di ALBERTO BRUZZONE
“Chiavari è ancora un’isola felice, parlando di commercio. Questo non significa che i problemi non ci siano e che noi stiamo fermi, ma la situazione è migliore, rispetto a tante altre realtà”. Bernardo Aldo Pessagno, presidente di Ascom Confcommercio delegazione di Chiavari e Lavagna, interviene all’interno del dibattito innescato da un articolo del nostro editore Antonio Gozzi, al quale hanno seguitato le riflessioni di Giorgio ‘Getto’ Viarengo, Manuela Carena, Pietro Lucchetti, Guido Porrati e Umberto Solferino.
Tutti hanno accennato alla legge Bersani, si sono soffermati sulle liberalizzazioni delle licenze e sulle loro conseguenze, hanno accennato ai patti d’area e alla loro importanza come soluzione per poter scavalcare un effettivo problema. E anche Pessagno s’inserisce sul tema: “Noi abbiamo un quadro differente rispetto a una grande città come può essere Genova. Chiavari non ha i problemi di un grosso centro. È evidente che la legge Bersani abbia prodotto delle conseguenze notevoli. Anzitutto, è stata frutto di un percorso politico. Ora è la stessa politica che deve trovare delle soluzioni: noi commercianti possiamo dare una mano, possiamo indicare delle strategie e delle direzioni, ma non abbiamo il potere da soli per decidere. I patti d’area e alcuni regolamenti specifici, sia a livello regionale che a livello comunale, sono un’opzione da esercitare, per tamponare alcune problematiche e ridurre gli effetti negativi di una eccessiva liberalizzazione”.
Pessagno fa notare un concetto che è chiaro in termini assoluti, ma sempre troppo poco in termini pratici: “I negozi di prossimità servono a presidiare il territorio. E Chiavari in questo ha un’enorme tradizione, essendo storicamente stata città di commercio e di servizi. Ora i servizi sono venuti un po’ meno, mentre il punto di riferimento commerciale è rimasto, e qui a Chiavari siamo quelli che hanno risentito di meno della morìa di negozi grazie ad un buon ricambio nelle aperture. Siamo importanti anche per l’entroterra, oltre che per i residenti. E poi lo siamo per i turisti. In alcune merceologie, Chiavari è ancora protagonista”.
Secondo Pessagno, “sono aumentate le attività cosiddette ‘di facile approccio’ tipo i bar o gli appartamenti a uso turistico. Sono attività molto turistiche, perché spesso le città sono diventate queste, nei centri: con gli affitti sempre più alti e con le case sempre più affittate ai turisti, con la formula dell’affitto breve. Questo, purtroppo, ha fatto scendere i residenti, che sono invece quelli che tengono in vita le attività tradizionali che non siano ristorazione e somministrazione. Bisogna stare attenti in questo rapporto, bisogna saper bilanciare”.
Se c’è speculazione rispetto agli appartamenti, lo stesso vale per gli spazi di natura commerciale: “Solo le catene e i grandi gruppi molto spesso possono permettersi certi canoni di locazione. I proprietari preferiscono affittare per due anni a queste realtà, e poi magari rimanere sfitti. Anche qui devono intervenire politiche nazionali e locali, per limitare gli affitti e perché tutti abbiano le stesse possibilità, tutelando comunque i proprietari degli immobili. Non dimentichiamo, infatti, che per la rigenerazione dei centri urbani, il negozio di prossimità è fondamentale. È un processo che va affrontato seriamente da chi di dovere”.
Il presidente dei commercianti chiavaresi rilancia: “Da fuori il marchio Tigullio è riconosciuto e usato molto più che al nostro interno. Bisognerebbe far crescere il comprensorio, con una regia da parte di Chiavari. Abbiamo visto funzionare le cose in occasione della candidatura a Capitale della Cultura del Tigullio, ma poi i sindaci hanno perso l’entusiasmo iniziale e niente è più andato avanti. Faccio solo un esempio, senza nessuna polemica con le amministrazioni, perché noi non vogliamo scontrarci con nessuno: ma la Collina delle Grazie tra Chiavari e Rapallo a volte pare una sorta di muro di Berlino. Così non va bene, perché se invece tornassimo a fare sistema, allora sì che saremmo competitivi”.
Secondo Pessagno, “i commercianti non sono né brontoloni né attaccati al registratore di cassa. E non dobbiamo nemmeno ingigantire gli effetti dell’e-commerce, perché non è solo quello a crearci dei problemi. Abbiamo visto ad esempio durante i saldi che le persone vogliono ancora avere un contatto fisico con i commercianti”.
Rispetto alla Civica amministrazione, Pessagno auspica “una maggiore consultazione nei nostri confronti, perché siamo sempre collaborativi. Chiavari è fondamentale come asse del commercio, quindi bisogna dedicarci tempo e attenzione. Non sentiamo troppo il tema della grande distribuzione perché non abbiamo grandi aree dismesse, ma sono d’accordo su un tema: che non si può pensare sempre e solo a centri commerciali, di fronte ad aree ex industriali. E questo è un tema che tocca le grandi città come Genova. A Chiavari, per fortuna, le attività senza qualità non durano, questa è sempre stata una garanzia”.
Infine, una considerazione sulle pedonalizzazioni: “Se si vogliono aggiungere delle zone, le scelte vanno concordate”. E sull’associazionismo: “C’è diffidenza, e invece serve. Quel poco che si può smuovere, lo si smuove solamente lavorando tutti insieme. Possiamo partecipare al cambiamento, perché noi conosciamo a fondo la materia”. Ricordando che Chiavari rimane sempre, da anni, la piazza più ambita per chi voglia avviare una nuova attività.