di FABRIZIO DE LONGIS
A margine delle recenti elezioni comunali che l’hanno vista perdere ulteriore terreno, la sinistra regionale sembra essere giunta al bivio della costruzione di una candidatura solida per la presidenza della regione.
I motori, infatti, iniziano a scaldarsi per l’obiettivo del 2026. Anno in cui si andrà al voto per scegliere la guida di piazza De Ferrari, complice lo slittamento delle elezioni a causa della pandemia (in origine dovevano essere nel 2025, ma ne 2020 le elezioni furono spostate da maggio a settembre, così un ulteriore slittamento, riporterà il voto a maggio – allungando di fatto, nell’arco di due mandati, da 10 a 11 anni, la guida della regione finora sostenuta da Giovanni Toti).
In prospettiva delle regionali, tuttavia, giunge la tappa intermedia dell’anno prossimo, con le elezioni comunali di importanti città (nel solo Tigullio si registreranno Rapallo e Lavagna, per dire), e la corsa europea. Quest’ultima sempre considerata secondaria in Liguria, in quanto è difficile che un candidato ligure possa imporsi nell’ampio bacino del nord-ovest che comprende anche Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, senza un solido supporto di partito in queste regioni. Vero è, va dato atto, che la stessa Liguria esprime ben due capi delegazione di partito a Bruxelles, ossia Brando Benifei (spezzino), per il Partito Democratico, e Marco Campomenosi (genovese), per Identità e democrazia (leggasi, Lega di Salvini). Entrambi però in quota politica nazionale ben precisa: Benifei è il pupillo di Andrea Orlando, molto legato alla Fiom, Campomenosi diretto di Salvini, di cui fu assistente proprio all’europarlamento.
In questo quadro, sono molti ad aspettare le tappe delle elezioni europee per definire meglio i quadri nazionali che influenzeranno le regionali. Su tutte, il prosieguo della traballante segreteria democratica di Elly Schlein: chiamata con le elezioni europee alla vera sfida della sua segreteria.
In questo assetto locale fino ai comuni più piccoli della Liguria, e nazionale delle segreterie di partito, con il termometro ampio delle europee, in Liguria il centrosinistra sembra essere ancora alla ricerca di un candidato in grado di fare da summa delle diverse posizioni in campo. Non poche e ben travagliate.
Si potrebbe riassumere il tutto, con un centrosinistra in cerca di identità.
Recente, infatti, è lo scontro fra Luca Pastorino, deputato e sindaco di Bogliasco, appartenente alla sinistra massimalista, e Raffaella ‘Lella’ Paita, renziana di impronta moderata, sulla possibile candidatura dello stesso Pastorino. Progetto che una parte della sinistra a Genova coltiva almeno da dicembre e recentemente emerso dalle cronache giornalistiche.
Candidatura immediatamente mal digerita dai moderati, tanto che lo stesso Pastorino si è ufficialmente (per ora?) chiamato fuori da ogni gioco, dicendosi indisponibile alla corsa elettorale per De Ferrari.
Di certo è che nel centrosinistra le acque sembrano iniziare a muoversi. A partire dall’ex presidente di regione e ministro, Claudio Burlando, che risulta sempre più attivo fra convegni, ospitate, interventi sui giornali, ma soprattutto nel sottobosco genovese che ben conosce e che per molti anni ha governato.
Perché la sfida è di quelle che alcuni cominciano ad assaporare: contendere la regione al centrodestra che sembra indirizzato alla terza candidatura di Giovanni Toti.
Ma a mancare, parrebbe essere un poco di terra sotto i piedi, sostengono i moderati di sinistra, che proprio alle sconfitte delle recenti comunali fanno riferimento.
La contrapposizione vera, precisano gli interessati, è quella fra una sinistra massimalista, sempre più lontana dal moderatismo, che pensa di trovare la soluzione in un allargamento agli ex dem più radicali. E un moderatismo di scuola socialdemocratica e cattolica, che ritiene il campo di scontro politico con il centrodestra, proprio il centro. Fra civismo e riformismo.
Due ricette ben diverse e probabilmente contrapposte.
La prima in linea con il corso, di fatto, perdente nazionale e locale del partito trainante della sinistra, ossia il Pd. La seconda crescente in città è in Liguria, fra sindaci, esponenti politici storici e appassionati, che sempre di più richiedono la presenza di un soggetto identitario e comune.
Perché, ricordano i più critici dei dem, se a sinistra le idee sembrano da chiarirsi, a destra sono ben precise. Il progetto di Toti per il terzo mandato è già in atto. Principi cardine: essere civici e legati ai territori. I fatti, nei corridoi di regione e non solo, si parla già della lista dei sindaci a sostegno del presidente uscente.
Come a dire: radici ben salde e confronto dal basso.
A conti fatti, parrebbe tutto l’opposto di quanto in discussione nel Pd e soprattutto nelle segreterie del Pd. Con i risultati politici che da parte loro, raccontano la propria storia, a cui pare difficile dare una diversa interpretazione, di quella che racconta per un lato la sconfitta, e per l’altro la conferma di un modello vincente e sempre più imperante.