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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Chiavari, iniziate le demolizioni in via Trieste: spazio a parcheggi e aree verdi

Le operazioni sono partite nei giorni scorsi. Firmata la convenzione tra il Comune di Chiavari e la società proprietaria dell’area ex Italgas. Non ci saranno più i palazzi alti sette piani
Sono iniziate le operazioni di demolizione nell'area ex Italgas di via Trieste a Chiavari
Sono iniziate le operazioni di demolizione nell'area ex Italgas di via Trieste a Chiavari
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(r.p.l.) Sono iniziati nei giorni scorsi i lavori di riqualificazione dell’ex area Italgas Chiavari: dopo oltre venti anni d’attesa è partita la demolizione dei vecchi fabbricati nella zona industriale in via Trieste, dove sorgeranno parcheggi per i residenti e aree verdi. Nell’operazione immobiliare, autorizzata dal Piano urbanistico comunale del 2020, è previsto un pagamento di 150mila euro a favore del Comune come contributo di costruzione.

La società specializzata nell’attività di distribuzione del gas Italgas ha accettato la nuova pianificazione senza impugnare il Puc, cedendo l’area mediante asta a una società privata, che si occuperà dei lavori.

“Nell’ex area Italgas nascerà una zona verde con parcheggi a disposizione della città – sottolinea il sindaco Federico Messuti – Rispondiamo semplicemente con i fatti, a chi ci ha accusato per anni di nuove cementificazioni con sterili e inutili polemiche sulla costruzione di nuovi palazzi residenziali. Un passo in avanti per riqualificare una zona centrale di Chiavari che per troppi anni è rimasta abbandonata”.

La società che si occupa dello sviluppo dell’operazione si chiama Ostro Chiavari. Nello schema di convenzione con il Comune, si legge che i proprietari s’impegnano a realizzare nell’area ex Italgas: “Percorso di accesso pedonale e ciclabile al livello rialzato dell’edificio pubblico retrostante che oggi ha accesso da corso De Michiel; ristrutturazione marciapiede pedonale su via Trieste; parcheggi pubblici e ciclo posteggi; aree verdi con funzioni di integrazione paesaggistica”.

Il permesso, rilasciato dal Comune di Chiavari nel giugno 2022, prevede “la demolizione delle volumetrie esistenti e la realizzazione di una autorimessa privata costituita da box e posti auto in parte da assoggettare a vincolo pertinenziale (n. 8 posti auto e n. 20 box) entro la data di ultimazione dei lavori ed in parte non gravati da vincolo pertinenziale (n. 25 posti auto e n. 44 box)”. Terminata la realizzazione, è prevista la cessione a titolo gratuito, al Comune di Chiavari, di: “cinque stalli pubblici; percorso ciclo pedonale di collegamento tra via Trieste e la piazza sopraelevata antistante l’immobile ove hanno sede l’Agenzia delle Entrate e altri uffici pubblici; il rifacimento del marciapiede di via Trieste per una lunghezza pari al fronte della proprietà del soggetto attuatore; la realizzazione di verde pubblico con funzione di integrazione paesaggistica; la realizzazione di cicloposteggi”. Quindi, al termine dell’operazione, il Comune guadagnerà cinque posti auto e il percorso di collegamento, ma tutto il resto rimarrà privato. 

Quanto alle “polemiche sterili e inutili”, è giusto ricordare la storia. Ed è anche giusto ricordare al sindaco che se non fosse stato per quelle polemiche “sterili e inutili”, oggi le palazzine non sarebbero solamente un render, ma sarebbero una realtà. Non sono forse stati esponenti della Civica amministrazione a incontrare Italgas? Non è stato forse presentato a Palazzo Bianco il progetto delle palazzine? Il Comitato contro la cementificazione di via Trieste ha fatto solo un brutto sogno oppure ha avuto incontri con Palazzo Biancosulla base di fatti e di atti concreti? La questione non è forse costata le dimissioni del consigliere Giovanni Giardini da consulente del sindaco in materia di urbanistica? 

Altro che polemiche inutili. Se non fosse stato per quelle giuste e legittime proteste, oggi le palazzine ci sarebbero eccome e la goffa retromarcia da parte della Civica amministrazione va ricordata, compreso il maldestro tentativo da parte di qualche esponente della maggioranza di iscriversi al Comitato. 

Nel maggio 2019, ‘Piazza Levante’ denunciò che l’attuale maggioranza a Palazzo Bianco aveva volutamente lasciato scadere il Piano Urbanistico Comunale (Puc) varato dal predecessore Roberto Levaggi, che per l’ex Italgas prevedeva verde e parcheggi. Tornava quindi automaticamente in vigore il Piano Regolatore del 2002 voluto dall’allora sindaco Vittorio Agostino, molto più ‘aperto’ rispetto al cemento. E infatti spuntava in questo periodo un progetto da parte dello studio di architettura Giugiaro di Torino, depositato in Comune, che prevedeva la costruzione, al posto del capannone, di due palazzine alte otto piani.

Nel silenzio generale dell’amministrazione e della città si organizzava in quei mesi una resistenza degli abitanti della zona, il Comitato di Via Trieste, che chiedeva spiegazioni alla Civica amministrazione, impegnata da questo momento in poi ad arrampicarsi sugli specchi. ‘Piazza Levante’ chiedeva una presa di posizione da parte della maggioranza, e segnatamente del consigliere Giardini e del consigliere Canepa, altrove strenui nemici della cementificazione, ma non otteneva risposte.

Il Comitato di Via Trieste è battagliero: rispetto al nuovo Puc venivano presentate quasi duecento osservazioni riguardanti solamente quella zona, la questione finiva in Consiglio Comunale grazie al fervore e alla passione messe in campo dalle minoranze, il dibattito politico si accendeva, eppure l’amministrazione non riusciva a uscire dall’imbarazzo, non riusciva a trovare appigli né scappatoie.

Nel giugno 2019 esponenti della maggioranza, tra cui l’avvocato Segalerba, si dichiaravano contrari al progetto Italgas (ma come? L’iter non era andato avanti negli uffici tecnici del Comune durante la loro amministrazione? Forse a loro insaputa?) e con grande disinvoltura chiedevano addirittura di iscriversi al Comitato. Il Comitato dignitosamente rifiutava. Le firme sfioravano le novecento unità.

Intanto spuntava un render del progetto, con due palazzine alte otto piani e tutti gli spazi di pertinenza privati. Unico spazio pubblico, un corridoio che collegava l’area al nuovo tribunale.

Palazzo Bianco affidava addirittura ad un consulente l’incarico di dimostrare, senza peraltro riuscirvi, che la responsabilità di questo cemento ricadeva sulla precedente amministrazione.

Ma la Regione Liguria nel luglio del 2019 confermava che il Puc Levaggi prevedeva per l’area verde e parcheggi, e che l’edificabilità si è ottenuta mediante la scadenza di questo stesso Puc permessa dall’amministrazione Di Capua. La Regione sottolineava inoltre come la trasformazione dell’area in zona residenziale prevedava un’importante e costosa operazione di bonifica del suolo.

Intanto, il Comitato di Via Trieste superava le mille firme contro l’operazione. Sempre nel luglio 2019 si chiariva un altro tassello della vicenda: la richiesta di declassamento della zona da rossa a gialla nel piano di bacino era stata presentata da Italgas in Regione nel maggio 2018, quando ancora valeva il Puc Levaggi e nella zona quindi non si poteva costruire. La Regione dava parere favorevole nel luglio dello stesso anno, e ne dava comunicazione oltreché ad Italgas, al progettista e al Comune di Chiavari. A questo punto, mancava solo il Puc: e puntualmente, a fine anno il Puc veniva lasciato scadere. Il cerchio era completato, la zona era edificabile, e l’amministrazione lo sapeva perfettamente.

E arriviamo all’agosto 2019. È solo a questo punto che in maggioranza ‘volano gli stracci’, come titolava ‘Piazza Levante’ il 1° agosto 2019.

Il consigliere Giovanni Giardini, che a detta della pagina Facebook di Avanti Chiavari aveva fino ad allora partecipato a tutte le riunioni riguardanti il progetto Italgas e che si fregiava della carica di consulente del sindaco in materia urbanistica, se ne usciva a sorpresa con la tesi che il progetto non era fattibile, destando un comprensibile sconcerto tra i membri della sua stessa maggioranza. La quale non tardava a rispondergli sempre dalla pagina Facebook di Avanti Chiavari ricordandogli di essere stato uno dei protagonisti del progetto Italgas. Partiva una serie di accuse reciproche e messaggi trasversali che sfociavano in un infuocato Consiglio Comunale di fine agosto, in cui Giardini sentiva “puzza di bruciato” (ma poi non specificava la natura della puzza), lasciava l’incarico, passava in minoranza e iniziava a diramare comunicati dove sosteneva che tutto è accaduto a sua insaputa.

Nel pieno della calura estiva, il Consiglio Comunale votava un ordine del giorno di contrarietà al progetto, contro anche il parere della Commissione Edilizia.

Un gran pasticcio insomma, risolvibile solamente avviando una trattativa con Italgas. Che in effetti partiva e, a dicembre del 2019, si aprivano degli spiragli: l’azienda era pronta ad abbandonare il progetto e realizzare qualcosa di più ‘pubblico’ e a beneficio dei cittadini. Da lì in poi, i passaggi sono veloci. Nel febbraio 2020 il sindaco informava i cittadini che stava trattando con Italgas per cercare di realizzare posti auto e spazi verdi in una zona molto gravata dal traffico. Non essendo poi pervenuta alcuna notizia, il Comitato in data 6 luglio 2020 chiedeva al sindaco informazioni in merito. Il 13 gennaio 2021 il Comitato apprendeva finalmente dal sindaco che il progetto di edilizia residenziale era stato bocciato e si stava trattando con la proprietà per acquisire l’area in questione. Il 31 marzo 2021 l’ufficio stampa del Comune comunicava che il primo cittadino Marco Di Capua, a seguito di un colloquio avvenuto a Milano il giorno precedente con la dirigenza Italgas, riteneva fondamentale realizzare in quell’area spazi verdi e parcheggi. Il 29 aprile 2021, durante il Consiglio Comunale, il sindaco ribadiva nuovamente la gratuità dell’area e l’impegno a non edificare. A sorpresa, pochi giorni dopo iniziavano a circolare voci di possibili acquisti dell’area da parte di varie società, ma il Comitato, rassicurato dalle dichiarazioni nel Consiglio comunale del 29 aprile, non dava credito a tali voci anche se, di lì a poco, suo malgrado si doveva ricredere.

L’area veniva effettivamente ceduta ad altri privati per un pugno di lenticchie, quando il Comune avrebbe potuto facilmente comprarla e destinarla all’uso di servizi a favore dei cittadini. Altro che polemiche inutili. 

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