di FABRIZIO DE LONGIS
Una metropolitana che colleghi il Tigullio a Genova. Si tratta del modello di congiunzione fra il nostro territorio e il capoluogo che il magnifico rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, ha identificato come necessario durante il congresso del quinto compleanno di ‘Piazza Levante’ tenutosi a Chiavari venerdì 31 marzo.
In breve, se vogliamo sviluppo economico, come nel caso del Tunnel della Fontanabuona, servono le infrastrutture che ne agevolino lo scorrimento. Un principio cardine dell’economia e che dovrebbe consentire ai cittadini del Levante di raggiungere Genova, non più con l’ottica di abbandonare un territorio, per raggiungerne un altro, magari quotidianamente per studiare proprio all’università, o per lavorare, ma di spostarsi all’interno di un territorio unico.
Un’idea che sembra navigare fra sogno e realtà. E quindi deve restare un sogno, o l’asticella può pendere verso la realtà?
La mobilità pubblica fra il Tigullio e Genova oggi è ascrivibile solamente ai treni regionali, con l’aggiunta di qualche intercity. Tempo medio, da Chiavari o per Chiavari, 45 minuti (con i treni più veloci sui 30 minuti, e quelli più lenti che superano l’ora). Insomma, non proprio il modello metropolitano indicato da Delfino.
È dura, quindi, da venire l’idea che un cittadino del Tigullio, nel muoversi verso Genova, percepisca di spostarsi agilmente all’interno di un territorio unico, come succede, invece, nell’hinterland di numerose città europee. Con tutte le influenze sociali ed economiche che ciò comporta.
Guardando a quello che Genova si sta approcciando ad affrontare, nella rivoluzione della propria mobilità pubblica cittadina, è però legittimo chiedersi se il Tigullio e l’intero levante cittadino vengano considerati quali appendici fisiche, economiche, sociali e concettuali del capoluogo.
Prima dell’estate, infatti, a Genova verranno aperti numerosi cantieri dedicati a questo riassetto del trasporto urbano. Il nome scelto per quest’operazione è Quattro assi (asse Centro, asse Levante, asse Ponente e asse Val Bisagno). Un maxi appalto integrato da 177 milioni di euro che il Comune ha assegnato al raggruppamento temporaneo d’impresa formato da ICM, capogruppo che coordinerà tutto l’intervento ed è specializzata nelle opere edilizie e infrastrutturali, da Leonardo, azienda leader nell’alta tecnologia e nell’integrazione di soluzioni multidominio, e da Colas Rail, player internazionale specialista nei sistemi di elettrificazione.
L’obiettivo, con fondi del Ministero dei Trasporti e risorse Pnrr, è quello ambizioso, più volte portato avanti (e in più campi), dal sindaco Marco Bucci, di cambiare il volto della città sotto il punto di vista della mobilità pubblica.
Uno sforzo che ha visto mettere insieme eccellenze internazionali per un progetto di grande importanza.
Infatti si sta parlando di un nuovo sistema di trasporto elettrico basato sul rinnovo della flotta di mezzi in dote all’azienda pubblica di trasporto Amt (la stessa che però serve anche il Levante genovese). In totale saranno acquistati 145 tra filobus e bus elettrici e oltre 300 pensiline e fermate intelligenti serviranno i 96 chilometri dei Quattro assi. In aggiunta saranno riqualificate le rimesse. Il tutto per ottenere “un trasporto pubblico più efficiente e ad emissioni zero: un traguardo che farà della nostra città in un modello nazionale di sostenibilità ambientale”, come affermato dall’assessore comunale ai trasporti, Matteo Campora.
Ma non sono solamente questi gli interventi che a Genova, vuoi per i fondi Pnrr, del Ministero dei Trasporti, o di Autostrade, vedranno una rivoluzione ancora più ampia della mobilità. In piedi, infatti, progetti come il tunnel subportuale (che attraverserà il bacino del porto antico) e lo Skymetro (monorotaia dedicata alla Val Bisagno).
Nell’insieme di questi fondi, però, va notato come nulla sia previsto per il miglioramento e il rafforzo della mobilità pubblica dedicata al Levante. Quindi, una volta a Genova la mobilità pubblica verrà radicalmente mutata, ma per arrivare a Genova serviranno sempre i tre quarti d’ora di regionale canonici. Non proprio una rivoluzione per chi vive fuori dal capoluogo. Il modello lombardo della metropolitana cittadina di Milano che arriverà fino a Monza, non è propriamente in orizzonte (21 chilometri, mentre la distanza fra le stazioni del treno di Chiavari e Genova Nervi è inferiore ai 24 chilometri).
Unico intervento che oggi sembra essere allo studio di un’analisi congiunta con Genova, in forza al fatto che compete ad Amt, quindi a quella che è l’azienda di tutto il trasporto provinciale, sembra essere la creazione di hub di interscambio a Recco. Idee per ora solo su carta e che, sostanzialmente, vorrebbe dire invitare gli automobilisti che provengono da Levante, a lasciare la macchina a Recco per prendere l’autobus, o i pendolari a scendere dal treno, per la medesima opzione.
Non propriamente la più suggestiva delle soluzioni, visto che da Recco a Genova Brignole, in macchina, servono circa 35 minuti, sia sulla costa, sia in autostrada (traffico permettendo). Con i treni la distanza verrebbe percorsa nel tempo medio dei medesimi circa 35 minuti (con un apice a 44, va notato, ma un tempo ridotto anche a 22 minuti, sempre su treno regionale).
Se si considera la minore velocità di un autobus, con fermate annesse, non di certo un vantaggio in termini di mobilità agile e rapida. Con il dettaglio non irrilevante che si sta parlando di coprire una distanza di circa 15 chilometri. Mentre la linea M1 della metropolitana di Milano, 27 chilometri e 38 stazioni, richiede 45 minuti di percorrenza.
Insomma, al Levante non sembra proprio, ad oggi, dedicato quello sforzo da rivoluzione e da modello nazione evocata per Genova dall’assessore Campora. Con buona pace dei pendolari.