La recente inaugurazione del cosiddetto ‘Sportello di Prossimità’ all’interno di quello che doveva essere il nuovo palazzo di giustizia di Chiavari, consumata con gran concorso di autorità e con la consueta retorica delle inaugurazioni (“sarà la casa dei cittadini”, ha detto il ministro Orlando) si presta a qualche riflessione sulla tristissima e gravissima, per Chiavari e per il Tigullio, chiusura del tribunale cittadino.
Come tutti ben sanno, per il nostro comprensorio si è trattato di una decisione scellerata nei confronti di un tribunale che funzionava benissimo e dava un eccellente servizio ai cittadini, una decisione assunta come uno spot pubblicitario dal governo Monti e dal ministro di Grazia e Giustizia Severino appoggiati dalla burocrazia giudiziaria.
Ci fu una dura battaglia delle amministrazioni comunali locali, di vari comitati, degli avvocati della Società Economica per rimettere in discussione la decisione.
Ma il Tigullio e Chiavari non ebbero santi in paradiso (come invece altre città, vedi Sciacca che salvò il suo tribunale), ancora una volta Genova fu matrigna e i politici genovesi e regionali nulla di sostanziale fecero per opporsi alla chiusura. Più tardi venne un ministro della giustizia ligure, e le speranze si riaccesero, ma anche in questo caso nulla accadde.
La decisione di sopprimere il tribunale di Chiavari venne motivata con il perseguimento di due fini: per il governo Monti, quello di dimostrarsi capace di tagliare costi inutili (??); per la burocrazia giudiziaria, quello di continuare nell’accentramento dei tribunali e nella specializzazione delle risorse che costituisce il mantra degli ultimi anni, verso il quale i ministri Severino e Orlando si sono dimostrati molto accondiscendenti.
Questa impostazione è risuonata nelle parole del procuratore generale Valeria Fazio. Rispondendo al sindaco di Chiavari, che ha ricordato i 14 milioni di costi per la costruzione del nuovo edificio (quattro dei quali a carico del comune di Chiavari) e alle critiche verso la riforma giudiziaria che ha abolito tra gli altri il nostro tribunale, Fazio ha sottolineato come le nuove tecnologie rendano possibile il decentramento dei servizi e la specializzazione dei magistrati migliori il servizio ai cittadini.
In tutti questi anni, però, nessuno ha mai svolto una seria analisi costi/benefici relativa alla chiusura del tribunale di Chiavari, che, come già detto, funzionava benissimo.
I danni, gravi, sono sotto gli occhi di tutti:
- notevoli disagi per la cittadinanza, specie quella dell’entroterra per cui recarsi presso gli uffici del tribunale di Genova molto spesso è un’avventura.
- grave mancanza del presidio di legalità rappresentato dalla presenza di un ufficio della Procura della Repubblica proprio in un momento nel quale ci sarebbe bisogno di forte attività di contrasto dei fenomeni criminali, oggi affidato ai soli presidii di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, il cui rapporto con gli uffici della procura è diventato più scomodo e meno immediato.
- duro colpo alle attività professionali del Tigullio (avvocati, commercialisti, notai, periti) e a quelle economiche ad esse collegate che avevano nel tribunale di Chiavari un riferimento essenziale per l’alta qualità del servizio ai cittadini.
A fronte di tutto ciò, quali sono i benefici? Al di là del mantra, ripetuto dai burocrati dell’amministrazione giudiziaria con affermazioni mai dimostrate nel concreto, non si va.
Sono stati risparmiati costi di personale ? Se sì, in quale misura? Non è dato saperlo.
Sono stati spesi dal tribunale di Genova soldi per nuovi affitti, non essendo quest’ultimo dotato di spazi sufficienti per ospitare le attività del tribunale di Chiavari? Non si sa, e forse i chiavaresi potrebbero essere interessati a saperlo.
Con l’abolizione del tribunale di Chiavari è migliorato il servizio ai cittadini in termini di tempi e di efficienza dello svolgimento dell’attività giudiziaria, o per lo meno non è peggiorato ? Sono disponibili statistiche sull’andamento dei reati di tutti i tipi nel Tigullio, dopo la chiusura del tribunale? Anche qui nessuno dice niente, e i cittadini mancano di qualunque informazione in merito.
Dopo cinque anni dalla chiusura la vecchia sede di piazza Mazzini, che doveva essere liberata in due anni, si trova in uno stato di grave abbandono, trasformata in un deposito di vecchi mobili e di faldoni abbandonati, a disposizione del Tribunale di Genova che continua a prorogare lo sgombero definitivo. Senza peraltro pagare l’affitto: e qui realizza in effetti un risparmio, ma a danno del Comune di Chiavari!
E poi: quanto costa alla città di Chiavari e all’intera comunità del Tigullio la mancata disponibilità di un volume immobiliare di così alto pregio per volume e collocazione?
Sarebbe dovere del Ministero di Grazia e Giustizia e degli uffici del Tribunale di Genova rispondere a queste domande.
Infine, una considerazione generale. Se Chiavari è stata inserita nell’area metropolitana, perché non si è pensato di adibire né il vecchio né il nuovo edificio a servizi di rango metropolitano?
Sembra che il TAR Liguria da anni sia alla ricerca di una nuova sede. Perché non pensare a Chiavari per risolvere il problema?
(r.p.l.)