(r.p.l.) I rifugiati che diventano cittadini. Uomini e donne che riacquistano la loro dignità. I loro figli che hanno la possibilità di crescere in un paese libero. L’immigrazione non è solo propaganda, ruspe, generalizzazioni continue. E’ un fenomeno complesso che solo gli ottusi liquidano come negativo.
A Cogorno se n’è parlato molto, in questi ultimi tempi. Tra poche settimane, presumibilmente entro l’inizio del prossimo anno, partirà in questo comune di quasi seimila anime, nell’immediato entroterra di Lavagna, uno Sprar. Sigla molto sentita negli ultimi tempi, che sta per Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati.
I migranti sono in arrivo. Saranno circa venticinque unità, tutti con pieno diritto a stare nel nostro paese, inseriti all’interno del programma di protezione.
Ma, com’è in parte comprensibile, la notizia del loro arrivo ha suscitato in città ansie e preoccupazioni, unite a qualche protesta. La sindaco Enrica Sommariva, tutti i suoi collaboratori e don Maurizio Prandi, parroco della zona, hanno provato a gestire la comunicazione nel migliore dei modi. Hanno organizzato incontri, hanno informato per filo e per segno, con l’obiettivo della massima trasparenza. Hanno risposto a tutte le domande del caso. Ogni chiarimento è importante per dissipare dubbi, sciogliere incertezze, allontanare paure.
Parole profonde, in questa direzione, giungono anche da Davide Bertello, responsabile di direzione della Cooperativa sociale La Valdocco che si è aggiudicata il bando emesso dal Comune di Cogorno. “Siamo risultati gli unici partecipanti, ma al tempo stesso siamo stati ammessi perché abbiamo tutto in regola – afferma Bertello – Per presentarci, dico che siamo piemontesi, operiamo principalmente nella zona di Torino e stiamo gestendo attualmente degli Sprar anche a Moncalieri, nel Monregalese e nella provincia di Cuneo, insieme ad altre realtà come la nostra. Siamo un gruppo che opera nei servizi al cittadino e alla comunità, non solo nell’accoglienza dei migranti. Ci occupiamo di assistenza ai disabili, di sociale, di sanità. E riteniamo che anche lo Sprar possa completare la nostra offerta, visto che si tratta di un servizio che diamo alle amministrazioni”.
Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati è stato creato dal Ministero dell’Interno, in collaborazione con l’Anci (l’associazione nazionale dei comuni italiani) e in accordo con le varie Prefetture locali. “Il Comune che aderisce allo Sprar ha la possibilità di gestire l’accoglienza, di individuare i percorsi migliori, di portare avanti progetti meno ampi e difficoltosi. Il Cas, invece, è come una ‘astronave’ che atterra nei vari posti, a volte pure con scarsissimo preavviso”. E questa è una delle soluzioni da evitare. La comunicazione è fondamentale. Preparare i cittadini alla novità pure.
Questo si sta facendo a Cogorno: “In questo periodo – prosegue Bertello – ci si sta adoperando per individuare i vari alloggi da destinare ai migranti. Alcuni sono stati trovati, altri ancora no. Cerchiamo case non troppo grandi, dove inserire numeri ristretti, di volta in volta. Spesso nuclei familiari, in altri casi persone che non hanno tra loro legami di parentela e che sono arrivate in Italia da sole. Lo Sprar di Cogorno sarà un’accoglienza ordinaria, ovvero adulti e famiglie. Credo che serviranno ancora due o tre mesi per poter partire”.
Ma che cosa fa una cooperativa che opera per i migranti? Tanti se lo chiedono. “Anzitutto, capiamo le preoccupazioni delle persone, sono legittime. Ma proprio per questo operiamo alla luce del sole, senza nessun mistero. L’accoglienza diffusa è un modello che funziona, lo abbiamo visto da parecchie parti. Si evitano le grandi concentrazioni e tutto va a beneficio della popolazione, che può anche trarre vantaggio da alcuni progetti che vengono messi in atto. Ricordo che tutte queste persone che arriveranno sono tutelate da una protezione internazionale. Possono stare nel nostro territorio in maniera legittima. Chi parlerà di clandestini o irregolari dirà solo delle scorrettezze”.
Anzitutto, La Valdocco si occupa dell’accoglienza materiale: ovvero di sistemare le persone in alloggi decorosi e ordinati e di provvedere alle necessità di tutti i giorni, cioè il cibo. Poi, entrano in campo i mediatori culturali. “La cosa principale all’inizio – ricorda Bertello – è che imparino bene la lingua italiana. E’ la base su cui poter costruire tutto il resto, anche una prospettiva lavorativa, che rimane ovviamente l’obiettivo finale. Si punta a rendere indipendenti queste persone, esaurito il loro periodo di tutela. Realizziamo percorsi di integrazione e di formazione professionale, in base alle capacità dei singoli, alle loro attitudini, alla loro volontà. Qualche tempo fa, ci è capitato un ragazzo molto bravo a giocare a calcio. Abbiamo cercato di metterlo nelle condizioni di poter trovare una squadra. Puntiamo inoltre sulle borse lavoro, sui tirocini. Il tutto con la speranza che queste persone trovino poi qualcuno disposto ad assumerle. Per iniziare un cammino, pur sempre faticoso ma libero, nel nostro paese”.
E’ la storia, ad esempio, di una donna africana: “E’ giunta in Italia con il bambino piccolo. Il marito è morto durante la traversata. E’ stata accolta, ha studiato, mentre il bambino frequentava l’asilo nido e ora la materna. Ha imparato un mestiere e ora lavora con un contratto part-time come inserviente in un centro per disabili. Le abbiamo trovato una casa in affitto. Certo, i sacrifici sono tanti, ma ha un lavoro regolare e può iniziare a sentirsi indipendente. Ci sono tante storie a lieto fine come questa. Andrebbero raccontate più spesso”.
La legalità è un concetto chiave, per Bertello: “Parliamo di persone che hanno il permesso di stare qui. Che sono legalmente tutelate e riconosciute. Il nostro invito continuo è quello di rimanere entro profili di legalità. Perché questo è un vantaggio anche per loro. Quindi puntiamo molto sulla sicurezza sul lavoro, sull’evitare il sommerso. C’è molta più umanità di quanta si immagini e di quanta ne venga descritta”.
I messaggi tranquillizzanti non mancano. Gli amministratori sperano che il clima resti costruttivo. Al netto di populisti e imbonitori.