di GIORGIO ‘GETTO’ VIARENGO *
Una riflessione storica, per comporre un quadro cronologico, sull’evoluzione della costa antistante la città di Chiavari, realizzato mentre si prospetta l’ennesima opera a mare, con l’avanzamento della mantellata paraonde della colmata, opera necessaria per mettere in sicurezza il depuratore previsto in quell’area. Per realizzare questo documento è necessario puntualizzare i confini del paraggio descritto, o meglio, trovare i punti che contengono lo sviluppo geofisico dell’ambito costiero unitario, in questo caso contenuto tra la collina delle Grazie, il punto più estremo a ovest, e la falesia di Sant’Anna ad est, al confine con Sestri Levante. I due estremi contengono la spiaggia che si sviluppa nei comuni di Chiavari e Lavagna, una linea di bagnasciuga lunga circa quattro chilometri.
Qui possiamo porre l’oggetto della riflessione: verificare nel tempo come si sono articolate le opere che hanno consumato gran parte dello sviluppo del litorale, oggi fortemente ridotto e compromesso. Per poter rileggere l’intera costa richiamata, descriverla libera nei particolari paesaggistici che la componevano, dobbiamo esplorare la tavola del cartografo Matteo Vinzoni.
Si tratta dei rilievi realizzati per il Magistrato di Sanità della Repubblica di Genova, nel 1758: l’opera è articolata in due sezioni, una per la Riviera di Ponente e una per il Levante, le tavole numerate col progressivo otto e nove descrivono il tratto che ci riguarda.
La spiaggia prendeva inizio all’estremo ovest, qui era l’indicazione toponomastica ‘guardia degli Scogli’. Il fronte era completamente libero e sgombro, presenti solo alcune minuscole costruzioni a servizio degli orti, queste erano descritte come baracche, se in legno, o in materia, cioè in pietre e laterizi.
L’unico limite riscontrabile, sull’intero fronte, era costituito dai ‘rastrelli’: paletti conficcati nel suolo e intrecciati con ramaglie, questi avevano la funzione di trattenere i suoli fertili coltivati e non sottoporli all’erosione della vicina linea del bagnasciuga. Questo fronte era mantenuto tale affinché l’attività del moto ondoso avesse lo spazio necessario alla sua attività naturale, se i lunghi periodi lo permettevano e la spiaggia si accresceva, era possibile rivedere il posizionamento dei ‘rastrelli’ e ampliare il fronte degli orti.
Queste procedure erano sottoposte alle autorità di governo demaniale, i controlli erano frequenti ed erano sanzionati, la spiaggia, oltre i coltivi, doveva essere raggiungibile e non ostruita, così come le viabilità che attraversavano gli orti sino al mare. Nelle carte del Vinzoni possiamo rilevare come l’intero corso del Rupinaro e dell’Entella erano salvaguardati in un’area sgombra alluvionale, cioè libera e capace di lasciare scorrere le acque in momenti di particolari precipitazioni, la foce non aveva un punto d’accesso stabilito da opere idrauliche, ma le acque affluivano secondo le esigenze del momento stagionale. L’ampia zona di scorrimento dell’Entella era delimitata da una doppia fila di alberi piantumati a fortificare la sponda, gli argini erano protetti da poderosi ‘rastrelli’.
Qui possiamo trovare un rilevatore storico di grande importanza: il Ponte della Maddalena; costruito nei primi anni del XIII secolo, l’analista Della Cella ne indicava trenta arcate nel 1640, oggi ne contiamo quindici con il corso d’acqua che scorre sotto quattro. La larghezza attuale dello spazio a disposizione è verificabile in circa sessantacinque metri, se misuriamo l’intero fronte del progetto originale, cioè compreso tra lo spazio antistante la cappella, lato Lavagna, e lo stabile dove era l’oratorio, lato Chiavari, si rilevavano circa quattrocentocinquanta metri, di cui duecentocinquanta rappresentati dal piano di scorrimento del ponte.
Anche queste variazioni consolidate nel tempo rientrano nelle dinamiche della nostra costa e ci torneremo più avanti. Grazie ai rilievi e alle precise descrizioni del Vinzoni, ribadisco la data di pubblicazione del 1758, possiamo stabilire una data precisa per l’intero sviluppo della costa descritto ancora totalmente libero.
Veniamo alla prima opera che cambierà completamente il destino dell’intera costa: siamo nel 1786 e il Doge Gerolamo Grimaldi mette in progettazione la grande strada del mare, un’infrastruttura che prevedeva l’ammodernamento dell’intera viabilità tra Genova e Sarzana. Per Chiavari possiamo leggerne le previsioni negli ‘Avvisi di Genova’: “Si prosegue con attività della nuova strada del mare che terminerà alla piazza di Cavi di Lavagna intrapresa per il pubblico comodo () e riesce di tutta solidità anche per le carrozze”. Con i napoleonici il primo ponte alla marina permetterà d’attraversare l’Entella in prossimità della costa senza raggiungere la Maddalena. Dopo secoli si conquistava la nuova viabilità verso il mare, abbandonando la così detta viabilità romana, strada che costringeva al lungo tragitto collinare e al superamento in quota delle Rocche di Sant’Anna. Questa novità sposterà l’intero asse dello sviluppo urbanistico verso il mare: ora i progetti di case per abitazioni e nuove strutture punteggiano l’intero litorale, a Chiavari si realizzano Corso alla Marina e Corso al Cantiere. Il riferimento al Cantiere richiama l’autorizzazione rilasciata per il suo impianto, le carte sono conservate presso l’Archivio di Stato di Torino e datano 1857.
Il tempo correva veloce, nuovi mezzi di trasporto intervenivano nel rinnovamento portato dalla rivoluzione industriale, con le Regie Patenti del 1844 si autorizzava la costruzione della Genova-Torino, i concessionari dei servizi ferroviari, Società Alta Italia, richiedevano la realizzazione del nuovo tronco Massa-Ventimiglia: il treno raggiunge Chiavari attraversando il Tigullio.
Il dibattito non ha dubbi, la linea corre parallela alla via del mare, anzi transita ulteriormente vicino al bagnasciuga. Il 23 novembre del 1868 giungeva il primo treno da Genova, il 24 ottobre del 1874 si raggiungeva Spezia. Sembrava fatta, ma gli errori vennero ben presto alla luce con il gravissimo danno della riprogettazione di ampi tratti. La forza del mare iniziava ad erodere l’intera costa, la zona di Preli venne interamente ricostruita spostando la linea e realizzando la costruzione di una galleria artificiale, la costa rimase gravemente danneggiata e compromessa sino ai nostri giorni.
Appena terminati questi lavori, siamo nel 1912, si tiene a Chiavari il Primo Congresso di Talassografia: il tema è “relativo al tracciato della dimensione massima raggiunta dalla spiaggia”. Gli studiosi presenti verificano un arretramento di circa 78 metri nel punto di maggiore erosione. Con il periodo della dittatura fascista si assiste ad altre gravi scelte che riguardano gli insediamenti sul litorale: nel 1936 la progettazione della Colonia Fara e dello Stabilimento del Lido, due costruzioni che costeranno gravi prezzi per Chiavari, senza ritorni economici per le scellerate scelte di gestione risolte in tempi recenti.
Il podestà Tappani costruisce il primo muro di contenimento della foce all’Entella, opera che comprimerà il corso del fiume e la sua naturale opera di ripascimento. Eppure il grande progettista Gaetano Moretti aveva redatto un piano regolatore di grande portata: l’architetto milanese prevedeva lo spostamento della linea ferroviaria a monte e l’intera riprogettazione dell’intero fronte mare. Con il lascito di Mario Ravenna si progetta una nuova rotonda sul mare, si procede con una gara per donare a Chiavari un monumento a Colombo: vince Francesco Messina.
Con gli anni Quaranta il fascismo portò la guerra e gli interventi di difesa più devastanti riguardarono ancora una volta il litorale, i lavoratori dell’Organizzazione Todt costruirono i muri antisbarco, varie postazioni Tobruk, diversi bunker. Molto importante una norma introdotta nel Codice della Navigazione del 1942: siamo in guerra da due anni, gli articoli avviano norme sulle concessioni balneari che giungeranno sino ai nostri giorni.
Con la ricostruzione post bellica si avviarono grandi progetti su Chiavari, con l’amministrazione Gatti il porto: la prima pietra fu posata il 25 aprile del 1963. Il 4 febbraio del 1964 è in visita a Chiavari il presidente della repubblica Mario Segni, si parla di sviluppo e della nuova autostrada che attraverserà il Tigullio . Nel marzo del 1967 sono avviati i lavori per la nuova condotta fognaria che attravera tutto il fronte mare e raggiunge l’estremo ovest dove è collocato il primo scolmatore sottomarino in attesa della costruzione del depuratore: il primo a Rovereto nel 1968, l’anno successivo quello di Preli.
Il 5 ottobre del 1967 sono avviati i lavori per il nuovo casello autostradale alla Moranda, il materiale di risulta attiva il primo riempimento della futura piazza Milano. Il 15 agosto del 1968 iniziano i nuovi lavori per il ponte sull’Entella che costituiranno l’asse della rinnovata viabilità verso Lavagna De Michiel-Previati. Il 28 ottobre del 1968 è inaugurato il tratto autostradale che giunge da Genova a Chiavari, i lavori verso Sestri richiedono nuovi versamenti di materiali di risulta, piazza Milano è ormai colma e si attiva il nuovo riempimento ad est del porto.
Il 28 dicembre del 1968 si inizia la demolizione delle vecchie case sul lungomare che daranno corso ad un complesso alberghiero a servizio del porto, dopo anni ne sarà cambiata la destinazione d’uso: sarà lo scandalo del Ferden. Il 22 febbraio del 1970 inizia l’iter per la costruzione del Porto di Lavagna, il dibattito in Consiglio Comunale approva il primo progetto. Il 13 marzo del 1970 il primo congresso d’Italia Nostra contro il cemento sul litorale tra Chiavari e Lavagna, nel mese di luglio sono ultimati i lavori di piazza Milano e proseguono i riempimenti nel lato est del porto.
Negli anni Novanta si trasforma l’intera area ex piazza Milano, l’ex sindaco Vittorio Agostino realizza un nuovo lungomare e mette in vendita i box ricavati, molti chiavaresi dormiranno sotto i portici per partecipare alla vendita disposta presso il Banco di Chiavari. Il meccanismo era di vera speculazione: chi entra per primo compra senza nessuna limitazione.
Arriva Papa Wojtyla a Chiavari, l’intera area di Colmata ospita la sua celebrazione, poi un decreto del governo destina l’area al demanio comunale. Il resto è storia dei nostri giorni, il nostro litorale sembra in un continuo stato d’assedio, per poterlo ritrovare intatto è necessario tornare a metà Settecento. Mentre si scrive questo percorso cronologico, per dare una memoria ad un litorale scomparso, un nuovo attacco con le opere del depuratore sulla colmata: il mare è sempre più lontano.
(* Studioso e cultore di storia e di tradizioni locali)