di ROSA CAPPATO
“Per noi nessun coinvolgimento, continuiamo a rimanere nell’ombra”. Così si esprime Isaura Brichetto, presidente del comitato ‘CaligoSuCamogli – Lunedì 22.2.2021’, un centinaio di membri, parenti delle persone disperse in mare dopo il crollo di lunedì 22 febbraio 2021. Una data indelebile, soprattutto per chi non potrà più piangere davanti a una tomba.
Il comitato, nato su iniziativa di più di venti famiglie, si costituì circa un mese dopo il crollo, sabato 6 marzo 2021, evento che per molti era annunciato già da un decennio. Il nome è ispirato alla ‘caligo’, la spessa nebbia ligure, che copriva il borgo proprio il giorno dell’accaduto.
Il Comitato cittadino ha lo scopo di difendere la memoria e tenere vivo il ricordo degli accadimenti che hanno così duramente e irreparabilmente colpito Camogli: “Nel suo patrimonio di identità individuale, familiare, sociale, storico, artistico, culturale, naturale e nei valori di un’intera Comunità”, individui che si considerano ‘vittime’ in attesa di giustizia dei 415 dispersi in mare.
Ogni mese ‘Caligo’ prepara una cerimonia simbolica per rammentare le perdite, con fiori, palloncini, canzoni, momenti di raccoglimento. In occasione della triste ricorrenza, sabato 22 ottobre, è stato piantato un piccolo ulivo, in via Castagneto Seià, che germogli per sempre ‘per ricordare i propri cari risorti e passati alla vita eterna’, scelta con ‘profondo significato di pace, riconciliazione, giustizia e sapienza’.
Priorità assoluta, a distanza di quasi due anni, è dare voce all’esigenza della collettività, di ricevere informazioni in tempo reale sulle attività di recupero e di identificazione delle salme, di conoscere cosa sarà dei corpi e dei resti dei loro defunti una volta rinvenuti. Sebbene ‘CaligoSuCamogli’ chieda da tempo di essere riconosciuto dall’amministrazione come entità reale e attiva, auspicando coinvolgimento e chiarezza, onestà e trasparenza, partecipando a tutti i tavoli sulla questione, di fatto vive nell’ombra e non è parte delle decisioni assunte sulle sorti dei propri cari e del cimitero stesso, oggetto ancora di mutamenti.
Dei riconoscimenti se ne occupa, attraverso schede e Dna, forniti dai parenti, il Policlinico San Martino-Università di Genova in convenzione col Comune di Camogli, lavoro assai lento. Il mese scorso i numeri sui riconoscimenti, a così tanta distanza dai fatti, erano ancora bassissimi: 55 le salme, resti e ceneri ritrovate e riconosciute nell’immediatezza dell’evento; 19 salme identificate senza analisi genetico forense; 17 identificate con esame genetico forense e 91 tra salme, ceneri e resti identificati.
“Senza nome ci sono almeno 250 persone. – ci tiene a sottolineare Brichetto, come gli altri del Comitato aggiornata dell’evoluzione dell’iter solo dai media – e quando si legge di ‘recuperi’ con numero superiore a 200, non si tratta di persone, bensì di resti: ossa, piccoli frammenti, accenni di testimonianze”.
A oggi non è chiaro come potranno essere ricomposte al cimitero. Eppure i solleciti di un coinvolgimento non sono mai mancati. In una lettera del 6 giugno, i parenti hanno scritto al sindaco Francesco Olivari: “Ci rivolgiamo a lei con questa nostra nell’impossibilità di un colloquio e in quanto, purtroppo, apprendiamo continuamente ogni sua decisione dalla stampa… Non vogliamo soffermarci sul profondo dolore che ha colpito i parenti a causa di un tale evento rovinoso, tuttavia anche chi ha una diversa visione della vita oltre la morte comprende la profondità della questione etica che ci spinge a manifestarle il nostro stato d’animo… Ci permetta di sottolineare quanto sia importante per molte persone la presenza del sepolcro per ciò che esso rappresenta. Le persone non dimenticheranno certo i loro congiunti che vivono ora la vita eterna, ma molti non avranno una salma degnamente sepolta su cui piangere. Anche solo questi pensieri e un tale dolore avrebbero dovuto indurla a cercare, per quanto possibile, un dialogo con i parenti delle salme crollate. Ci sorge il dubbio che lei abbia identificato il Comitato come un giudice volto ad attribuirle la responsabilità del crollo. Sul punto si sbaglia, questo compito spetta esclusivamente alla magistratura nelle sedi competenti, nessuno di noi ha la pretesa di ergersi a giudice. Tuttavia, ci permetta di dirle che il suo comportamento successivo al crollo è sorprendente e certamente non condivisibile. Come è possibile ignorare la costituzione di un interlocutore che rappresenta un gruppo di cittadini? Ancora una volta, aspettiamo da lei un segnale di umana pietà per le persone colpite da questa tragedia e le chiediamo risposte vere perché i cittadini meritano sempre e comunque risposte. La invitiamo ancora una volta a concordare e condividere con il Comitato le decisioni che riguardano i nostri cari”.
A novembre, l’ultimo atto, una richiesta tramite Pec, Posta certificata, sia in Comune che a Medicina legale e da quest’ultima è giunta la risposta che i tempi e le operazioni in corso sono lunghi e quindi sono ancora 50 le salme per le quali non è ancora stata fatta alcuna associazione con Dna.
“Per la commemorazione dei defunti abbiamo sottolineato che di tanti fiori presenti al nostro cimitero, davanti alla camera mortuaria che custodisce ancora in sacchi neri tante persone senza identità, non ce n’era alcuno. Sul fronte della progettualità, poi, non siamo mai stati coinvolti”. In città già si ipotizza la realizzazione di un monumento, una sorta di obelisco, che potrebbe essere eretto a ricordo delle persone mai riconosciute però: “Nessuno ci ha mai chiamato e chiesto se questo possa essere nostro desiderio e nessuno ci fa sapere quale sarà poi il modo in cui vorranno ricordare i nostri parenti. Non ci interessa un obelisco, bensì un incontro con gli amministratori comunali, invece dell’ombra in cui ci hanno relegato. Ma non ci arrendiamo. La nostra sofferenza resta, così come quella di chi ha saputo di un riconoscimento, ma ancora oggi non sa che fine farà il suo caro. Forse sperano che il tempo possa appianare il nostro dolore, ma sbagliano, perché non si placa”.
Olivari, che non ha mai risposto, va verso un processo, insieme ai due suoi predecessori, Italo Mannucci e Giuseppe Maggioni, oltre i funzionari comunali: Maurizio Canessa e Gianluca Solari. La Procura di Genova, con il pm Fabrizio Givri e quello aggiunto Paolo D’Ovidio, ha commissionato una relazione a Claudio Scavia, docente di geologia presso l’Università di Torino, per l’incidente probatorio, fissato il 20 ottobre e poi slittato al 14 novembre. L’obiettivo è capire le cause del crollo e quanto fosse eventualmente ‘difficilmente prevedibile’, anche perché già nel 2014 il dipartimento di Scienze della terra di Genova, aveva già puntato i riflettori sulla fragilità della falesia su cui poggia il camposanto del centro. Il Comitato, dunque resta in attesa. Per informazioni ed adesioni scrivere a: caligosucamogli@libero.it.