di ALBERTO BRUZZONE
C’è un settore, tra quelli completamente stravolti dalla pandemia, di cui si è parlato molto meno rispetto ad altri. Ci si è concentrati sulle attività commerciali e su quelle sportive, lasciando spesso in secondo piano quei circoli, quelle associazioni, quelle realtà culturali e sociali e quei centri civici che tanto sono fondamentali nella vita di tutti i giorni, perché costituiscono l’elemento che, in questa emergenza sanitaria, sta mancando decisamente di più: l’aggregazione.
Aggregazione intesa come eventi, come mostre, come incontri, o anche come convivialità, come un torneo di burraco, come un’iniziativa a carattere benefico, come una festa per i bambini. Quanto sembrano lontani questi momenti e quanto l’impossibilità di riuscire a svolgerli ha creato non pochi problemi ad associazioni ed enti che operano sul territorio. Spesso si tratta di circoli di volontariato, ma al loro interno sono in ballo comunque dei posti di lavoro. E, soprattutto, è in ballo il benessere psicologico delle persone, quel benessere che solo le varie iniziative possono garantire. Molte associazioni, poi, pagano gli affitti per le loro sedi e non è un mistero che l’anno 2020 si sia chiuso con dei conti da profondo rosso.
Quando l’emergenza sanitaria legata al Covid-19 sarà finita, chissà quante di queste realtà potranno tornare a essere come prima, chissà chi sarà costretto a chiudere i battenti, chissà quanti presidi culturali e sociali sul territorio andranno a sparire.
Per mettere un freno a tutto questo, arrivano iniziative di sostegno che si affiancano a quanto possono fare le varie amministrazioni comunali e regionali con i soldi pubblici. E un bell’esempio in questo senso è dato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo che, nei giorni scorsi, ha dato ufficialmente il via al bando denominato ‘Space – Spazi di partecipazione al centro’, ovvero un programma triennale volto al sostegno del comparto culturale e diretto a nuovi centri culturali, centri culturali indipendenti e centri di aggregazione civica. Con una disponibilità complessiva di un milione e mezzo di euro, ‘Space’ intende selezionare e poi accompagnare, incentivare, sostenere e corroborare queste insostituibili realtà, anzitutto per garantire e preservare la loro esistenza e quindi per appoggiare le potenzialità di soggetti con un ruolo di primaria importanza per la realizzazione di iniziative di sviluppo civico e culturale.
Il bando è rivolto a spazi, aperti alla cittadinanza, che fungono da presidi culturali e civici dedicati a un territorio o una collettività specifica, e quindi caratterizzati da una forte relazione con chi li frequenta. Si deve trattare di spazi di inclusione culturale e sociale, multifunzionali, eventualmente aperti all’uso spontaneo e informale da parte degli abitanti del territorio, gestiti con una buona capacità di produrre risorse, tesi alla maggiore autonomia economica. La loro sede dev’essere situata in Piemonte, Liguria o Valle d’Aosta. Questo il link con il regolamento generale: https://www.compagniadisanpaolo.it/it/contributi/bando-space-spazi-di-partecipazione-al-centro/.
“La Fondazione – dichiara Rosanna Ventrella, vice presidente della Compagnia di San Paolo – coerentemente con il proprio piano strategico presentato pochi giorni fa, con il bando ‘Space’ intende identificare quelle realtà con maggiore potenziale e accompagnarle in un percorso triennale, mettendo loro a disposizione alcuni strumenti di una ‘cassetta di attrezzi’ propri della filantropia più avanzata, da accostare all’erogazione del contributo. Confidiamo in questo modo di aiutarli a potenziare e rafforzare le loro capacità organizzative, gestionali e progettuali per avere, alla fine del percorso, presidi culturali e civici solidi, di riferimento e stimolanti per la partecipazione civica e culturale dei cittadini”.
I progetti e le domande dovranno essere presentati alla Fondazione Compagnia di San Paolo entro mezzogiorno del prossimo 5 marzo. ‘Space’ è un percorso che si delinea a partire dal bando ‘Rincontriamoci’ che, nel pieno del periodo emergenziale causato dalla pandemia da Covid-19, ha tracciato un quadro d’intervento concreto al comparto culturale, duramente provato dalla crisi che ne è conseguita, e ai presidi sul territorio, a tutti gli effetti generatori di valore sociale, al fine di favorire, incentivare e condurre verso un nuove dinamiche relazionali e di coesione sociale.
‘Space’, inoltre, si avvale dei risultati della ricerca condotta da ‘cheFare’, agenzia per la trasformazione culturale, volta a individuare le peculiarità dei 225 presidi civici e culturali che hanno partecipato al bando ‘Rincontriamoci’ nel 2020, tra cui ci sono parecchie realtà genovesi.
Per ‘Nuovi centri culturali’, il bando intende quegli spazi ibridi, polifunzionali, che si distinguono per innovazione culturale e civica, con spiccata attenzione alla sostenibilità gestionale, capaci di generare e talvolta attrarre imprese culturali: possono qualificarsi per un nucleo identitario legato alla performance, all’arte contemporanea, al cinema come ad altri tipi di produzione e/o distribuzione culturale, anche integrata con altre attività più di tipo aggregativo.
I ‘Centri culturali indipendenti’ sono invece quegli spazi nati dall’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati (e per questo definiti ‘indipendenti’), distinti da una lunga storia di relazione con il territorio e la comunità di riferimento, al quale rivolgono la propria attività continuativa e stabile di produzione artistico-culturale. Pure in questo caso il modello economico si basa su una componente significativa di entrate proprie (quote associative, contributi degli utenti, biglietti) e l’obiettivo è la condivisione di valori culturali e/o il consumo culturale collettivo.
Infine, ‘Centri di aggregazione civica’, ovvero spazi polifunzionali che promuovono la partecipazione civica e nei quali l’aggregazione passa anche attraverso la cultura. Sono quindi i luoghi dello stare e del fare insieme, fortemente legati al territorio in cui sorgono, in cui si esercitano funzioni di welfare di comunità ovvero in un’ottica di auto-organizzazione collettiva, in costante dialogo con gli abitanti del circondario, intercettando anche bisogni non conclamati e cercando di rispondervi attivando gli stessi cittadini.
“Presidi civici e culturali, nuovi centri culturali, centri culturali indipendenti e centri di aggregazione civica sono ormai luoghi essenziali per l’infrastruttura civica dell’Italia – sostiene Bertram Niessen, direttore scientifico di ‘cheFare’ – La crisi portata dalla pandemia mette a rischio l’esistenza stessa di questi spazi e delle forme di partecipazione che irradiano. Supportare questi luoghi, come ha fatto la Fondazione Compagnia di San Paolo nell’aprile 2020 con la prima edizione del bando ‘Rincontriamoci’, non è soltanto un’opportunità preziosa per affiancarne la crescita. È un’azione indispensabile per tutelare le comunità che li animano, e di conseguenza i territori che li ospitano”.
È stato calcolato che, durante il lockdown di primavera, le realtà che hanno partecipato al primo bando hanno perso oltre due milioni di euro di introiti. Una cifra importante, alla quale va ad affiancarsi il valore non economico generato dalla presenza di questi centri. Ed è proprio quello il valore che va preservato come un bene prezioso.