di DANILO SANGUINETI
Sospesa tra tradizione e innovazione la Chiavari Ring, sul quadrato della competizione si divide tra l’antica e nobile arte della lotta libera e greco-romana e la contemporanea rutilante esibizione del wrestling.
Attenzione, non stiamo parlando della versione americana fracassona e spettacolare che ruba la scena ai confronti tra atleti dello stesso peso, confronti non semplici da comprendere, di antichissima e nobile origine. Dallo stile sviluppato da greci e romani che si praticava nei ludi del mondo classico ai cattivi mascherati (e mascarati) c’è un abisso, nel tempo e di serietà.
In mezzo compare la lotta stile libero, codificata a inizio del secolo scorso, prendendo spunto dagli stili ‘classici’ ma adattandone e modificandone le regole per avere combattimenti meno cruenti e più rapidi. E’ diventata sport olimpico tra i più duraturi e fonte preziosa di medaglie per l’Italia.
Una nuova generazione di campioni
In questo alveo scorre il fiume ampio e sempre rigoglioso della Chiavari Ring, per decenni guidata da Adriano Osimani (lottatore una volta, lottatore tutta la vita). Il past president ha ceduto il testimone a quello attuale, Stefano Braschi, seconda generazione di una famiglia che ha dato molto al sodalizio e ancor più promette visto che è comparsa un’assai promettente terza ondata di campioncini Braschi. L’oggi della società è radioso proprio perché non è perso in rimpianti di polverosi successi ma prosegue nella mietura di allori grazie a nuove generazioni di lottatori.
Il presidente ha ogni ragione per esserne orgoglioso: “Assieme al consiglio direttivo, ai maestri, abbiamo deciso che la precedenza andava data ai giovani. Oggi abbiamo circa 50 agonisti, divisi tra le categorie Giovanissimi, Esordienti, Cadetti – per capirci dai 7 ai 17 anni di età – e seguiamo un rigoroso programma di raccolta e selezione dei talenti. I risultati sono arrivati anche prima e più numerosi di quanto ci aspettassimo. Il cambio di marcia c’è stato anche e soprattutto grazie alle ragazze: la lotta femminile per me è il futuro perché dagli inizi degli anni Novanta ad oggi ha fatto passi da gigante”.
Una mossa decisiva è stata quella di consentire alle femmine di allenarsi con i loro coetanei maschi sino ai 10 anni. La Fijlkam – la federazione che raduna le discipline ‘da combattimento’ come Judo, Lotta, Karate e Arti Marziali varie – superò le comprensibili cautele ed ebbe ragione. Anche perché come lo stesso presidente Braschi rivela divertito: “A quell’età non sono i ragazzini a dover essere frenati ma le ragazzine che quasi costantemente prevalgono sui loro coetanei… Poi dagli 11 anni in poi le strade si dividono, ma entrambi i sessi traggono vantaggio dall’esperienza in comune: i ragazzi sono abituati a competere con chi è più rapido, le ragazze a dosare le forze contro chi è muscolarmente meglio piazzato”.
Non è un caso che in casa Chiavari Ring ci siano due signorine che si sono già segnalate anche al di fuori dei confini patrii: Alessia Cencioni e Veronica Braschi. La seconda è la figlia di Stefano, che da bravo presidente le loda senza fare distinzioni: “Alessia e Veronica hanno bruciato le tappe, hanno collezionato titoli italiani, girano l’Europa e ottengono piazzamenti in importanti tornei internazionali: per esempio lo scorso novembre in una competizione a Berlino Cencioni ha ottenuto il bronzo nella categoria Cadette 60 kg mentre Braschi ha conquistato l’argento nella categoria Jugend 56 kg”.
Il sogno del nuovo palazzetto
La Chiavari Ring ha nei forzieri dell’oro puro anche perché ha dei ‘cercatori’ di indiscutibile fama. “Da 15 anni i nostri maestri sono coordinati da Walter Lombardi, un guru del settore. Da un paio di stagioni è dei nostri anche Gurin, moldavo che da commissario tecnico della nazionale del suo paese ha fatto incetta di vittorie e medaglie in ogni competizione che conti. E non dimentico Thomas Coppola, che è stato il campione dei nostri campioni per tanti anni e che ora da tecnico, anche se non a tempo pieno per via dei suoi tanti impegni, ci dà una mano preziosissima”.
In un quadro così roseo la zona d’ombra per il presidente è solo una, sempre la stessa: “La nostra palestra presso lo stadio Comunale. Capovolgendo il detto oraziano ‘adatta ma troppo piccola per noi’. Il sogno che da tanto tempo abbiamo nel cassetto è quello del nuovo Palazzetto a Sampierdicanne. Il progetto c’è, lo abbiamo visto e ci convince pienamente. Purtroppo la sua realizzazione non appare imminente. Per il momento dobbiamo accontentarci di quanto abbiamo”.
Non avendo miliardari matti che li sovvenzionano (cfr lo splendido FoxCatcher, film da Oscar che parla di lotta e non solo…) Braschi ed i suoi si debbono accontentare dei consigli e degli aiuti degli ex atleti, a cominciare da quell’Osimani che ignora età e acciacchi per venire giorno dopo giorno ad allenarsi e sostenere i suoi ragazzi in palestra. Sulla porta di accesso alla palestra non c’è forse scritto ‘Lottatore una volta, lottatore per sempre’?