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Giovedì 4 settembre 2025 - Numero 390

Chiavari: in via Trieste torna l’incubo del cemento. E chi votò Di Capua contro il depuratore al Lido oggi si ritrova beffato

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(r.p.l.) Ma siamo poi così sicuri che i tempi di Agostino, in quel di Chiavari, siano così lontani e mai più da venire? Mentre l’attuale amministrazione si professa (a parole, s’intende) paladina assoluta dell’ambiente, annuncia in pompa magna un grandioso parco urbano in fregio al futuro depuratore della Colmata, continua a riproporre le piste ciclabili e proclama di aver bloccato nuovi volumi nell’area dell’Istituto Torriglia, dall’altra parte della città, in via Trieste, ritorna in vita un vecchio progetto del 2005 che prevede nuovi volumi abitativi al posto dell’ex insediamento Italgas.

La notizia è emersa qualche mese fa, all’atto della scadenza delle clausole di salvaguardia che erano previste dal Piano Urbanistico adottato dalla giunta Levaggi, ma il cui iter non è mai stato concluso, per precisa scelta dell’attuale maggioranza. Morale della favola: sino all’adozione di un nuovo Puc, da parte della giunta Di Capua, in questo periodo è in vigore il vecchio Piano Regolatore dell’era Agostino, molto più permissivo rispetto alle cementificazioni. Ecco perché il tema è quanto mai attuale.

‘Piazza Levante’ lo ha denunciato più volte nei mesi scorsi, trovandosi, come spesso avviene, unica voce fuori dal coro. Mentre per l’area ex Italgas, il Puc di Levaggi prevedeva spazi verdi e un’area adibita a parcheggio, il Prg di Agostino lascia invece spazio a una cementificazione di cui non ci sarebbe proprio alcun bisogno. Sia perché il mercato immobiliare è decisamente cambiato rispetto ai primi anni Duemila, sia perché sono differenti le sensibilità dal punto di vista ambientale e quelle legate alla prevenzione dal rischio idrogeologico. Per costruire in via Trieste, infatti, è necessario adottare misure che riducano il rischio idraulico della zona, che almeno in parte è classificato con il livello rosso, ovvero il massimo.

Quanto è concreto il pericolo che questo nuovo insediamento abitativo possa sorgere? Palazzo Bianco ha spesso minimizzato, ma invece la questione è estremamente concreta. Non solo la legge permette di costruire, variando la destinazione d’uso da industriale ad abitativa ma, sfruttando le opportunità offerte dal Piano Casa della Regione Liguria (35 per cento di aumento volumetrico per cubature esistenti non eccedenti i diecimila metri cubi), ci si potrebbe trovare di fronte a una Preli 2, di dimensioni probabilmente ancora maggiori. Il progetto, d’altra parte, esiste già: è firmato dallo studio di architettura Giugiaro di Torino, che ha già curato parecchie riqualificazioni di aree ex Italgas. Ci sono, nell’ordine: progetto (si dice già depositato presso il Comune), leggi favorevoli e persone già pronte a investire. Altro che eventualità remota.

La domanda, ancora una volta, è: c’è bisogno di nuove case a Chiavari, considerando le difficoltà che stanno incontrando gli uffici vendite sia della ristrutturata Colonia Fara che del complesso di Preli (la prima molto meno solida finanziariamente della seconda)? C’è bisogno di altro cemento? E questo cemento è meno impattante rispetto a quello di Preli, a quello che l’amministrazione dice di aver sventato nelle aree del Torriglia, a quello da cui, sempre secondo l’attuale giunta, è stata preservata l’area della Colmata?

La speculazione edilizia è come un mostro con tante teste: se ne taglia una, ed ecco che ne spunta subito un’altra. Solo che ci s’indigna a targhe alterne. O meglio, ad amministrazioni alterne.

Come mai questa imminente colata di cemento in via Trieste sta passando praticamente sotto silenzio? Un’ultima strenua difesa la stanno provando i residenti della zona. Nell’ambito delle osservazioni al Piano Urbanistico Comunale, anche loro hanno fatto pervenire una documentazione a Palazzo Bianco.

Sono, in molti casi, gli stessi cittadini che, nel 2017, vennero convinti in campagna elettorale a votare per Marco Di Capua. Il futuro sindaco andò in questi quartieri promettendo che avrebbe scongiurato il depuratore al Lido. In parecchi aderirono alla raccolta di firme organizzata con quella finalità. Oggi il depuratore è appena spostato di pochi metri, nella zona della Colmata (scelta se possibile peggiorativa, visto che è ancora più vicino al centro città e al porto turistico), e con un’altra raccolta di firme (è già stata raggiunta la quota di trecento sottoscrizioni) ci si difende dal progetto dei nuovi palazzi nell’ex Italgas, la cui responsabilità è pienamente dell’attuale amministrazione.

Basta guardare l’esito dello scrutinio delle amministrative del 2017, sezione per sezione, per capire che proprio da queste parti il sindaco Di Capua e la sua amministrazione ottennero la maggior parte dei consensi. Chissà se lo stesso risultato arriverebbe anche oggi, alla luce di quanto sta accadendo e di quanto di peggio potrebbe ancora accadere.

I più battaglieri sono i condomini del civico 12 di via Trieste: sono loro che sono pronti a costituire un comitato, con l’obiettivo di coinvolgere anche i palazzi vicini, e sono loro che hanno inviato una serie di osservazioni al Puc. Ci si sofferma sul rischio idrogeologico della zona, sulla perdita di valore dei loro immobili, in alcuni casi anche della vista e della luce. E si ricorda come, nel vecchio Puc, in questa zona fosse prevista una zona verde, con un’area adibita a parcheggi. Ora invece tutto lo scenario cambia, a beneficio dell’appetito di qualche speculatore.

Niente male, per un’amministrazione che si professa ‘nemica’ del cemento. Come pensa l’attuale maggioranza di fermare questo scempio? Userà la stessa logica ‘ambientalista’ rispetto alla Colmata? Rispetto alla Collina delle Grazie? Rispetto alle aree del Torriglia?

Il presidente del Consiglio e consigliere metropolitano Segalerba tornerà a dire – come ha già fatto con Preli, con un’incredibile e clamorosa nonchalance – che loro con queste pratiche edilizie non c’entrano nulla? A chi potranno dare la colpa questa volta? Chi era assessore della giunta Agostino ai tempi di Preli? Chi è in maggioranza, ora che è tornato in vigore un piano regolatore di 18 anni fa?

E, da ultimo: che cosa ha da dire in merito il diversamente solerte consigliere Giovanni Giardini, che stigmatizzò il cemento levaggiano previsto in Colmata? Questo di via Trieste è cemento più buono?

Che cosa ha da dire in merito il diversamente solerte consigliere Giorgio Canepa, paladino (un tempo) dell’ambiente e della trasparenza?
Che cosa hanno da dire i diversamente battaglieri Alessandro Monti e Andrea Profumo? Ai tempi della campagna elettorale, ne se uscirono con un video che divenne virale sulle ‘colpe’ di Agostino e degli attuali amministratori nella riqualificazione dell’ex cantiere navale di Preli. Pochi giorni dopo, con quelle stesse persone si allearono in vista del ballottaggio. Già, i ‘partecipattivi’: campioni di coerenza. Ieri come oggi. Ieri acrobati, ben oltre filo della decenza. Oggi tutti allineati e coperti. E attaccati alla poltrona. Con le opposizioni silenti. La stampa silente. La città silente.

Eccole, tutte insieme: le condizioni migliori per far scorrere il tanto odiato cemento delle speculazioni.

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