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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Chiavari, una piccola Parigi: quando la città coltivava nuove ambizioni con riferimento alla Ville Lumière

Il nuovo piano regolatore riprendeva la traccia storica dei portici, proiettandola in spazi più ampi e confermando così un segno dell’architettura del passato per modellare il futuro
Il decreto a firma di Napoleone che autorizza Chiavari a fregiarsi della ‘N’ imperiale nel gonfalone cittadino
Il decreto a firma di Napoleone che autorizza Chiavari a fregiarsi della ‘N’ imperiale nel gonfalone cittadino
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Dopo la doverosa parentesi dedicata alla storia dello spazio antistante la ex chiesa di San Francesco, provocata dall’improvvida rimozione della cancellata del ferraio Cassinelli, riprende la serie di articoli di ‘Getto’ Viarengo dedicati ad illustrare la Chiavari dell’Ottocento e i tanti modi ed aspetti per i quali questo può a buon diritto essere riconosciuto come ‘il secolo d’oro’ della nostra città.

di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *

Lungo il millenario percorso della storia di Chiavari sono tanti i protagonisti che via via incontriamo. Nel nucleo fondativo cittadino prime giungono le autorità comunali genovesi, poi le grandi famiglie nobiliari, dai Fieschi ai Costaguta, per giungere infine all’Ottocento, un periodo ricchissimo, con le grandi città europee prese ad ispirazione per lo sviluppo futuro: per noi il modello fu Parigi.

Qui è opportuno ricordare che la nostra città fu autorizzata da un diploma napoleonico a fregiarsi della simbolica “N” nell’araldo del gonfalone. Era il 1808, e da quel giorno nelle carte dell’archivio storico comunale viene conservato il prestigioso documento. 

La città coltivava una nuova ambizione, ed affidava il suo futuro a rinnovati riferimenti alla Ville Lumière. I progettisti applicavano nuove regole urbanistiche dettando il “Piano d’Abbellimento per la Città di Chiavari”. Credo che persino il titolo del provvedimento debba lasciare stupiti: il cartiglio che orna il frontespizio è scritto con pennino a china e con una calligrafia degna di un maestro scrivano.

Il percorso per giungere a questo documento non fu facile e neppure breve, iniziò con l’esperienza francese e si concluse, circa quindici anni dopo, col Regno di Sardegna. Chiavari si faceva città moderna, si dettavano le regole per disegnare i nuovi tracciati viari, con viali ampi e corsi alberati, dalla collina al mare correvano le strade tutte rigorosamente ortogonali, da est a ovest, a corsi che attraversavano l’intero fronte della città paralleli al mare.

Questa era la rinnovata Chiavari dell’Ottocento, in cui il nuovo piano regolatore riprendeva la traccia storica dei portici, proiettandola in spazi più ampi e confermando così un segno dell’architettura del passato per modellare il futuro. A realizzare lo strumento progettuale fu un chiavarese: l’Architetto della Provincia Costa Zenoglio, che conosceva bene tanto la città quanto i nuovi canoni del dibattito urbanistico e la concezione ispiratrice  dei piani “d’embellissement” varati a Parigi sin dal 1798. 

Il lavoro dell’architetto s’avvia nel 1825, quando si compone “Il Piano d’abbellimento della città”. La grande novità è rappresentata da una visione unitaria di tutta l’operazione, dalla necessità di realizzare il centro abitato-direzionale con le nuove abitazioni dell’emergente borghesia e una rete stradale che compone e connette tutta la struttura cittadina. Il suo elaborato viene discusso in due sedute con rispettive riscritture e adeguamenti del progetto; i cinquantadue articoli subiscono un primo confronto e modifiche tra il 1826 e il 1827, per giungere, il 4 ottobre del 1827, al Consiglio Comunale per l’approvazione definitiva.

Queste disposizioni rilette oggi costituiscono un prezioso documento che ci permette di riconoscere la trasformazione in atto a Chiavari. Prima d’addentrarci nella pratica è bene individuare anche altri provvedimenti, adottati in allora, che si affiancano al progetto Costa Zenoglio.

Il centro storico subisce una profonda ristrutturazione, con sopraelevazioni e rettifiche delle facciate. Si inizia l’iter per sistemare tutta l’area compresa tra l’abbattuta porta di Rupinaro e la parte più a ponente del Carruggio. La “Strada Dritta di Rupinaro” era stata autorizzata dall’autorità che sovrintendeva alle viabilità (24 dicembre 1817) e successivamente confermata da una delibera del comune di Chiavari in data 1° giugno 1824. Quest’ultimo provvedimento autorizzava la costruzione di questa nuova porzione di Carruggio e ne indicava l’obbligo a realizzarla “con portici consimili a quelli esistenti in Chiavari”.

Vediamo ancora alcuni articoli del Piano. 

Il provvedimento numero 5 prevedeva la “rettifica di strade trasversali minori”: si trattava di rivedere lo sviluppo dei carruggi di passaggio, specie nell’attuale zona di piazza Verdi. Si tenga presente che alcune prescrizioni non saranno poi rispettate. Furono realizzati invece i provvedimenti prescritti negli articoli successivi, che imponevano l’eliminazione di quei volumi che impedivano gli allineamenti dei nuovi spazi.

Il disposto dell’articolo 10 indicava la nuova strada sul lato ovest della Cittadella, con cui si aprì definitivamente lo spazio che da palazzo Torriglia raggiunge la piazza di Nostra Signora dell’Orto. 

“Articolo 12. Saranno demoliti tutti gli sporti in fuori sulle pubbliche strade o piazze tanto a pianterreno che impediscono la circolazione quanto agli altri piani che intercettano la luce ed impediscono la vista”. Si operò poi in questo senso meglio specificando i singoli casi:“articolo 13. I principali di questi sono alcune scale nella piazza di San Francesco, nelle strade di traversa, particolarmente nei quartieri di Rupinaro e Capoborgo, l’archivolto di San Cristoforo ed altro.”

L’articolo 25 dettava: “La piazza S. Francesco sarà regolarizzata con la demolizione di una scala esterna che vi si trova, cola costruzione in rettificazione di porticati tanto dalla parte di Capoborgo, che dalla piazzuola verso il mare, i quali ultimi saranno in continuazione di quelli di strada Rivarola”. La piazza della Cittadella aveva già visto una prima demolizione all’atto della costruzione quattrocentesca, lo spazio antistante si presentava già parzialmente libero, ma con provvedimento dell’articolo 27 si precisava: “la piazza della cittadella (oggi Mazzini) sarà ampliata e regolarizzata colla demolizione di un’isola di case che ne occupa una porzione”.

L’articolo 28 entrava nel merito di una futura piazza nel cuore della città: “La piazza di N.S. dell’Orto che serve di passeggiata sarà regolarmente piantata e suddivisa. Gli alberi da preferirsi sarebbero quelli a foglia verniciata che meglio può resistere agli aridi marini cioè l’elce, il pino, il corbezzolo, l’alloro, il bozzo e l’arancio detto volgarmente selvatico. Abbellire questa piazza col portare a uniforme eguaglianza i muri che la circondano e con altri lavori già decretati è d’avviso distruggere il pozzo uso d’orto e sostituirvi una vasca d’acqua o altra fontana”.

Mi pare di poter sostenere che la nuova visione dell’intero sviluppo urbano abbia creato una bellezza unica, un paesaggio che regge nei secoli e ci offre tuttora la suggestione di una Chiavari parigina: una vera città europea.

(* storico e studioso delle tradizioni locali)

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