui Chiavari e il Tigullio hanno molto da spendere.
Un’attrattiva che, come nel caso savonese, deve essere unita a una forte interazione con le linee di sviluppo economico dei territori. Quindi impresa, industria e commercio.
Sono le direttive su cui sembra essersi concentrato proprio martedì scorso il confronto fra l’Università e Confindustria, nella sede genovese degli industriali, in un comitato dedicato alla sempre più crescente interazione fra il mondo formativo genovese e quello lavorativo, che a Savona ha portato nel settembre scorso alla sottoscrizione di accordo quadro.
Un modello che ha garantito negli ultimi anni l’ateneo genovese una solida crescita, con oltre 30mila iscritti e il raggiungimento nel 2022 della cifra di 1130 matricole, ma soprattutto il traguardo di un tasso di occupazione del 91% nei primi due anni dopo la laurea.
Fulcro centrale, l’interazione con i futuri datori di lavoro, la generalità nell’offerta dei corsi (una delle più ampie d’Italia), la specializzazione degli studenti e la diffusione nel territorio, con i casi La Spezia e Savona a testimoniarlo. Con il dettaglio non indifferente di un’impronta pesante dello stesso Delfino proprio nel modello savonese che ha funzionato da apripista al concetto dell’università genovese, come università della Liguria. Idea che è uno degli elementi portanti proprio dietro l’elezione dell’attuale rettore.
E con l’università che punta a diventare regionale, gli stessi territori della regione devono essere in grado di accogliere le strutture di docenza e ricerca. Con il punto che la ricerca, soprattutto quella attrattiva a livello internazionale, funziona da elemento precursore alle strutture dedicate alla docenza.
Su questo filone a Chiavari è stato proposto il progetto di un centro di ricerca internazionale che guardi alMediterraneo. Il Mediterraneo come contesto, quindi alle professioni che storicamente vi sono legate, dall’ingegneria, all’economia, ma soprattutto al Mediterraneo quale contenitore di quelle connessioni con i paesi che lo condividono questo nostro mare. Un modello di koinè che ha le potenzialità di attrarre gli studenti dei paesi emergenti del Mediterraneo e con cui l’Italia, e soprattutto i modelli di vita e di impresa italiani, ben riflessi nel Tigullio, hanno una storica connessione. Si sta parlando di nazioni quali l’Algeria, la Tunisia, il Marocco, Israele o la Libia e l’Egitto.
Un’occasione su cui Chiavari ha l’opportunità di concentrarsi, partendo proprio dalla messa a disposizione di potenziali spazi direzionali. Gli esempi di centri di ricerca non sufficientemente sostenuti e perduti, sono presenti nel passato del territorio. Come la scelta storica di Chiavari, o meglio, di chi ai tempi la guidava, che trent’anni fa rifiutò l’opportunità ereditata dalla precedente giunta cittadina di realizzare questo modello in forma antesignana.
A fronte dell’apertura del rettore Delfino, sembrano oggi essere in scena proprio le possibili destinazioni di questa espansione dell’UniGe, in sinergia con le direttive di appoggio ai corsi formativi, quindi alle opportunità di lavoro per gli studenti.
In un’era geopolitica che si prefigge di ristrutturare un forte e consolidato rapporto fra l’Italia e i paesi della sponda sud del Mar Mediterraneo, con una crescente centralità di questo mare, l’occasione di stabilire nel Tigullio un centro di ricerca dell’università della città, sembra unica. Con l’aggiunta della strategica connessione con il più importante porto della nazione e la possibilità di concentrare gli sforzi di ricerca e docenza proprio nel settore marittimo. Elementi che possono essere un punto di svolta radicale per il territorio.
Considerando che proprio dal Mediterraneo nel recente passato e nei prossimi anni, sono arrivati e arriveranno importanti driver di sviluppo economico, come le dorsali sottomarine di connessione dati, di gas ed energia elettrica, o l’interscambio di merci (spostatesi dal baricentrico est Europa), fino a un rinforzo della cantieristica e un aumento del turismo.
Elementi di cui Savona e La Spezia hanno saputo approfittare e a cui Chiavari è chiamata nel breve.
L’occasione è quella di formare personale altamente qualificato (quindi ad alto reddito), in un territorio che vanta una qualità della vita invidiabile e dove queste professioni saranno in grado di insediarsi per attrarre e generare sviluppo economico.