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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Cronache da Genova – Il Tunnel della Fontanabuona e quell’aumento di 110 milioni

Il costo complessivo, complici gli extra costi dovuti alla crisi, è aumentato dai 230 milioni previsti, agli attuali 340
Il progetto del Tunnel della Fontanabuona
Il progetto del Tunnel della Fontanabuona
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di FABRIZIO DE LONGIS

Lo sviluppo economico viaggia lungo le infrastrutture. A sintetizzare questo concetto è stato il sindaco metropolitano, Marco Bucci, al convegno per il quinto compleanno di ‘Piazza Levante’ tenutosi venerdì 31 marzo a Chiavari. Concetto espresso in riferimento alla realizzazione del tunnel di collegamento fra la Fontanabuona Rapallo.

Progetto che ha spinto Bucci fino a chiedere un sostegno compatto e deciso all’opera. Perché l’occasione sembra essere di quelle uniche, più che rare (sotto la più possibilmente taciuta formula dei risarcimenti per il crollo del Ponte Morandi e degli innumerevoli cantieri sulle autostrade liguri, improvvisamente scoperte al collasso).

L’invito di Bucci è arrivato giusto qualche giorno prima dell’incontro pubblico dedicato proprio al tunnel che si è tenuto lunedì 3 aprile a Rapallo, nella sala consiliare della città.

Incontro che aveva il fine di illustrare lo stato di avanzamento del progetto e dare vita a un dibattito pubblico.

Ma è proprio nel ganglio del rapporto fra sviluppo economico e interesse pubblico che la discussione di lunedì sembra essersi arenata. Da un lato la Fontanabuona, rappresentata da un nutrito gruppo di sindaci e imprenditori, dall’altro la città di Rapallo. Uno schema che ha visto l’annodarsi poco proficuo degli interessi contrapposti, evidenziati a discapito di quelli comuni. 

Con qualche urla da parte dei rappresentanti del Comitato contrario all’opera, e taluni nervosismi dei rappresentanti politici, di certo sono emersi due concetti: l’opera prosegue con l’obiettivo di aprire i cantieri nel 2024 per concluderli nel 2029 (salvo ricorsi annunciati dagli oppositori); e il costo complessivo, complici gli extra costi dovuti alla crisi, è aumentato dai 230 milioni previsti, agli attuali 340. Un aumento di 110 milioni che, con una formula burocratese, Autostrade dovrà reperire nello schema economico-finanziario dell’azienda. Leggasi, tramite l’aumento dei pedaggi a livello nazionale e non più locale.

Nello scorso numero del nostro settimanale ci siamo interrogati su a che punto siano i collegamenti immateriali fra Genova e il Tigullio, evidenziando lo stato dell’arte della politica. Il tunnel della Fontanabuona sembra l’occasione concreta di misurare le ricadute di questo lavoro. 

Se da un lato il ritorno economico e sociale di quest’opera sembra indubbio, non poche sono le resistenze rapalline per il ‘sacrificio’ che secondo taluni la città accetterebbe nell’ospitare quest’opera.

Gli elementi tecnici del tunnel oramai sono chiari da tempo. Una galleria unica con parte del tracciato in esterno (se fosse tutto in un tunnel, richiederebbe la doppia galleria e il costo dell’opera aumenterebbe radicalmente); il tunnel è di fatto uno svincolo autostradale (senza, quindi, un accesso diretto a Rapallo); per via di questa sua conformazione richiede la realizzazione di uno svincolo con rampe sul lato rapallese e un adeguamento della strada provinciale di collegamento su quello della Fontanabuona.

Precisazioni che per taluni esponenti cittadini non rappresentano sufficienti garanzie, per altri proprio elementi di danno per la città, per molti l’atteso compimento dell’iter progettuale per poi dare il via ai lavori.

Con Autostrade pienamente decisa a proseguire il proprio percorso verso il tunnel (con tanto di presenza all’incontro dell’amministratore delegato, Roberto Tomasi, collegato in videoconferenza), la palla sembra passare alla politica cittadina. Se il governatore regionale, Giovanni Toti, e lo stesso Bucci, si sono espressi nuovamente favorevoli all’opera (considerata fondamentale), è stato il sindaco Carlo Bagnasco ad evidenziare che per Rapallo lo svincolo del tunnel richiede comunque un sacrificio. 

Nota non da poco, con la previsione della conclusione dell’iter progettuale entro il 2023 (attualmente è in definizione il progetto esecutivo), la città dovrebbe vedere l’avvio dei cantieri nel 2024, ossia proprio quando si andrà al voto per il rinnovo dell’amministrazione cittadina. Con la necessaria uscita di scena proprio di Bagnasco, causa raggiungimento del limite di mandati consecutivi da sindaco (in obiettivo europee e regionali?).

Ed è questa forse la febbre che lunedì si è misurata maggiormente nell’aula consiliare di piazza delle Nazioni. Lo scaricare della politica cittadina, le pressioni e proteste sulle spalle larghe di Autostrade. Infatti, con nutrite rappresentanze politiche, nazionali e locali, chiaro è stato il silenzio dei rappresentati più strettamente cittadini. 

Molti i temi affrontati, come il fatto che la previsione del tunnel avrebbe garantito alla città la realizzazione dell’ospedale (e senza tunnel l’ospedale verrebbe quindi chiuso?), o come il giusto compenso per la città verrebbe rappresentato dalla realizzazione del tunnel fra Rapallo Santa Margherita Ligure, atteso da decenni (ma Santa lo vuole?).

La sintesi della giornata di lunedì, quindi, sembra essere che l’opera proseguirà, con il potenziale ascolto delle istanze di pochi contrari e taluni accorgimenti richiesti dai cittadini delle frazioni coinvolte. Rivalutando gli oneri a vantaggio di Rapallo. Nell’inteso che il tunnel serve e va fatto. Con lo spauracchio per qualcuno che la sua realizzazione possa rappresentare il primo tassello di una nuova autostrada fra Milano Roma (per chi di buona memoria, la tanto desiderata gronda di levante). 

Va però notato lo sforzo messo in campo dal sindaco Bagnasco e dall’amministrazione, per avviare un dibattito pubblico con tanto di accoglienza nella sala consiliare dei cittadini, del comitato contrario, alla presenza dei sindaci del territorio, con annessi parlamentari e consiglieri regionali. Collegati il presidente della regione e il sindaco metropolitano, insieme all’amministratore delegato della società che propone e realizzerà l’opera. In aggiunta, con il collegamento su maxi schermo nella piazza antistante il Comune. Una dimostrazione di democrazia che per altri progetti seguiti da ‘Piazza Levante’, come nel caso del depuratore di Chiavari, non si è minimamente vista. Anzi.

Forse tutto dipende dalla concezione di democrazia e di ruolo pubblico in possesso ai singoli amministratori cittadini.

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