di FABRIZIO DE LONGIS
Una corsa alle comunali che contraddistinguerà il 2024 nel levante genovese. Un campo di battaglia politica in cui il presidente della Regione, Giovanni Toti, punta a essere decisivo.
In mezzo la calma non piatta di un’estate in cui cucire alleanze e scegliere le candidature nel must del civismo, non sempre facile da digerire per i partiti politici. Nonché grande marchio di fabbrica del governatore ligure.
Nel mentre il centrosinistra cerca ancora un amalgama sotto l’impronta del Partito Democratico guidato dal nuovo segretario regionale Davide Natale che proverà a invertire il trend negativo degli ultimi anni, in cui il partito è uscito largamente sconfitto nelle sfide elettorali liguri. Ancora da dirimere, invece, le possibili alleanze locali con il Movimento 5 stelle.
Fra le chiacchierate morbide nei lettini delle spiagge, o davanti a un aperitivo in infradito, la pausa politica regionale si contraddistingue per i racconti di un presidente della regione che vive un’estate molto attiva, fra sopralluoghi per opere infrastrutturali progettate (ma magari non finanziate), o beni storici da rilanciare, incontri con i sindaci (quelli più e quelli meno amici), e diverse cene per suggellare accordi o intavolare strategie. Giovanni Toti sembra avvicinarsi a ferragosto sotto la piena impronta delle elezioni elettorali comunali 2024. Con le urne che si apriranno in più di 130 comuni liguri (oltre il 55%), di cui 20 compresi fra Recco e Moneglia.
L’obiettivo del numero uno di piazza De Ferrari è quello di arrivare pronto a settembre per un confronto interno al centrodestra (già chiesto dal segretario regionale di Fratelli d’Italia, Matteo Rosso). Momento in cui dai diversi cilindri dei segretari di partito salteranno fuori i nomi dei candidati prescelti. Fra rose di più o meno papabili, con alcuni desiderata su cui si porranno veti pesanti e diversi bluff.
E in questo Risiko rientrano i comuni del Tigullio e del Levante. Al voto andranno Avegno, Borzonasca, Carasco, Castiglione Chiavarese, Cogorno, Lavagna, Leivi, Lorsica, Lumarzo, Mezzanego, Moconesi, Moneglia,
Neirone, Rapallo, Recco, Rezzoaglio, Santa Margherita Ligure, Santo Stefano d’Aveto, Tribogna e Uscio.
Un terreno di caccia in cui gli appetiti si fanno sempre più forti, ma anche in cui lo smarcamento dai simboli di partito sembra farla da padrona. Partendo dai piccoli comuni dell’entroterra, vuoi anche per il progressivo disinteresse nei loro confronti, dove a vincere saranno logiche locali (anzi, localissime), e l’affidabilità dei nomi dei candidati sindaci. Per arrivare alle città più blasonate, come Rapallo, Lavagna e Santa Margherita Ligure. Le quali, giocoforza, rientreranno in un equilibrio di portata regionale con città come Sanremo e Albenga.
Uno schema già misuratosi nel recente caso di Sestri Levante, con candidati civici e non, e un assetto di alleanze che coinvolgeva realtà distanti, come è stato nel caso persino di Ventimiglia (con la Lega che ha scelto di appoggiare il candidato ufficiale di Fdi a Sestri Levante per avere reciprocità sulla cittadina di confine). Al voto, però, a conti fatti, vanno città che puntano alla riconferma, come Lavagna, guidata da Gian Alberto Mangiante, a due uscite illustri (per limite di mandati), quali Carlo Bagnasco a Rapallo e Paolo Donadoni a Santa Margherita Ligure. Ed è soprattutto sul rebus successioni che sembrano concentrarsi gli scontri. Con i due casi delle città confinanti del ponente tigullino a fare da scuola. Mentre a Santa, infatti, sembra quasi decisa la successione lineare, con la candidatura a sindaco dell’attuale vice, Emanuele Cozzio, braccio destro di Donadoni, a Rapallo, per inverso, la fine dell’era Bagnasco junior sta aprendo a scontri e tatticismi che imperversano in città. A partire da un’attivissima fronda critica dell’attuale maggioranza.
Tuttavia a colpire in questo riassetto di alleanze e candidature è che, quella delle comunali 2024 in Liguria e più specifico nel Levante genovese, sembra essere una partita più interna al centrodestra che nel confronto con il centrosinistra. Motivo per cui il presidente Toti si sta attivando con grande interesse per strutturare il modello del candidato civico, senza simboli imposti e scelto al difuori delle liste degli iscritti delle segreterie di partito. Questo perché il passaggio delle elezioni amministrative regionali, con oltre la metà dei comuni in gioco e città rilevanti al voto, rappresenterà il test di prova della terza candidatura di Toti alla guida della Regione. Scadenza prevista per il 2026, quando il governatore ha intenzione di scendere nell’agone elettorale supportato da una lista di candidati indicati da sindaci ed ex sindaci amici, per fare da contraltare ai partiti politici nazionali e imporre un proprio modello di guida regionale.
Smarcando, quindi, la propria candidatura dai pesi e contrappesi dei leader partitici e provando a segnare un distacco importante fra l’immagine governativa e le aspirazioni nazionale parzialmente tramontate.
Anche se le elazioni comunali 2024 non avranno solamente risvolti locali, ma comporteranno ricadute di più ampio respiro. Tema ben noto a Toti, visto che vi sarà la concomitanza fra elezioni amministrative ed europee. Quest’ultime centrali nel possibile riassetto della guida comunitaria, fortemente auspicato dall’attuale governo nazionale.