Per i tipi dell’editore Internòs di Chiavari, guidato da Goffredo e da Roberta Feretto, è uscito nei giorni scorsi un libro di rilevanza nazionale. Sandro Antonini, uno degli autori di punta della casa editrice, ha dato alle stampe il suo ‘Generali e burocrati nazisti in Italia: 1943-1945. Gli interrogatori dei vinti’, dove per la prima volta viene raccontata la Storia secondo un’altra versione, quella appunto degli sconfitti. Merito della passione e del rigore scientifico di Antonini, che ha avuto accesso e poi ha studiato gli archivi americani. Ne viene così fuori un lavoro prezioso e assolutamente inedito, che lo stesso autore presenta con le sue parole nell’articolo qui sotto.
di SANDRO ANTONINI *
Questo libro, unico nel suo genere, è reso possibile dalla consultazione delle fonti depositate ai National Archives and Record Administration (NARA), fondati nel 1934 a College Park, in Maryland, Usa. Costituiscono l’impalcatura fondamentale del lavoro i verbali degli interrogatori di importanti gerarchi nazisti e dei loro subordinati, distaccati dal comando supremo, l’OKW, a operare in Italia tra il 1943 e il 1945.
Come recita il sottotitolo, è una storia che si dipana sui racconti dei vinti, commentati e rivisti; in particolare, dei responsabili di maggior livello presenti nel paese, come il maresciallo Albert Kesselring, capo delle forze militari, il generale Karl Wolff, capo delle SS e della polizia, l’ambasciatore preso il governo di Salò Rudolf Rahn e, per un certo periodo, Fritz Sauckel, addetto alla spasmodica ricerca di lavoratori da inviare in Germania, con le buone o con le cattive, cioè attraverso la loro deportazione.
A questi si aggiungono altri personaggi, di importanza variabile, come il generale Siegfried Westphal, capo di Stato Maggiore del quartier generale tedesco, il colonnello Ernst Zolling, capo del controspionaggio nello stesso settore, il fiduciario di Wolff, ovvero l’SS Eugen Dollmann e così via.
Ne risulta un quadro composito e un tragico affresco, che caratterizza una presenza costata alla popolazione lacrime, sangue e decine di migliaia di caduti. Perché oltre ai citati, che forniscono la loro testimonianza a Norimberga prima del grande processo, compaiono nomi tristemente famosi, che hanno già svolto compiti terribili in altri paesi, contribuendo alla tragedia dell’Olocausto. Parecchi di criminali di guerra, specie SS; hanno alle spalle colpe incancellabili, e durante la lotta antipartigiana, senza farsi scrupoli di sorta, sono responsabili di massacri ai danni di inermi cittadini, di donne e bambini, di stupri, di incendi di paesi, di deportazioni. Operano con i loro gruppi in qualche misura addestrati allo scopo, protetti da ordini che ne garantiscono l’impunità qualunque siano i metodi adottati, cui si aggiungono anche soldati e militi italiani: Decima mas, Guardia nazionale repubblicana, Brigate nere, reparti delle quattro divisioni rientrate dalla Germania, che avrebbero dovuto costituire le fondamenta del nuovo esercito repubblicano e che invece sono spesso impiegati come rastrellatori al fianco dei nazisti.
Poi la guerra termina in Europa, la sconfitta del Reich è totale e per alcuni – pochi, se si pensa che le sole SS arrivano a contare, nel 1944, oltre ottocentomila individui – comincia la resa dei conti. Prigionieri degli Alleati, sono chiamati a rispondere del loro operato. Non è affatto semplice, per chi li ascolta, stabilire dei punti di appoggio per il passaggio successivo, il processo.
Ciò che risalta è che gli interrogati tacciono la verità anche di fronte all’evidenza, si trincerano dietro un muro di “non ricordo” quando debbono affrontare argomenti scabrosi, per esempio le stragi di civili, mentre se gli viene chiesto di illustrare un fatto positivo frammezzo alle atrocità, la loro mente si apre all’improvviso e risaltano anche i particolari minuti.
Così tentano di difendersi, non esitando a servirsi di una serie di falsità, perfino puerili, frutto del timore di trovarsi davanti a un giudice a controbattere le accuse. Non rinunciano neppure al loro pregresso burocratismo, che gli ha consentito di eseguire ordini, anche quelli più distruttivi – per esempio contro i commandos, i partigiani, gli ebrei e gli antifascisti in genere – applicando alla lettera le disposizioni ricevute e quasi sempre senza operare distinguo, contenti alla fine di aver eseguito quanto gli è stato richiesto.
Tuttavia, il sentimento che prevale, adesso che siedono dietro il banco degli imputati, è la paura, perché se le accuse contro di loro saranno provate non è improbabile una pesante condanna. A morte, nei casi più eclatanti. Perciò si affannano a minimizzare, a mostrare segni di pentimento adoperando toni dimessi. Tutti, salvo poi a rivelare la loro vera natura una volta scontata la pena, quando le maglie della giustizia si sono ormai allentate e le porte del carcere si sono aperte. D’altronde, sono responsabili di una guerra totale, condotta sempre al limite e senza alcun rispetto delle regole, che ha causato oltre cinquanta milioni di morti e le cui conseguenze si sentiranno per anni e simili personaggi, abituati al comando e a posizioni privilegiate, non possono cambiare l’ordine dei pensieri dall’oggi al domani.
Anzi qualcuno, come Kesselring o Max Simon, capo della 16a divisione panzer SS e responsabile di tremendi massacri, dichiarerà di essere pronto a rifare quanto ha fatto durante il periodo dell’occupazione. Il feldmaresciallo, invece, si spinge oltre e afferma che gli italiani, per come si è comportato con loro e che disprezza, avrebbero dovuto erigergli un monumento.
E questa è soltanto una parte del campionario umano calato in Italia dopo l’8 settembre 1943 e intenzionato, com’è poi accaduto nella realtà, a farla da padrone. Il libro racconta tutto ciò; il capitolo finale è dedicato all’operazione Sunrise, o Crossword, nome in codice delle trattative segrete svoltesi tra i vertici tedeschi operanti in Italia, in particolare Karl Wolff e il rappresentante dell’OSS a Berna, l’americano Allen Dulles, per una resa separata. La descrizione delle varie fasi della complessa trattativa, cominciata nel febbraio del 1945 ma immaginata nei mesi centrali del 1944, nasce dai rapporti inviati con cadenza regolare ai presidenti degli Stati Uniti: Roosevelt prima e, alla sua morte avvenuta il 12 aprile, al sostituto Truman, dal responsabile dell’OSS, generale Williams Donovan. L’OSS, in seguito, cambierà nome e diventerà CIA, ancora ai giorni nostri il più quotato servizio di intelligence degli Stati Uniti. Con questa mossa, i vertici tedeschi operanti in Italia si assicurano il futuro. Più che una disfatta, che sarebbe avvenuta comunque, si scrollano di dosso il giogo di Hitler mettendosi sotto l’ala degli angloamericani, che li sottrae a una sorte peggiore.
(* studioso di storia e autore di numerose pubblicazioni)
La scheda
Sandro Antonini
Generali e burocrati nazisti in Italia: 1943-1945. Gli interrogatori dei vinti
Febbraio 2022
Pagine 280 – Euro 17
Internòs Edizioni