di ALBERTO BRUZZONE
Eppur si muove. Ogni volta che arriva dicembre e arrivano le festività, queste giornate, oltre a portare letizia, ricordano ai chiavaresi una realtà che da ormai due anni non c’è più: il Teatro Cantero.
L’istituzione culturale per eccellenza della città, ma anche del Tigullio, chiuse i battenti nel 2017, la sera di San Silvestro, con la proiezione di un film della saga di ‘Star Wars’. Da allora, si sono susseguiti appelli, indiscrezioni, notizie mai confermate, ipotesi di fondazioni, lettere al Ministero, senza però che, almeno ufficialmente, sia mai successo qualcosa.
Ma, come ebbe a dire Galileo nonostante l’abiura sull’eliocentrismo, ‘eppur si muove’. Nel senso che, dietro quella saracinesca abbassata da ormai ventiquattro mesi, a dispetto dei tanti che ormai danno la questione per finita e spacciata, il lavoro è quotidiano, intenso, impegnativo.
Pier Enrico Dallorso, che rappresenta lo storico gestore della sala, questa volta si sbilancia un po’ di più, rispetto al passato, pur mantenendo ancora la dovuta prudenza: “Nel 2020 posso dire che ci saranno delle novità. Siamo a buon punto. La fase delle questioni societarie è quasi completamente in fondo al suo percorso. Io spero con tutto il cuore di restituire il Cantero alla città, perché ci teniamo noi per primi. Ogni volta che passo davanti all’ingresso, sento un colpo al cuore”.
Dallorso conferma: “Se prima, ad attività piena, lavoravo per il Cantero sei ore al giorno, adesso ci lavoro per otto. Nel senso che abbiamo un bel progetto, che ci permetterà, spero, di trovare la giusta sostenibilità economica. Tanti parlano di riaprire il Teatro Cantero, ma poi i conti in mano li abbiamo noi e i conti li dobbiamo far quadrare noi”. Se c’è un elemento che più di tutti caratterizza l’azione del gestore, è l’andare veramente con i piedi di piombo: “Ma c’è un motivo per preciso. Siamo stati lenti? No, questi sono i tempi che servono, per superare non solo le questioni di natura societaria, ma anche quelle legate ai lavori e al bilancio. Le persone non conoscono a fondo la situazione. Nonostante tutto, a me fa un enorme piacere che ci sia questo affetto, rimasto intatto, nei confronti del teatro. Ringrazio in tutti i modi chi si sta spendendo”.
Le questioni societarie, che sono sempre filtrate con il contagocce, anche perché si tratta di una proprietà interamente privata, risalirebbero alle differenti visioni circa il futuro del Cantero da parte delle famiglie Dallorso, Chiarella e Devoto, che sono titolari delle quote. “Ma c’è un percorso avviato – assicura Dallorso – solo che non possiamo sbagliare nessuna mossa, perché rischieremmo di vanificare tutto il lavoro di due anni”.
Quanto ai lavori, l’urgenza più stringente è sempre stata quella di rifare i servizi igienici e sostituire gli impianti, ormai non più a norma, motivo per cui la sala dovette chiudere a fine 2017. Il progetto d’intervento, però, è ora molto più ampio, anche perché il Cantero è chiuso da due anni ed è verosimile pensare che altri elementi, nel frattempo, si siano deteriorati.
Infine, il bilancio: i conti del Cantero non sarebbero così negativi, ma dentro un mondo che è rapidamente cambiato, come quello dell’intrattenimento e del tempo libero, occorre trovare altri percorsi, rispetto a un cinema e a un teatro tradizionale, nel senso che bisogna creare maggiori occasioni di reddito.
E qui torna a farsi strada l’antica idea del gestore del Cantero, ovvero quella del teatro-ristorante. Progetto di cui ‘Piazza Levante’ ha svelato alcuni particolari già nei numeri scorsi (clicca qui). In una nostra precedente intervista, ‘Ico’ Dallorso spiegava: “Esiste già una progettualità. Che prevede il mantenimento di teatro e cinema e l’aggiunta di un servizio di ristorazione. Le cucine verrebbero realizzate in una zona vicina ai bagni, mentre i piatti verrebbero serviti sui palchetti. È una soluzione, teatro+food, che ho visto a Broadway e mi è piaciuta molto. Anche perché permetterebbe di allargare il business. Ribadisco che si tratterebbe di un’aggiunta. Nessun cambio di destinazione d’uso. E non abbiamo alcuna intenzione di venir meno ai vincoli monumentali del Cantero. Nulla in sala, in platea o sui palchi verrà spostato. Semplicemente, si metterebbero dei tavolini le sere dedicate alla ristorazione. Nulla più”.
L’intervento sarebbe pienamente autorizzato, anche perché al Cantero era operativo un bar, quindi pure in questo caso non vi sarebbe alcuna modifica. La presenza di quest’attività, inoltre, consentirebbe alla proprietà di garantire servizi di catering, quindi d’immettersi pure sul mercato dei convegni, dei congressi e delle conferenze. E tutti sanno quanto manchi, in tutto il Tigullio, quando c’è da organizzare un evento un po’ più importante e affollato del solito, una sala da mille posti come poteva essere il Cantero.
Nel 2020, quella saracinesca potrebbe tornare a salire. O, perlomeno, se ne potrebbe avere la certezza. Il tutto mentre in città il moto d’opinione sul Teatro Cantero non si è mai sopito, neppure a due anni di distanza. Ed è questo il sintomo di quanto i chiavaresi tengano profondamente alla loro istituzione. Farla ‘lavorare’ sarà poi certamente compito dei gestori – attraverso una proposta culturale di livello, cosa che non sempre è stata nelle ultime stagioni – ma anche dei cittadini, perché un conto è stracciarsi le vesti di fronte a una sala chiusa, un altro acquistare biglietti e abbonamenti per far girare tutta la macchina.
Intanto, nelle scorse settimane si sono fatti nuovamente sentire, attraverso i loro portavoce, Giorgio ‘Getto’ Viarengo e Andrea Sanguineti, anche gli Amici del Teatro Cantero: “Tra pochi giorni saranno due anni dalla chiusura del Cantero, tempo trascorso in fretta e senza trovare una soluzione. Data la situazione attuale, avanziamo per l’ennesima volta, alla proprietà e alle istituzioni, prima tra tutte il Comune di Chiavari, e coinvolgendo soggetti privati che hanno già garantito la propria disponibilità, la proposta di avviare un percorso che porti alla realizzazione di una specifica Fondazione Teatro Cantero. La proprietà sia coraggiosa e disponibile, il Comune e le pubbliche istituzioni diano prova di sensibilità e responsabilità offrendo tutto il loro sostegno all’avvio e alla realizzazione di questa iniziativa; il territorio, i comuni del Tigullio e i cittadini di Chiavari partecipino alla possibilità di far rinascere il Teatro Cantero, nella convinzione che un’impresa culturale correttamente intesa può contribuire in modo sostanziale a un nuovo corso economico per l’intero Tigullio”.
Dietro i tendaggi rossi, lo spiraglio è ora un po’ più largo. Qualcosa s’intravede. Chissà che non si stia preparando uno spettacolo degno di un grande e atteso ritorno.