di FABRIZIO DE LONGIS
I destini di Forza Italia e dei forzisti solleticano gli appetiti politici liguri.
A seguito della scomparsa del fondatore e storico leader, Silvio Berlusconi, anche in Liguria gli assetti del partito e i destini dei suoi esponenti attraggono più di un interesse all’interno dello scenario politico.
Nel mentre il partito regionale vive una pace siglata in onore di Berlusconi, gli animi sembrano ribollire sommersi.
In campo restano, infatti, rancori, vecchi sgambetti e visioni contrastanti che le differenti anime dei forzisti non sembrano voler dimenticare. Anzi, ad oggi, paiono appena coperti da una coltre di strategia attendista, ma pronti ad essere dissotterrati in un attimo.
In campo, nella migliore delle vincenti espressioni figurative berlusconiane, due contendenti principali. Da un lato il segretario regionale in carica, Carlo Bagnasco. Dall’altro il capogruppo in Regione, Claudio Muzio.
Il contendere fra i due non è un segreto e in maniera animosa contraddistingue il partito oramai da alcuni anni. Soprattutto da quando, anno domini 2020, il già allora segretario regionale Carlo Bagnasco, proprio in campagna elettorale per le regionali, con Claudio Muzio in corsa per la riconferma del proprio scranno in via Fieschi, appoggiava apertamente la candidatura di Salvatore Alongi. Noto oculista e già politico di Rapallo, casa di Bagnasco.
Ma lo scontro fra i due esponenti forzisti sembra essere anche di natura prettamente politica, nel segno di visione e rappresentanza, compresso fra due spinte storicamente contrastanti del partito berlusconiano. Da un lato la rappresentatività dall’alto, fra aspirazioni internazionali, profilo istituzionale e cultura politica, con tutto quel mondo che dipendeva dalla diretta emanazione del presidentissimo. Dall’altro lo spirito popolare, dal basso, che pesca e rivendica i voti fra sagre, caffè ai bar di bocciofile e circoli dei pescatori, e si pone l’obbligo della concretezza prima della raffinatezza.
Per farla breve, le due storiche anime di Berlusconi, leader internazionale e cantante di canzoni dialettali. Equilibrio che da sempre riusciva solamente a lui.
A fare da paciere fra queste due spinte contrastanti liguri, pare sia stato direttamente il neo segretario Antonio Tajani.
Mentre il vicepremier si è impegnato a ricucire le anime nazionali e ad ereditare un ruolo assai complicato, ha scelto la Liguria come una delle tappe che lo hanno guidato al congresso del partito. Giunto, infatti, a Genova e proprio a Rapallo prima della convention nazionale, pare abbia imposto a Bagnasco e Muzio la tregua. Per uno scontro che di recente aveva raggiunto un apice con la vittoria di Francesco Solinas, candidato indipendente centrista, alle elezioni comunali di Sestri Levante. Con Bagnasco, Carlo, unito al padre Roberto (unico parlamentare ligure forzista), a sostegno del candidato ufficiale di centrodestra (il giornalista Diego Pistacchi), e Muzio in fuga solitaria a sostegno di Solinas. Con tanto di vittoria proprio di Solinas ed elezione dello stesso Muzio a consigliere comunale di maggioranza.
Una battaglia che sa di Tigullio al cento per cento, ma che di recente ha visto riassettare gli equilibri su Genova.
Infatti, proprio a seguito della visita di Tajani nel capoluogo e il successivo congresso romano del partito, ad emergere per la possibile guida del partito ligure, è il nome di Mario Mascia.
Avvocato classe 1972, Mascia è un assessore di peso della giunta guidata da Marco Bucci a Genova. Deleghe importanti quali Urbanistica, Edilizia privata e Sviluppo economico. In ottimi rapporti con il sindaco e con tutta la maggioranza. Simpatico alla minoranza. Mascia è uomo di intese e di confronto pacato. Da tempo operativo al vertice di una creatura molto cara al sindaco genovese: ossia la Business unit. Una struttura di insieme di tutti i dipartimenti comunali che affronta unitariamente i progetti pubblici e privati dedicati allo sviluppo economico genovese.
Ruolo, quest’ultimo, che lo ha condotto nelle grazie di Bucci, ma non solo.
E proprio questo profilo dell’avvocato Mascia, pienamente e radicalmente forzista, sembra essere balzato all’attenzione di Tajani, il quale pare desideroso di insignirlo del ruolo di vertice del partito regionale. Un’operazione che riporterebbe i destini di Forza Italia ligure sulla baricentrica Genova e porrebbe una tregua tra Bagnasco e Muzio.
In quest’ottica, dopo il passaggio di guida del Partito democratico ligure, dalla sestrese Valentina Ghio, allo spezzino Davide Natale, il Tigullio potrebbe perdere il secondo leader regionale di partito (rimane il chiavarese Roberto Traversi per il Movimento 5 Stelle). Con una notevole perdita di influenza politica del territorio a livello ligure.
Piccola nota non indifferente, Mascia ha visto i suoi esordi politici genovesi godere del sostegno di Roberto Bagnasco, con il quale festeggiò l’elezione a consigliere comunale di maggioranza del primo mandato di Marco Bucci. Anno 2017. Per poi siglare un chiaro accordo di reciproco aiuto con Claudio Muzio a partire dal 2019, in vista delle regionali 2020, fornendo un sostegno di voti decisivo a Muzio su Genova (uno dei motivi più chiari per cui vinse lo scontro interno con Alongi). Ad oggi, però, il principale supporter di Mascia sembra essere l’avvocato ex deputato forzista, Roberto Cassinelli. Uomo caro proprio a Tajani.