di FABRIZIO DE LONGIS
I trasporti pubblici a Genova e nel Tigullio sono a rischio? È questa la legittima domanda che martedì è nata a Genova a seguito delle dimissioni del presidente di Amt, Marco Beltrami.
Il problema non è di quelli indifferenti: ad Amt mancano i soldi per chiudere il bilancio.
Il mancato apporto degli incassi da bigliettazione causato dalla pandemia sembrerebbe essere ancora il problema centrale, per un ammanco che pare sfiorare i 70 milioni di euro su un bilancio complessivo che supera non di molto i 210. Nel contempo il sindaco Marco Bucci spinge per la gratuità dei trasporti mentre dal Governo è ancora mancante il fondo di ristoro. Somma delle parti che per Beltrami ha messo a rischio la tenuta di Amt (e quindi dei servizi di trasporto pubblico che offre). La conseguenza di tutto ciò è stato il definitivo logoramento del rapporto fra Bucci e Beltrami, mai stato idilliaco, e si è così arrivati alla rottura sancita con le dimissioni rassegnate martedì mattina.
Dietro l’uscita di Beltrami vi è una diversa visione del ruolo del trasporto pubblico. Per l’ex numero uno di Amt, cresciuto nella scuderia dell’ex senatore e professore Enrico Musso, la gratuità dei servizi è insostenibile. Per il sindaco Bucci, invece, è l’obiettivo da raggiungere. Obiettivo molto criticato dalla politica ma tanto apprezzato dai cittadini.
Infatti già da lungo tempo in città gli ascensori pubblici non si pagano più e anche gran parte della fascia oraria della metropolitana è scevra da bigliettazione. Ma la volontà del primo cittadino sembra essere quella di arrivare a una gratuita complessiva, con il passaggio a una flotta di autobus totalmente elettrica e l’avvio di importanti opere infrastrutturali cittadine come lo Sky Metro: la monorotaia che, viaggiando sugli argini del Bisagno, dovrebbe collegare i cittadini della valle a Brignole in circa 15 minuti.
Si tratta di opere e scelte che rientrano in un ridisegno complessivo della mobilità cittadina (la volontà sarebbe anche quella di creare parcheggi di interscambio per l’acceso in città sul modello di Famagosta a Milano).
Ma in tutto questo ridisegno della mobilità genovese, con le dimissioni di Beltrami, torna in gioco la palla del levante.
La storia che riguarda il Tigullio è vecchia, semplice e spregiudicata. Mentre i trasporti pubblici cittadini a Genova, autobus, ascensori, battelli e in ultimo metropolitana, sono storicamente in sofferenza, nel Tigullio, gli autobus (perché solo questi ci sono), funzionano e bene. Con un bicchiere bello pieno e uno che perde acqua, ciclicamente si è proceduto a due fasi, incorporare e scorporare. Sostanzialmente, l’azienda genovese con i conti in perdita, incorporava l’azienda del Tigullio con i conti in utile. Ne assorbiva questi utili fino a tornare in debito come compagnia unica, successivamente scorporava i debiti creando nuovamente una compagnia del Tigullio su cui scaricarli. La quale, con le sue capacità, pareggiava i debiti, tornando in utile. Mentre a Genova si bruciavano gli utili sottratti al Tigullio e si tornava in debito, per poi procedere ad un nuovo accorpamento. Pratica più nota in inglese con i termini good e bad company.
Ed oggi che il trasporto pubblico genovese e tigullino vivono la fase di convivenza in un’unica società, l’eventuale problema della tenuta dei conti e quindi dei servizi offerti, non è un problema su cui il territorio sembra essere indifferente, con un servizio diviso in valli e per poli centrali e cruciali come quello scolastico chiavarese.
Perdere, infatti, efficienza sul servizio di trasporto pubblico a Genova, ha ovvie conseguenze su una fetta importante di popolazione, ma le tratte principali resterebbero sempre garantite, consentendo una solida capacità di trasporto. Il problema, invece, può riguardare i territori periferici del levante. Valli e piccoli comuni spesso visti comuna zavorra, nella gestione dei servizi pubblici. In special modo quando si tratta di trasporti. Ma poi portati in palmo di mano per la tipicità e le tradizioni.
Immaginare, in sostanza, che un territorio virtuoso come il Tigullio, debba andare in sofferenza per cause non sue, sembra una storia già vista e rivista.
Le dimissioni di Beltrami, quindi, squarciano un problema irrisolto di un’azienda che negli ultimi anni ha avviato servizi utili come l’abbonamento integrato e si è anche spinta in settori come la gestione dei parcheggi, data la sempre crescente integrazione dei servizi con Genova parcheggi, ma che ha più volte manifestato la sofferenza della gestione di bilancio, come nel caso delle multe, per la gran parte non riscosse, o le compensazioni con Ferrovie dello Stato.
Ora sarà compito del successore di Beltrami chiarire i punti centrali dello stato di Amt, partendo proprio dalla gestione dei servizi di trasporto dei territori più virtuosi, come il Tigullio, e che quindi non meritano un capolinea.