di FABRIZIO DE LONGIS
Casa: le soluzioni per le famiglie. Incentivi e finanziamenti. Spesso l’obiettivo è ripopolare i borghi dell’entroterra e delle valli. Il caso particolare di Portofino. Mantova punta a una sinergia fra famiglie e lavoro. Qui asili gratuiti e contributo sugli affitti. Diverse le soluzioni spesso non attuate.
In questo approfondimento della nostra inchiesta dedicata alle famiglie, vogliamo evidenziare quali soluzioni esistono per le giovani coppie che cercano casa.
Abbiamo già osservato che nel Tigullio la disponibilità di immobili con un bilanciamento fra prezzo e metratura, adatte alle giovani famiglie con reddito medio-basso, è molto scarsa.
Condizione che spinge queste famiglie alla ricerca della casa quasi esclusivamente nell’entroterra. Territorio in cui vengono proposti immobili in affitto e in vendita a prezzi più bassi.
Esistono, tuttavia, nel territorio del levante genovese e in Italia, esempi di politiche pubbliche che offrono soluzioni interessanti.
Il primo esempio arriva forse dal comune più iconico per quello che può essere il costo della vita, ossia Portofino. Borgo in cui si registra l’apice del processo di conversione delle case da uso residenziale, a uso turistico.
La scelta dell’amministrazione guidata da Matteo Viacava, infatti, nel tentativo di popolare il borgo di residenti tutto l’anno, è stata quella di stipulare un accordo con la società Arte, che detiene le case popolari in Liguria. Quando Arte mette in vendita gli immobili di sua proprietà a Portofino, ad acquisirli è direttamente il comune che li destina alle giovani famiglie con affitto calmierato. Ad oggi gli immobili comunali selezionati per questa politica sono 7, su 70 case popolari nell’intero comune (quasi tutte concentrate nel borgo).
L’obiettivo è proprio quello di contrastare il trend di spopolamento dovuto agli alti costi di affitto, che in vent’anni ha portato Portofino da 600 residenti, a 400, che in inverno scendono a circa 250 effettivi.
Estrema, poi l’offerta di alcuni comuni dell’entroterra, con l’opzione delle case a 1 euro. Pratica diffusa in Italia che vede le amministrazioni comunali ‘mettere in vendita’ il patrimonio dei privati aderenti. Obiettivo: vendere a 1 euro le case sfitte e abbandonate da tempo.
Acquisto che tuttavia vincola il nuovo proprietario a ristrutturare la casa e a trasferire la residenza.
Un processo che spesso ha destato più curiosità che risultati, in quanto richiederebbe alle famiglie di trasferirsi in borghi spesso quasi disabitati. In Liguria si sono registrati i casi di Pignone e Triora.
Spostandosi in Trentino, e più precisamente a Canal San Bovo (1518 abitanti), nel costante tentativo di ripopolare i piccoli borghi, la provincia di Trento ha scelto di destinare 4 abitazioni ad una locazione gratuita di 4 anni per le famiglie, con case dai 75 ai 92 metri quadrati.
Sempre in Trentino, poi, è stato previsto un fondo rotativo che garantisce un contributo a finanziamento del 50% per la ristrutturazione delle singole unità abitativa, dei condomini o per la prima casa. Contributo che arriva, per le case a 100mila euro di massimale e per i condomini a 300mila euro. La costituzione di questo fondo ha soprattutto l’intento di spingere le copie ad acquistare le case in disuso nei piccoli borghi, comprandole a prezzo più basso, per poi affrontare più agevolmente i lavori di ristrutturazione.
Passando in Emilia Romagna, invece, qui la regione ha approvato un bando che prevede contributi a fondo perduto per le giovani coppie e famiglie. Fondi dedicati all’acquisto di un alloggio residenziale nell’Appenino emiliano romagnolo. I contributi sono compresi tra un minimo di 10mila e un massimo di 30mila euro e comunque non superiori al 50% della spesa.
Sempre la regione ha introdotto diverse agevolazioni per favorire l’acquisto della prima casa da parte dei giovani con meno di 36 anni, attraverso alcune misure di favore, come l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro, ipotecaria e catastale e il riconoscimento di un credito d’imposta in caso di acquisto soggetto a Iva.
Inoltre è stato istituito un fondo di garanzia per i mutui per acquisto e ristrutturazione della prima casa che permette di agevolare il rapporto tra il cittadino e la banca, offrendo una garanzia pubblica, con controgaranzia dello stato, sul mutuo per l’acquisto e ristrutturazione della prima casa. L’ammontare del finanziamento non deve essere superiore a 250mila euro e la garanzia può, a seconda dei casi, coprire o il 50% o l’80% del valore del mutuo.
Un altro caso di sostegno comunale dedicato ai giovani arriva da Comacchio. Qui l’amministrazione ha previsto uno stanziamento di 30mila euro per l’acquisto prima casa. Il finanziamento è rivolto alle giovani coppie che hanno contratto un mutuo ipotecario per la costruzione, l’acquisto o la riqualificazione della casa, valido per i soggetti con Isee inferiore a 28mila euro.
In molti di questi casi, come si è visto, le politiche adottate hanno il quasi esclusivo obiettivo di supportare il ripopolamento di zone in costante calo demografico, quindi dove il mercato offre già soluzioni economiche più vantaggiose. E i sostegni servono a incentivo finale per spingere le coppie a compiere questa scelta di vita. Scelta che è già in parte indirizzata dalle dinamiche di mercato. Controtendenza, invece, la scelta di Portofino.
Diverso ancora quanto realizzato a Mantova. In questo caso l’amministrazione comunale ha scelto di dare vita a un pacchetto di incentivi alle famiglie che parte dagli asili, per arrivare alla casa. Infatti il comune, dopo aver scelto di rendere gratuiti gli asili municipali (costo medio nazionale della retta, 301 euro al mese), ha previsto per il 2023 e il 2024 un sostegno di 150 euro al mese alle famiglie che trasferiscono la residenza nel comune. Contributo da dedicare agli affitti.
Sostegno totale mensile per una coppia con un figlio: 450 euro.
Si tratta di politiche che vogliono, da un lato ripopolare la città, ma dall’atro anche assicurarsi la presenza di personale sufficiente a coprire le esigenze delle nuove imprese insediatesi nel territorio, che comporteranno 1300 nuovi posti di lavoro entro il 2026. Perché dove c’è lavoro, si fa famiglia, e dove c’è un tessuto sociale attivo, si crea sviluppo economico.
Sostanzialmente, evidenzia il caso mantovano, serve incentivare la creazione di nuove famiglie per alimentare un volano di sviluppo economico e un’attrattiva dei territori. La soluzione sembrano essere servizi adeguati, case a prezzi sostenibili e un’offerta lavorativa che contempli redditi a valore aggiunto. Una condizione che appare molto più interconnessa di quanto si possa pensare.
Realtà in cui le istituzioni pubbliche, soprattutto quelle locali e territoriali, come visto, possono giocare un ruolo importante.