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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Cronache da Genova – Il ballottaggio di Sestri sarà decisivo per tanta politica regionale

A sfidarsi saranno Marcello Massucco e Francesco Solinas: ora è il momento dell’intreccio delle alleanze tra gli sconfitti
Il Municipio di Sestri Levante conteso tra Massucco e Solinas
Il Municipio di Sestri Levante conteso tra Massucco e Solinas
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di FABRIZIO DE LONGIS

Il ballottaggio delle comunali di Sestri Levante spalanca la porta delle alleanze regionali. Dopo il risultato di lunedì pomeriggio che ha sancito la sfida a due per il comune tigullino, la settimana regionale inizia con il fermento politico che è in grado di rianimare i corridoi delle istituzioni. Sia dal lato di chi ne è uscito con una mezza vittoria, sia di chi assapora l’amara sconfitta. Vale a dire la visceralità dei politici in corsa. Da sorrisi e complimenti, a veri e propri abbracci o sfottò.

E il bello è che forse gli abbracci maggiori e più sentiti si sono visti fra avversari storici, più che fra i compagni di partito o coalizione. Così martedì a Genova sono iniziate le mosse dello scacchiere politico ligure.  Nel mirino soprattutto due comuni: Ventimiglia Sestri Levante.

In palio altrettante segreterie regionali di partito. Premessa ad ogni discorso che riguarda i due comuni in gioco, la frase di rito: “nulla è deciso”. Insomma, la politica si fa interessante quando regala sorprese e apre alle sfide intense e combattute, come quelle delle due settimane di campagna elettorale da ballottaggio cittadino.

Lo schema, ripetono tutti, anche nel caso sestrese, è quello della spada di Damocle: un voto secco, pro o contro. “C’è voglia di cambiamento”, ribadiscono da una parte. “Servono certezze”, proseguono gli altri.  Così a saltare sono quasi tutti gli schemi. O forse no.

Terminato l’ennesimo caffè alla macchinetta automatica del consiglio regionale, offerto di rito dai vincenti, definitivi o parziali, lo spauracchio di tutti resta il concreto rischio di una scarsissima affluenza (fra il 30 e il 35%). Soprattutto con la previsione di un voto compreso in una domenica di fine maggio, probabilmente soleggiata e già da primi bagni in mare, e un lunedì mattina in ufficio sognando quello stesso mare.

Perché il voto basso non piace né a chi se ne vede danneggiato, né, in fondo, a chi può ottenerne un vantaggio. La liberà è partecipazione, cantava Gaber.

Così la partecipazione sarà il tema decisivo anche per Sestri Levante, sostengono i molti politici levantini presenti a Genova. Con Marcello Massucco, candidato della sinistra che rientra sotto il grande ombrello del Partito democratico, favorito dalla bassa affluenza, sfidato dall’outsider centrista (un poco a destra), Francesco Solinas, che almeno una parte dell’elettorato scontento del centrodestra, dovrà riuscire a portarlo alle urne.

Il tutto in una Sestri Levante che martedì mattina si è svegliata presa da un fermento che non si assaporava da decenni. Decenni passati in un consolidato (e un poco soporifero) regno del centro sinistra.

Ad animarlo tre fattori decisivi. Primo fra tutti, il terzo posto di Diego Pistacchi, candidato ufficiale del centrodestra, con tanto di simboli di partito e politici nazionali e regionali al seguito (che sembrano essere stati ben poco influenti in termini di voti).

Secondo, lo spostamento dei piatti della bilancia dei voti, con un Massucco stimato (anche da lui stesso) sopra il 40%, più vicino al 45, che si arresta alla soglia del 35% (34,99). Mentre l’avversario Solinas, sottostimato al 23% circa (con dubbi sondaggi che lo davano persino all’11%), che conquista quasi il 29% (28,82).

Ma soprattutto, a contare sembra essere il terzo punto: ossia lo spostamento di quell’elettorato centrista di radici socialdemocratiche e cattolico-sociali, che storicamente a Sestri Levante ha trovato casa nella coalizione di sinistra, che a questo turno ha optato per un candidato fuori dagli schemi di partito, ossia ‘l’ingegner Solinas’, come oramai viene chiamato in città. Va dato atto che Massucco non ha simboli di partito con sé, ma la segretaria regionale del Partito democratico, Valentina Ghio, sindaca sestrese uscente, è stata capolista della lista principale fra le cinque in suo sostegno (che da sola è valsa circa il 25% dei voti, con molti organici democratici nelle sue fila).

A pesare, parrebbe, anche la visita della segretaria nazionale dem, Elly Schlein, con tanto di sfilata per il centro città. Infatti, se un effetto Schlein sembra essersi registrato, è stato però quello della cospicua perdita di voti, proprio da parte di quell’elettorato moderato di cui Massucco e Ghio non sembrano aver avuto adeguata percezione. E che contrasta pienamente con il nuovo corso del partito.

Ora, però, spetta agli altri schieramenti e candidati (in totale i candidati sindaci erano sette, con quindi cinque di questi da collocare), che dovranno scegliere come indirizzare i propri elettori. Purché gli elettori si facciano indirizzare. Questa la tesi rivelatasi sostanzialmente molto veritiera nelle urne sestresi: i cittadini votano secondo coscienza e non secondo ordini o indicazioni.

Ma le alleanze in politica contano, e a Sestri Levante per portarle a casa resta da dirimere una matassa molto intricata.

Dal lato di Massucco si misurano l’inconsistenza di talune alleanze di coalizione, come la chiavarese Partecip@ttiva, che per voce del proprio presidente rivendica il risultato di 35 voti, ossia lo 0,425% (per carità, in democrazia ogni voto ha uguale dignità), fino all’esclusione (ereditata) del già vicesindaco Giorgio Calabrò, forte del suo 4,18%. A cui il telefono nelle ultime ore squilla di frequente con chiamate in arrivo da parte di diversi esponenti democratici. E la risposta sembra essere sempre la stessa: assessorato ai Lavori pubblici.

Per non parlare dell’avvicinamento a Nicola Rollando (sinistra radicale), che vanta un goloso 5%, con però la coscienza che un’alleanza con Rollando spaventerebbe i centristi moderati rimasti con Massucco, i quali potrebbero abbandonarlo. Centristi moderati messi nel mirino elettorale dal candidato sindaco già da mesi, con un’alleanza costata non pochi mal di pancia in città (con almeno tre spaccature dello strategico serbatoio elettorale di Riva), e che non può essere facilmente messa in gioco. Soprattutto contro Solinas e dopo la cocente e storica sconfitta di Camogli, animatasi proprio sullo schema centrista allargato.

Per Solinas, invece, la scelta sembra quella di portare con sé i tanto stigmatizzati partiti. “Noi non cerchiamo nessuno. Al massimo parliamo solo con Toti”, spiegano dalle fila dei suoi candidati. E proprio il governatore regionale Giovanni Toti sembra essere sceso in campo per siglare un accordo chiaro: Solinas rappresenta il centrodestra in questa sfida sestrese.

Perché la roccaforte rossa del Tigullio fa troppa gola per perdere la più chiara e concreta occasione da decenni, di strapparla al centrosinistra. In particolar modo a un centrosinistra targato segreteria regionale del Pd (con non pochi tifosi democratici genovesi che vorrebbero, da questa eventuale sconfitta, mettere finalmente al voto questa stessa segreteria – martedì a Genova erano in molti nel partito ad affilare qualche coltello tirato fuori dal cassetto, con sopra inciso Camogli e Sestri Levante). 

Dal lato di Solinas, però, non sembrano pochi gli ostacoli da gestire. Primo fra tutti la posizione di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni, in Liguria registra la guida del deputato Matteo Rosso. Guida che appare sempre più in discussione, in primis per la scelta iniziale di andare contro Claudio Scajola a Imperia (ritirata su indicazione diretta della stessa Meloni, una volta sentito Ignazio La Russa), e che oggi potrebbe conclamarsi con la sconfitta di Sestri Levante. “La candidatura di Pistacchi non l’ha voluta la segreteria regionale, ma il circolo cittadino”, fanno sapere da ambienti vicini a Rosso che nelle ultime ore sembra tentare lo smarcamento completo, complice anche il fatto  di far esporre in merito, il fidato consigliere regionale Stefano Balleari.

Anche se il primo a ricordare che c’è stato chi ha imposto i simboli di partito e un candidato diverso da Solinas (diktat di Rosso), con la sola volontà di misurarsi, è proprio Toti in diretta televisiva post voto, definendo lapidariamente questa spaccatura: “un errore”.

Così fra molti il sospetto rimane, che Rosso possa tifare per una vittoria di Massucco, per ridimensionare l’eventuale debacle targata a suo nome (con chi si spinge persino a ipotesi di reciproco vantaggio, in un accordo con Valentina Ghio).

E ciò avviene mente quasi tutti attendono dal candidato Pistacchi una parola decisa in merito su chi voterà (se voterà), fra Massucco e Solinas. “Assurdo che non si sia ancora espresso con chiarezza”, ribadiscono da tutte e due le parti del fronte a destra della linea di mezzaria. Ma una cosa è certa, la sfida fra Rosso e La Russa (che in Liguria vanta solidissimi rapporti, a partire da Toti stesso e compreso un assessore regionale in corrente, nonché lo storico desiderio di guidare i destini del partito regionale), sembra essersi acuita con la gestione sestrese. In ballo poi resta lo schema Muzio. Perché non è un segreto che dietro la candidatura di Solinas ci sia il forte sostegno del consigliere regionale Claudio Muzio, esponente forzista. Muzio, rivendicava martedì a Genova, si è persino dimesso da consigliere comunale a Casarza Ligure (dove è stato sindaco per due mandati), per candidarsi a Sestri Levante. Scelta criticata da molti nel centrodestra, ma che gli è valsa il secondo posto per preferenze, 268, dopo l’ex sindaca Ghio, a quota 332 (risultato, quello di Ghio, che sembra aver deluso molti, a partire dai vertici territoriali del partito che pare si aspettassero quota 500 preferenze).

In secondo luogo, la figura di Muzio è stata indigesta a più di un esponente della maggioranza regionale, dai rappresentati del movimento totiano Cambiamo (strappo già ricucito alle ore 10.34 di martedì mattina con tanto di telefonata del presidente su cellulare di uno dei suoi consiglieri, passata poi in vivavoce con Muzio), a quello tutto forzista con Roberto Bagnasco, onorevole ed ex sindaco di Rapallo, nonché padre dell’attuale primo cittadino e segretario regionale del partito. In palio proprio la segreteria regionale azzurra, e la conseguente vicinanza a Silvio Berlusconi (che il Tigullio ama particolarmente, insieme a tutta la sua famiglia).

Allo scorrere innumerevole dei caffè, però, in questo dedalo di simpatie trasversali e sguardi al vetriolo, il discorso torna al voto. A quello da conquistare, misurato su quello svoltosi. Perché la scarsa partecipazione di domenica e lunedì ha segnato un altro dato (in linea con quanto avvenuto negli ultimi anni in Italia): ossia il drastico calo delle preferenze.

Perché un fatto è chiaro, le liste dei candidati, salvo poche eccezioni, non hanno trainato quanto ci si aspettava. Soprattutto su nomi influenti in città. E ciò pone, da tutte e due le parti, timori sulla capacità di riconquistare in maniera capillare i voti già espressi. Che i cittadini tornino alle urne senza il richiamo di dover votare per amici e parenti, a farla breve.

In special modo quando i posti in giunta, o la guida dell’ambita e discussa partecipata Mediaterraneo, sono da assegnarsi fra gli stessi candidati scarsamente votati.

Così, a fine giornata c’è chi il destino di Sestri Levante (e proprio), prova a leggerlo nei fondi del caffè della macchinetta automatica del consiglio regionale. Posta in fondo al corridoio, un poco a destra o  a sinistra, a seconda da dove la si guardi.

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