di FABRIZIO DE LONGIS
Mentre ci si avvicina alla tregua estiva della discussione politica regionale, segnata con la pausa di agosto, il confronto sul futuro della Liguria ha, in questi ultimi giorni, concentrato parte della propria attenzione sul tema degli approvvigionamenti energetici locali e nazionali.
Fulcro del dibattito fra maggioranza e minoranza di via Fieschi a Genova, la costruzione di un secondo rigassificatore in Liguria (il primo esiste a Panigaglia, fra La Spezia e Porto Venere).
Tema cruciale ma ancora di più quasi di scuola per una visione glocal della politica. Una stratificazione di interessi che partono dalla geopolitica mondiale (il riassetto delle interdipendenze economiche e politiche fra occidente e oriente); passando per le politiche europee di decarbonizzazione e approvigionamento energetico (due direttive caratterizzate da un conflitto concettuale e pratico); giungendo all’interesse nazionale (la sicurezza energetica e l’equilibrio dei conti del paese); passando per la politica regionale (l’accoglimento del sito e il conseguente investimento produttivo sul territorio); fino al local dei comuni (quasi nessun sindaco sembra desideroso di accogliere nel proprio territorio questa infrastruttura); giungendo ai nimby (contrari per definizione); e infine ai singoli cittadini (compressi nel dilemma del possibile ribasso delle bollette e dell’inflazione, e dall’idea di avere un rigassificatore vicino a casa).
In questo insieme di spinte contrapposte, la politica regionale ha tuffato la propria azione fra concreto e idealizzato, divisa in ampiamente favorevoli (la maggioranza, compatta) e denigratori (la minoranza, non unitaria).
Le posizioni in gioco sono chiare.
Da un lato il presidente Giovanni Toti che ritiene l’opera fondamentale per la nazione e la Liguria. Un’occasione di investimento e di sviluppo, ma soprattutto una necessità ineluttabile.
Dall’altro le opposizioni che contestano il progetto in ogni sua forma. Dalla scelta di ‘gravare’ la Liguria di un secondo rigassificatore, fino alla filosofia ambientale e alle scelte strategiche continentali, indicando il gas naturale come una fonte energetica inquinante e che non guarda al futuro.
Osservando, dunque, questo progetto, alcuni sono i punti che sembrano essersi chiariti durante la discussione regionale.
Come primo aspetto cruciale, la localizzazione. Se non è ad oggi definito con esattezza il sito, si sa (per decreto governativo) che il rigassificatore sarà collocato nel mare occidentale della Liguria. In quell’asse di costa che rientra fra Genova e Savona, sotto la competenza, giustappunto, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Scelta, quella della coincidenza con l’Autorità portuale, che non sembra casuale. Infatti passando per l’operatività di questo ente, sembra facilitarsi tutto l’iter.
La seconda condizione determinante per la localizzazione del rigassificatore è, come ribadito da Toti, la preesistenza delle infrastrutture. In breve, il gas andrà inserito nella rete nazionale e quindi l’impianto verrà realizzato dove quest’operazione è possibile con agevolezza e sicurezza. Leggasi, non troppo distante dai centri abitati, dove, per definizione, si trovano le dorsali della rete (ossia le tubature di maggiori dimensioni in grado di accogliere l’immissione di grandi quantità di gas).
Come terzo aspetto, giunge proprio il confronto con il territorio. Il dialogo con sindaci e cittadini (mancato finora secondo la minoranza), non è ancora partito ma, stando al presidente ligure, proprio perché manca la definizione esatta del sito.
Come secondo grado di confronto, nella discussione rientrano gli aspetti fra praticità e desiderio.
Che il rigassificatore vada fatto e serva, è stato ampiamente sancito dalla strategia energetica nazionale. Dunque, tramite questa considerazione, entra in gioco il primo aspetto cruciale: ossia, l’interesse nazionale.
Clausola stringente e ben poco opinabile che consente al governo di portare a compimento questo tipo di opere e che derubrica una contrapposizione ideologica, a totalmente infruttifera. Il recente caso, per l’appunto nazionale, di Piombino, lo testimonia. Non di meno, sindaci e presidente di regione possono guidare ad un confronto fra istanze nazionali e locali (se non altro per la conoscenza del territorio). Con la non indifferente tematica delle opere compensative.
Tutto, però, sotto il vincolo prescrittivo della celerità dei tempi di attuazione e realizzazione dell’impianto.
A seguito dell’interesse nazionale, giungono le importanti ricadute economiche di un simile impianto. Dalla costruzione, alla manutenzione e gestione, fino all’indotto su imprese e famiglie nei costi delle bollette. Punto fortemente caro al presidente Toti.
E l’abbinamento con l’industria sembra, stando a indiscrezioni, proprio anche il fulcro della possibile localizzazione dell’impianto. La scelta di rientrare nella competenza dell’Autorità portuale, pare sia il primo passo di indirizzo per una localizzazione dell’impianto sinergia con gli scali merci marittimi. Come a dire, inquadrare il rigassificatore fra i terminal del porto, inserendolo in un contesto industriale, invece che in uno naturalistico o turistico, come le spiagge.
In ultimo giungono i due punti che sembrano contrapposti agli estremi del pratico e del desiderio. Si può fare a meno del gas per sfruttare le sole fonti rinnovabili? E, il rigassificatore è così pericoloso per i cittadini?
Ovviamente le risposte date dalle due parti in causa sono contrapposte e scontate. Guardando ai fatti, però, sembra chiaro che ad oggi la dipendenza energetica italiana esiga una struttura di questo genere, a fronte di un’inattuabile molto idealtipico obiettivo di emissioni zero per il 2050 (considerando che il gas naturale, come il nucleare, sono a pieno titolo nella lista delle fonti green dell’Unione europea a partire dal 2022).
Così, allo stesso modo, guardando ai fatti, la storia insegna che impianti di questo tipo, comportano un rischio incidenti o problematiche di vario genere, sulla carta alto, ma a livello pratico, basso.
Testimonianza chiara sembra giungere, secondo i sostenitori del futuro rigassificatore, proprio dal Panigaglia. Primo impianto di questo genere in Italia che nei suoi 52 anni di attività, non ha mai registrato incidenti e si trova inserito, quasi senza ricadute, nel contesto naturale del golfo spezzino.
Come a dire, prima di tuffarsi per un bagno agostano nel mare ligure, i consiglieri regionali liguri si sono addentrati in un conflitto fra pratico e desideri. Giusto tema per una riflessione sotto l’ombrellone.