(r.p.l.) Sabato 5 agosto alle 18, presso il ‘Bar Storico’ di Chiavari, la pedagogista Elisabetta Biggio e la psicoterapeuta Erika Panchieri dialogheranno insieme sul tema: ‘Compiti e metodo di studio: dentro e fuori la zona di comfort’.
L’incontro, gratuito e ad accesso libero, rientra nella manifestazione ‘Parole Fuori Festival Summer 2023 – 20 eventi fino alle 20’, organizzato da ‘CIV…ediamo in Centro a Chiavari’, e fa parte del gruppo di eventi ‘Sabato del libro’.
Si parlerà di compiti a casa, strategie di studio e gestione del tempo ma anche di emozioni legate all’apprendimento, di ansia da prestazione ed autostima scolastica. Tutti temi che Erika Panchieri aveva già trattato nel corso della sua trasmissione radiofonica su Radio Aldebaran, e che torna utilmente a proporre al pubblico, anche in virtù della sua esperienza e del progetto di lungo periodo ‘ScuolAscolta’ che ha condotto negli anni passati grazie al supporto e al sostegno del Fondo Chiara Rama.
Secondo la psicoterapeuta, “Dobbiamo fare una riflessione che corre lungo tre binari: apprendimento, emozioni e famiglia. Il momento dei compiti a casa è tanto fondamentale quanto critico, facilmente diventa terreno fertile per tensioni e contrasti. Già i figli piccoli, alla primaria, potrebbero arrivare alla scrivania pieni di paure ed insicurezza e ciò lascerebbe spazio al tentativo di evitare il compito. ‘Non ci riesco’, ‘non lo faccio’, ‘lo faccio dopo’: tutti modi di sottrarsi per timore di sbagliare. E, forse, di essere visto fallire dagli occhi di mamma e papà e, quindi, di deluderli”
La faccenda, secondo Erika Panchieri, “si complica poi con l’arrivo della (pre)adolescenza: in questa fase di vita quello che il figlio è chiamato a fare è raggiungere una propria identità personale. Per fare ciò deve ‘separarsi’ dal bambino che è stato ed affermare la propria unicità differenziandosi dai genitori. E quale modo migliore se non il conflitto, lo scontro? Ecco, quindi, che qualunque momento risulta quello giusto, svolgimento dei compiti compreso. Soprattutto se lo studio è un valore familiare, qualcosa che i genitori apprezzano e si aspettano, beh, ecco trovato un bel modo per far capire a tutti che nella classifica delle cose importanti lo studio è all’ultimo posto. Le emozioni (l’ansia da prestazione su tutte) e le relazioni familiari, quindi, fanno da cornice all’apprendimento che di per se stesso può presentare criticità: il quadro, infatti, si complica se sono presenti difficoltà (o addirittura disturbi) a carico della capacità di apprendere”.
E allora cosa fare? “Iniziamo – è il parere della psicoterapeuta – con un affiancamento durante lo svolgimento dei compiti a casa fin da subito e trasformiamolo, a partire dalla quarta primaria, in accompagnamento alla ricerca del personale metodo di studio. Quest’ultimo, inteso come insieme di strategie di elaborazione delle informazioni e di apprendimento, non è uguale per tutti ma deve essere sartorialmente tagliato e cucito sui punti forti e deboli dello studente. Per esempio, se un bambino ha un approccio alle informazioni più di tipo visivo beneficerà dell’utilizzo di mappe concettuali e immagini, non certo di una modalità ‘leggi e ripeti’, anche se mamma e papà avevano sempre studiato così. Questo accompagnamento, che può procedere per prove ed errori, diventerà poi una graduale conquista di una personale autonomia nello svolgimento dei compiti. Partendo dalla materia in cui lo studente si sente più comodo, piano piano si guadagnerà terreno e il genitore si sgancerà rimanendo solo il supervisore del lavoro svolto. Questa conquista graduale di autonomia è auspicabile si concluda entro la fine della scuola secondaria di primo grado, il perché sarà ormai chiaro ai più. Con l’adolescenza il giovane non vorrà più l’affiancamento dei genitori ma se, fino a quel punto, non sarà stato aiutato a farcela da solo, rischierà il crollo verticale”.
Ultimo, ma non ultimo, “dobbiamo ricordare che l’apprendimento va a segno meglio se immerso in un ambiente emotivamente e psicologicamente positivo: comprendiamo e ricordiamo meglio se siamo circondati da un buon clima e insieme a persone con cui abbiamo relazioni distese. È importante, quindi, che lo studio (sia il momento dello svolgimento dei compiti a casa ma anche l’approccio a tutto ciò che è scolastico) sia terra libera da timore di giudizio, aspettative, rabbia e conflitto. E rimanga quello che dovrebbe essere: lo spazio per sperimentare e per conoscersi. All’inizio del percorso scolastico e nei momenti difficoltà è auspicabile essere accompagnati e sostenuti ma poi proseguire forti della possibilità di cavarsela da soli con un occhio agli adulti che ricambiano lo sguardo da lontano”.
