di FABRIZIO DE LONGIS
La politica ligure frizza come la migliore delle bianchette genovesi. Bella ghiacciata, da abbinarsi al piatto ricco e incandescente degli scontri fra e dentro partiti, coalizioni e movimenti.
L’ultima settimana per lo scacchiere politico ligure si è presentata con una preponderanza di regolamenti di conti così ricchi che non si vedevano da tempo.
Il ritorno nei banchi di scuola, o meglio dei consigli, dai comuni, alla Regione, ha dato il via a scontri, attacchi e addii inaspettati. Quasi che le vacanze estive abbiano ricaricato le pile dei politici a tal punto da farli salire in sella e pronti alla battaglia.
E la battagli, in effetti, è alle porte. Oltre 130 comuni al voto in primavera, insieme al Parlamento europeo. Tappa fondamentale a livello di territorio, ma anche nel quadro nazionale. In capo la messa alla prova della nuova segreteria Pd, la tenuta dei 5 Stelle contiani con il sud in rivolta per il reddito di cittadinanza cancellato, Forza Italia alla prima orfana di Berlusconi, Fratelli d’Italia sul banco degli esami al primo anno di leadership nazionale, la Lega che dal raduno di Pontida (previsto questo fine settimana) si prefigge un’impegnativa rimonta nei sondaggi per qualificarsi come primo partito del centrodestra, con la storica ricetta sicurezza-immigrazione.
Tutte considerazioni che sembrerebbe fin troppo da scomodarsi per il caso ligure, se non che gli animi nazionali sono oramai ben ricaduti sui contesti locali e al minestrone degli umori della politica italiana, si mischiano le dinamiche regionali. Fra tutti, per la Liguria, la tenuta della coalizione di centrodestra in previsione delle elezioni regionali del 2026 e la capacità o l’incapacità della sinistra di trovare una sintesi, soprattutto in assenza di una leadership chiara e forte, nonché (aspetto assai rilevante), di un papabile candidato governatore.
Ad aprire le danze di un metà settembre animoso, è stato lo storico esponente democratico, Pippo Rossetti, che, senza preavviso alcuno (almeno pubblico), ha lasciato i dem per approdare al partito di Carlo Calenda, Azione. Un passaggio tutt’altro che scevro da polemiche e attacchi. In un insieme nodoso di voci che a rincorsa danno quest’uscita (contornata da numerosi esponenti eletti e dirigenti del partito), prima come un colpo di testa inaspettato di Rossetti, poi come un desiderata dell’ala orlandiana del partito (dominante in Liguria), poi come un’inevitabile conseguenza dello spostamento a sinistra del partito nazionale, infine quale strategia di Rossetti in cerca di una sicura ricandidatura per sé e i suoi. Come a dire, nel Pd per lui non ci sarebbe più stato spazio. Ed è comunque questa, fra una e l’altra versione, la considerazione principale. Così nel Pd, come negli altri partiti.
Quali spazi rimangono e quali si aprono alla vigilia di una stagione politica animosa?
È una domanda che in molti sembrano porsi a Genova. Ad esempio nel caso di Fratelli d’Italia, dove, in previsione delle elezioni europee, è la conta degli spazi e dei voti a farsi pesante. Con l’obiettivo di raggiungere un risultato nazionale oltre il 30% e qualificarsi come primo partito italiano in Europa, dando alla stessa Unione una sferzata a destra, gli appetiti politici crescono. Così sembra essersi momentaneamente sospesa la diatriba sulla guida regionale del partito che aveva coinvolto il segretario Matteo Rosso nelle scorse settimane, a fronte di un più chiaro Risiko delle candidature europee. Prova ne è la recente cena di domenica nel ristorante dell’assessore regionale Augusto Sartori, con presenti esponenti nazionali, fra cui Ignazio La Russa e Daniela Santanchè, per supportare la candidatura europea del lombardo Mario Mantovani. Cena a cui molti esponenti locali del partito, nelle chiacchiere a tu per tu, rispondono che loro Mantovani non lo conoscono, però conoscono Carlo Fidanza (attuale capo delegazione a Bruxelles), che di Mantovani sarà proprio il maggior competitor interno alla lista di partito nel collegio nordovest. Con la conseguenza che anche in questo caso gli spazi a disposizione sembrano più stretti delle ambizioni.
Altro spazio da decifrare sembra essere quello di Andrea Orlando internamente al Partito democratico. Dopo l’uscita di Rossetti, l’ex ministro spezino ha preso più volte la parola sulla stampa, finanche arrivando a duri attacchi verso il presidente della Regione, Giovanni Toti. Azione in cui molti hanno letto, fra desiderata e timori, la discesa in campo di Orlando. Da tempo considerato papabile per una candidatura di peso alle Europee, in modo da misurarsi con le preferenze, in attesa di candidarsi presidente della Liguria nel 2026. Soluzione che risolverebbe molti problemi alla coalizione di centrosinistra e nella quale molti credono. Mentre non è chiaro quanto lo stesso Orlando vi creda e che spazio vi sia per una manovra simile in un partito che tende sempre di più a comprimere la libertà dei suoi esponenti.
Altro rebus sembra essere lo spazio che verrà concesso al segretario regionale di Forza Italia, Carlo Bagnasco. Uscente fra sette mesi da sindaco di Rapallo (per limite dei mandati), Bagnasco sembra essere intenzionato a non candidarsi quale consigliere comunale nella sua città, ma a provare una candidatura alle Europee. Realtà in cui, a conti fatti, sembra che di spazio fra i possibili eletti, per Bagnasco non ve ne sia, ma anche lui parrebbe pronto all’impegno di questa tornata elettorale, in previsione di una candidatura alle Regionali del 2026. Momento in cui, nel centrodestra cittadino, ci sarà un’altra carenza di spazi, con la candidatura simultanea di Bagnasco e di un peso da novanta quale l’attuale consigliere regionale Domenico ‘Mimmo’ Cianci. Con il dettaglio non da poco che i due, nel frattempo, dovranno giungere ad un accordo e a una convivenza per le elezioni cittadine.
Indecifrabile, invece, sembra essere lo spazio che sarà destinato ai 5 Stelle, con un altalenarsi di risultati nazionale rilevanti e la presenza locale spesso molto risicata.
Quella che però rimane ancora la domanda principale che nella politica ligure quasi tutti si pongono, è quale spazio sia ancora riservato al governatore Toti, indirizzato verso il terzo mandato in Liguria, fra fastidi di coalizione, timori sulla possibile sconfitta e insofferenze di chi a quel ruolo ambirebbe volentieri.
Insomma, con settembre l’antipasto è servito e di bianchetta ancora molta pare ne verrà stappata.