di FABRIZIO DE LONGIS
Il Partito democratico ligure allarga le intese e sposta il baricentro a sinistra. La linea della segretaria nazionale, Elly Schlein, prende vita in Liguria fra addii, ingressi attesi e inaspettati ritorni. Il segretario regionale, Davide Natale, apre i tavoli di confronto e cerca di mantenere un appiglio centrista in ottica delle sfide elettorali comunali, europee e regionali: target del suo mandato nei prossimi anni. L’arrivo di Davide Natale alla guida del Pd ligure, nel luglio scorso, preludeva a una sola cosa: una stagione di pacificazione e intese all’interno e fuori dal partito a livello regionale.
La scelta di un uomo di dialogo, moderato ed esterno al genovesato, era l’unica cura identificata dai dirigenti dem per ridare spinta di un macchina-partito che negli ultimi anni di gestione regionale ha visto una continua emorragia in termini di voti e un susseguirsi di sconfitte elettorali.
Natale è, a conti fatti, il collegamento fra il passato (è orlandiano, corrente che regge il partito ligure da anni), ma anche con il futuro (uomo di confronto, intesa e soprattutto, come evidenziato da molti dentro il fronte dem, concentrato sui destini del partito, più che personali).
Che lo spostamento a sinistra dell’asse democratica dovesse avvenire era scritto oramai sulla pietra. Con l’elezione di Schlein a segretaria nazionale, questa era la linea pattuita fin dal principio. Condizione che in Liguria ha creato subito la prima e importante spaccatura con la fuoriuscita di Pippo Rossetti, peso da novanta della sinistra genovese. Seguito da un folto gruppo di dirigenti a partire dalla sodale consigliera comunale, regina di preferenze, Cristina Lodi. Animi moderati, centristi, che la nuova veste del Pd allargato a sinistra, la trovano stretta, tanto da essere passati in Azione di Carlo Calenda, con tanto di annuncio a sorpresa e conferenza stampa in presenza del leader nazionale.
A ritornare nel partito, invece, è Sergio Cofferati. Il già eurodeputato, sindaco di Bologna e segretario generale della Cgil, nell’ultima settimana ha scelto di riprendere in mano la casacca democratica proprio a fronte di quel ritorno a sinistra da lui tanto atteso. I più ricorderanno che nel 2015, alle primarie per la candidatura a presidente della regione (elezioni poi vinte da Giovanni Toti), Cofferati lascio il partito e spaccò il fronte di sinistra (per molti vero elemento che consentì al centrodestra di vincere), in protesta per la vittoria alle primarie di Raffaella ‘Lella’ Paita. Vista da Cofferati come troppo centrista (oggi esponente di spicco del partito renziano, Italia Viva).
Il ritorno di Cofferati negli ultimi giorni è stato visto a Genova come un elemento di sorpresa, ma anche un poco una brace sotto le ceneri. “Non proprio la più fresca delle spinte”, ha sintetizzato un esponente di spicco del partito, ma di certo un gol importante per il segretario Natale, che alla fuoriuscita di Rossetti ha risposto con un tridente d’attacco importante.
Infatti, oltre all’inatteso ritorno di Cofferati, si è suggellato quel passaggio formale dell’ingresso nel Partito democratico di Luca Pastorino. Civatiano della prima ora, sindaco di Bogliasco, visto da molti come un serio contendente di Giovanni Toti per la Regione, Pastorino è stato forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso di Rossetti. Con tanto di consegna di tessera a fine agosto ad opera di Schlein, l’annessione di Pastorino suggella in Liguria l’anima con cui il partito si presenterà alle sfide primaverili che vedranno oltre la metà dei comuni liguri al voto in concomitanza con il Parlamento europeo. Un’anima di sinistra, massimalista, ambientalista, che a molti centristi cattolici democratici non piace. Poco importa che a presentarla sia Pastorino, che vanta ampissimi rapporti personali, un appeal verso il pubblico non indifferente e una capacità di dialogo riconosciutagli da molti. “I principi sono principi”, sintetizza uno dei fuoriusciti al seguito di Rossetti. Come a dire che fra tutti, forse è proprio l’elemento cattolico quello che più di tutti non si può mettere in gioco in un partito che ha ambizioni egemone a sinistra e di governo nel quadro nazionale.
Il terzo uomo schierato in campo da Natale negli ultimi giorni è Claudio Burlando. O meglio, un pranzo alla famigerata Beccaccia, fortino strategico da sempre dell’ex governatore ligure.
Dopo uno scontro acceso sui giornali fra i due, Natale e Burlando si sono ritrovati di recente a pranzo per pacificare gli animi di una sinistra che ha bisogno di trovare nel Partito democratico l’animo di coesione e sintesi. Operazione ad oggi tutt’altro che facile e dal breve respiro.
Con lo spostamento a sinistra del partito nazionale, le mosse di Natale fotografano un Pd ligure che segue l’onda nazionale, ma cercando di inglobare il più possibile i notabili del passato e di perdere il meno possibile in quel centrismo cattolico di animo a sinistra che a Genova e in Liguria fonda radici assai importanti.
Un’operazione che forse giusto un non genovese potrebbe portare a compimento, in questo momento di dissapori vecchi e nuovi, antichi sgarri, patti suggellati e infranti. Con la battuta facile di chi il pacco lo aspetta sotto l’albero. “Tutto sta a che sorpresa ci troveremo dentro”, chiosa uno degli esponenti più critici del partito.