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Giovedì, 25 maggio 2023 - Numero 271

Chiavari: per fare i parcheggiatori non basta l’esperienza

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(r.p.l.) Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Chissà se a Marina Chiavari conoscono questo proverbio.
Di certo, dopo che il primo bando per l’assunzione di dieci parcheggiatori ha visto la ‘promozione’ di appena quattro elementi – nonostante un cospicuo numero di candidature, ben 67 – il secondo, pubblicato giovedì scorso (guarda caso il giorno stesso rispetto all’articolo di ‘Piazza Levante’ che, dando voce alla Cgil, raccontava tutte le perplessità a proposito della selezione), contiene criteri di ammissione ancora più elevati. Paletti sempre più stretti.

Per fare i parcheggiatori a Chiavari occorre avere conoscenze informatiche e bisogna parlare le lingue straniere. Il tutto, secondo gli estensori del bando, con un titolo di studio che può tranquillamente partire dalla scuola media inferiore. Non si chiede il diploma delle superiori, ma si ritengono necessarie “competenze linguistiche e informatiche”, oltre a esperienze lavorative “in campo amministrativo e contabile”.
Il nuovo documento, pubblicato – come si diceva – giovedì scorso, sempre a firma del presidente di Marina Chiavari Pierluigi Piombo, arriva dopo la scelta dei primi quattro elementi dell’organico e soprattutto dopo le critiche anche molto aspre da parte della Cgil, che ha sempre difeso le ragioni degli ormai quasi ex lavoratori Apcoa su Chiavari. Nove persone che, se tutto andrà bene, si vedranno passare da tempo indeterminato all’assai più modesto contratto di un anno, “senza nessuna garanzia e senza nessuna certezza”, continua a ribadire Antonella Ortelio, che da mesi sta cercando d’intavolare una trattativa con il Comune di Chiavari.

Per chi si fosse perso le puntate precedenti, occorre fare un po’ d’ordine. E’ noto che, dal prossimo 15 settembre, il servizio della sosta a pagamento dovrebbe passare da Apcoa a Marina Chiavari, società che già gestisce lo scalo turistico e che è interamente partecipata dal Comune di Chiavari, che ne nomina i membri del cda (tra cui appunto l’artigiano panificatore Pierluigi Piombo, grande sostenitore di Di Capua in campagna elettorale).
Ma il condizionale è d’obbligo, visto che il percorso di transizione dalla società mantovana (che gestisce parcheggi in tutta Italia e che ha proprio in questo settore il suo core business e le sue competenze specifiche) a quella chiavarese è stato nei mesi scorsi tutt’altro che agevole.
Due le questioni più calde. Prima: il bando per i nuovi parcometri, emesso, poi ritirato in quanto contenente errori, quindi nuovamente ripubblicato. Allo stato attuale, ha vinto l’associazione temporanea d’imprese composta da Designa Italia srl di Cornate d’Adda (Monza e Brianza) e Ditech srl di Roma: 58 nuovi parcometri e due casse automatiche. Ma sulla procedura pende il ricorso al Tar della società esclusa, la Parkeon spa.
Seconda questione, ancora più delicata: il destino dei nove lavoratori Apcoa. In un primo momento, il sindaco Di Capua parlò di ‘assorbimento’ nella nuova società, salvo poi dichiarare che questa procedura non sarebbe stata legittima e che sarebbe stato invece necessario un bando secondo i requisiti della legge Madia. I sindacati, invece, hanno sempre sostenuto – ma senza fortuna – l’ipotesi della cessione di ramo d’azienda, da Apcoa a Marina Chiavari. “L’unico modo – dice la Ortelio – che avrebbe potuto garantire il posto ai nove lavoratori”.

Ma il Comune è andato avanti sulla strada della selezione pubblica, ed ecco le prime sorprese. Il primo bando di Marina Chiavari prevedeva la selezione di dieci elementi. Si sono presentati in 67. Ben 63 sono stati bocciati.
Mercoledì scorso, gli unici quattro ammessi hanno passato il colloquio ed entreranno nella nuova società. All’appello continuano a mancare sei unità. Che cosa si fa a questo punto? Si pubblica un secondo bando, che avrà scadenza il prossimo 6 agosto e che contiene requisiti ancora più specifici rispetto al primo.
La procedura è, quanto meno, inconsueta. Il testo ricorda che “nella procedura sono stati assunti solo quattro operatori sui dieci previsti”. I 63 candidati sono stati scartati per “documentazione incompleta” e “mancanza dei requisiti”. Così la questione è stata liquidata, in maniera assai semplicistica, sugli altri organi d’informazione che hanno dato la notizia del nuovo bando.
Nessuno che si sia chiesto il perché e il percome. Di che cosa erano incomplete le documentazioni? Quali erano i requisiti mancanti? Perché i nomi dei selezionatori non sono stati resi pubblici? Perché sul sito di Marina Chiavari non compare l’esito della prima selezione, con tanto di punteggi e graduatoria?
Ma, soprattutto, la perplessità più mostruosa: c’è da immaginare che i 63 esclusi proveranno a completare la documentazione e rifaranno la domanda. E il nuovo bando è stato scritto dopo aver visto i curricula di tutti. Quale escluso farà a meno di pensare che il testo potrebbe essere stato ‘ricamato’ sulla base di determinati profili? Perché sono state inserite il computer e la lingua straniera laddove prima non erano presenti? Se nel precedente bando – molto meno stringente, in fatto di requisiti – molti sono risultati privi delle credenziali, allora cosa accadrà con questo? Come si farà a trovare sei elementi se l’asticella è stata addirittura alzata rispetto a prima? E’ legittimo scrivere e pubblicare un bando dopo aver letto i curricula di chi quasi certamente vi parteciperà? E’ conveniente? E’ etico?

“E’ un quadro talmente assurdo che non so proprio immaginare cosa accadrà – commenta Antonella Ortelio – Sembra quasi che questa procedura si voglia far andare deserta. Ma non se ne capisce il motivo. Noi continuiamo a ripetere che la soluzione migliore sarebbe stata la cessione del ramo d’azienda. Il Comune e Marina Chiavari si sono andati a infilare nel ginepraio di un concorso che sembra molto simile, per com’è impostato, a quelli del pubblico impiego. Ma, allora, non rispetta i requisiti di legge e i tempi sono troppo brevi. Per questo ripetiamo che tuteleremo in ogni modo i nove lavoratori, qualora anche uno solo dovesse essere escluso. Perché questo modo di fare non è stato chiaro sin dall’inizio e sono stati commessi errori troppo grandi”.
Nel nuovo bando, l’esperienza lavorativa specifica conterà per un massimo di 9 punti (nel primo bando erano 15), mentre il curriculum potrà arrivare a valere sino a 21 punti (nel primo bando erano 15).
Più che le conoscenze “maturate nel campo della gestione dei parcheggi a pagamento” conteranno dunque “esperienze lavorative precedenti diverse, con preferenza dall’anno 2000: rapporti con il pubblico, manutenzioni di impianti, lavoro in campo amministrativo/contabile, competenze linguistiche e informatiche”.

Insomma, aver fatto il parcheggiatore a Chiavari per dieci o quindici anni potrebbe non bastare per essere riconfermati. Così è stato nella prima selezione. Chissà quali sorprese riserverà la seconda. E quali strascichi sindacali. Aver svolto per tanto tempo il lavoro richiesto non dovrebbe essere il requisito principale? Che cosa dovrebbe esserci di più importante? Di questa selezione non si capiscono il senso né la logica. Di sicuro, non li capisce chi non fa parte di Marina Chiavari.
Riusciranno i nostri eroi a completare il traghettamento da Apcoa a Marina Chiavari entro il 15 settembre? Non si può che terminare così: con un grande punto interrogativo.

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