di FABRIZIO DE LONGIS
Cosa è presente e cosa manca nel Tigullio per le famiglie? La domanda che come ‘Piazza Levante’ ci poniamo, vuole affrontare una serie di problematiche annose e che negli ultimi giorni, complici anche alcune scelte di governo, sono tornate alla ribalta della cronaca.
In un percorso ideale di più approfondimenti, a partire da oggi analizzeremo quali supporti e quali mancanze esistono nel nostro territorio per le famiglie. Vuoi per condizioni locali, vuoi per normative ed elementi strutturali nazionali. In breve, quello che vogliamo chiarire, è cosa si deve aspettare chi ha intenzione di fare famiglia o chi da poco l’ha creata.
Affrontare questo tema non è una scelta irrilevante in Italia in termini generali, e tantomeno sembra esserlo in un territorio, quello del levante genovese, che da decenni soffre di un drastico calo della natalità, congiunto a uno strutturale invecchiamento della popolazione.
Le politiche dedicate alla famiglia, infatti, appaiono in maniera chiara la propulsione di lungo termine verso lo sviluppo economico. Senza nascite, una nazione e un territorio deperiscono al pari dei rami che si seccano.
L’Italia è strutturalmente da decenni in quello che viene definito inverno demografico. Sostanzialmente nascono meno bambini di quante persone vengono a mancare. Ribaltando il titolo di un notissimo film hollywoodiano, l’Italia, ma soprattutto il Tigullio, non sono un paese per giovani?
La natalità italiana, a partire dal 2021, ha infranto la soglia a ribasso delle 400mila nascita l’anno. Soglia da tempo considerata come indicatore di una vera e propria crisi. Se, infatti, nel 2008 i nati erano oltre 576mila, nel 2022 se ne sono registrati solamente 392.600. Una riduzione media di oltre 13mila nascite l’anno. Come se ogni anno non venissero alla luce i cittadini di una città equivalente a Lavagna. Se si aggiunge che i decessi del 2022 sono stati 713.499, con un incremento di 12 mila rispetto al 2021 e di 27 mila rispetto al 2020 (anno di fulcro della pandemia da Covid 19), sostanzialmente il tasso negativo fra morti e nati in Italia al 2022 raggiunge la cifra di 320.899. Poco più della popolazione di Bari.
Con questo andamento è oramai stimato che nel nostro paese, al 2070, la popolazione sarà scesa dagli attuali 59 milioni, a circa 47.5 milioni, con una perdita netta di 11.5 milioni di persone. Ma a inquietare sarà anche la struttura delle fasce di età della società. Infatti, in soli 25 anni, ossia prima del fatidico 2050 (in cui la popolazione mondiale dovrebbe avvicinare il numero tondo dei 10 miliardi), la popolazione italiana vedrà solamente 4 milioni di under 35, a fronte di circa 20 milioni di over 65. Un bilancio demografico e produttivo che rischia di divenire insostenibile per le casse pubbliche e private.
Il tutto in un contesto, quello demografico, dove, fisiologicamente, le politiche pubbliche si misurano sul lungo periodo e non si può ottenere un’inversione di rotta rapida e repentina.
Guardando a cosa accade nel nostro territorio, possiamo prendere la differenza fra decessi e nati del 2022 di alcuni comuni levantini. Partendo dalla più popolosa Rapallo, 183 nati e 362 decessi, a Chiavari, dove la differenza è stata 128 a 332. Per Lavagna i numeri sono 68 e 174. A Santa Margherita Ligure 34 nati e 143 decessi e a Sestri Levante, terzo comune dell’area, 69 a 261. Di fila, poi, altri comuni, come Zoagli (4 a 34); Casarza Ligure (78 a 86); Moneglia (4 a 36); Castiglione Chiavarese (8 a 23); Rezzoaglio (3 a 16); Mezzanego (7 a 10); Borzonasca (5 a 20); Cicagna (9 a 32). Facendo la somma di solo questi comuni, e quindi non tutti del Levante, otteniamo che su una popolazione che misura circa 114mila residenti (contando anche i residenti nelle seconde case), il 2022 vede un tesso negativo fra nati e deceduti di 929. Come se in un anno si dimezzasse quasi la popolazione di Cicagna. Ma soprattutto misurando, su 114mila abitanti, solamente 600 nati in un anno. Ossia lo 0,5%.
Da capirsi è che questo andamento sembra essere più segnatamente globale, con il vecchio occidente che invecchia letteralmente, e i così detti paesi giovani, ossia Asia, Africa, Sudamerica che incrementano la popolazione a riti sbalorditivi, complici crescita economica, migliori standard sociosanitari e dinamiche globali.
Ma misurando il Tigullio, l’intenzione di ‘Piazza Levante’ è quella di approfondire quali elementi inducono i giovani a non fare figli o a farne meno di quelli che condurrebbero ad una crescita demografica (e magari pure desiderati). Infatti sappiamo che perché si misuri una crescita demografica, si devono far nascere più figli dei genitori. E quindi il calcolo è semplice. Due adulti che hanno un figlio, sono a indicatore -1, con due figli, indicatore 0, e con tre, a indicatore +1. Quella che oggi sembra un’idea improponibile per la gran parte delle coppie che con tre figli, su tutto, verrebbero minata la stabilità economica famigliare, unita alle soluzioni di bilanciamento e di gestione del tempo lavorativo e libero.
In conclusione, ci chiederemo con voi quali soluzioni oggi esistono, e quali mancano, per i genitori, fra assegni di sostegno, presenza di asili e con che orari di accudimento dei bambini, quali condizioni lavorative idonee alle famiglie, e le soluzioni abitative presenti, insieme a quello che, comunque, appare ancora essere l’aspetto principale: ossia il valore culturale che viene data alla famiglia e alla scelta di realizzarla e quindi di sostenerla, dai diretti interessati, ma anche dalla società.