(r.p.l.) Ieri, mercoledì 9 marzo 2022, il Comune di Chiavari, o meglio l’amministrazione Stanig-Segalerba che governa la città, è stata condannata dal Tribunale di Genova a risarcire con ventimila euro una funzionaria della Soprintendenza, che dalla stessa amministrazione si è sentita diffamata attraverso un cartello posizionato sul cantiere di via Delpino nel maggio del 2018.
La dottoressa Nadia Campana aveva denunciato Palazzo Bianco. Palazzo Bianco è stato dal giudice ritenuto colpevole per aver criticato il lavoro di una professionista, in modo arrogante e provocatorio, per giunta facendone e scrivendone nome e cognome.
L’amministrazione Stanig-Segalerba, solitamente molto incline alla comunicazione quando le cose vanno bene (anche in caso di sentenze favorevoli o addirittura di ‘auto-assoluzioni’, come l’ultima relativa a Palazzo Ferden) non ha diffuso una sola parola su questa condanna, attraverso il proprio ufficio stampa.
La gestione della comunicazione dell’attuale maggioranza è quanto meno curiosa. La notizia andrebbe data se non altro perché i ventimila euro di risarcimento, oltre che le spese legali, usciranno dalle casse pubbliche, e quindi sono soldi di tutti i cittadini, i quali avrebbero il diritto, anche se in questo caso non il piacere, di esserne messi a conoscenza.
A Palazzo Bianco però si guardano bene dal dire “abbiamo perso”. Anche perché sorgerebbe il dubbio che abbiano perso per il piacere del gesto plateale, per il gusto della comunicazione provocatoria, arrogante, sopra le righe. Per ‘celodurismo’, insomma, a cui ahimè non solo gli amministratori chiavaresi ma anche qualche politico di livello nazionale ci ha ultimamente abituati. Stavolta passando il segno, e prendendo una bacchettata sulle dita.
La ricordate, la scena del crimine? Aprile 2018 in via Federico Delpino, i lavori fermi per settimane se non mesi, il solerte Presidente del Consiglio Comunale che – nell’espletamento di una funzione tipica del suo ruolo – dirigeva i pubblici lavori con frenetico zelo. I ritardi imposti dalla funzionaria della Soprintendenza al titanico lavoro di scavi devono averlo disturbato parecchio.
Ad un certo punto era comparso, a spiegazione dei ritardi, il cartello incriminato.
“La dr. Nadia Campana, funzionario archeologo della Soprintendenza di Genova, ha ritenuto che il muro che intralcia il canale di scarico fosse rilevante dal profilo storico. Con provvedimento del 27 aprile 2018 ha bloccato i lavori e ha imposto indagini conoscitive ed un progetto che dovrà essere sottoposto ad una apposita commissione costituita presso la Soprintendenza. Si potrà riprendere il lavoro dopo che la burocrazia avrà fatto il suo corso. Questo è lo stato dell’arte. Ci scusiamo con i cittadini per i disagi. L’amministrazione fa il possibile per eseguire importanti lavori per evitare gli allagamenti del centro ma il sottosuolo presenta molteplici sorprese e la burocrazia non aiuta”.
La funzionaria additata alla pubblica gogna non la prese bene, e decise di adire le vie legali. La sentenza di primo grado del Tribunale di Genova le ha dato ragione, e il bilancio del Comune si appesantisce di 20000 euro più spese legali.
Già al momento del fattaccio, gli Archeologi del pubblico impiego, che sono riuniti in un’associazione, si erano pubblicamente indignati: “Il proprio nome appeso alla rete di cantiere. Il proprio nome nel pieno centro di Chiavari, sotto gli occhi di tutti. Un cartello come un dito puntato, maldestro quanto grottesco tentativo da parte di un’amministrazione comunale inadempiente di cercare un capro espiatorio per quei lavori ormai fermi da tempo, offensivo nei modi e ampiamente inesatto nei contenuti. È accaduto a una collega funzionaria archeologa della Soprintendenza della Liguria, rea soltanto di aver fatto il proprio dovere, operando un sopralluogo ispettivo presso un cantiere pubblico per il quale era mancata la regolare procedura di archeologia preventiva, e nel quale era emersa una struttura archeologicamente rilevante”.
Adesso anche il Tribunale ha condannato l’amministrazione Stanig-Segalerba. E mentre Silvia Garibaldi, Daniela Colombo, Giovanni Giardini, Pasquale Lino Cama, Roberto Levaggi e Sandro Garibaldi domandano compatti “chi ha deciso di commissionare il cartello, chi ha scritto il testo che ‘colpiva’ la funzionaria, chi ne ha predisposto la realizzazione, chi lo ha affisso, su input di chi, quant’è stata la spesa, pagata da chi, e soprattutto se vi sarà un ricorso in appello con possibili ulteriori spese per le tasche dei cittadini chiavaresi”, il Movimento 5 Stelle di Chiavari osserva: “L’arroganza di quest’amministrazione continua imperterrita a manifestarsi: ora questa ha anche un prezzo per tutti noi, ventimila euro. Siamo curiosi di sentire il parere dell’avvocato Segalerba su questa vicenda, ma sicuramente non sentiremo una parola a riguardo”.
Se non fosse che le spese di questa pochade le pagheranno i cittadini, ci sarebbe da farsi una risata.