di ANDREA SANGUINETI *
Per comprendere l’importanza e il ruolo di Chiavari nel panorama storico e culturale italiano, suggerisco di leggere la recente pubblicazione di Elvira Landò sui luoghi del Risorgimento e i libri di Franco Ragazzi, nostro concittadino troppo presto dimenticato, in particolare ‘Una città a teatro: teatri e spettacoli a Chiavari dal 500 al 900’. Da questi saggi si evince chiara la percezione del depauperamento di Chiavari che ha sicuramente nella chiusura del tribunale e del teatro Cantero due simboli recenti. In realtà il declino della nostra città a mio parere è iniziato parecchi anni fa con la fine degli anni Ottanta, quando si passa da 30mila abitanti agli attuali 27500.
Se consideriamo che oggi dei 27500 abitanti oltre 2500 sono stranieri residenti, la città ha perso la cifra astronomica di cinquemila abitanti; non solo, ma l’età media è salita a 49 anni (in Italia il dato medio è 45 anni)
A questi dati nudi e crudi ne va aggiunto un altro per me molto significativo: ogni 100 chiavaresi che lavorano, 69 sono a carico della collettività.
A quanto scritto sopra si assommano certamente altre problematiche tra cui una su tutte, una scarsa propensione agli investimenti sia pubblici che privati.
Dal Duemila ad oggi i soldi arrivati dal Fondo Sociale Europeo sono stati pochi milioni di euro, non per cattiva volontà degli altri ma perché Chiavari è stata carente di progetti e nel 2016 dal patto per lo sviluppo della città metropolitana firmato con il governo a Chiavari sono state destinate poche risorse e collegate al solo tema, sia pure importante, della difesa idrogeologica del territorio.
La scarsità di investimenti pubblici ovviamente non ha fatto da volano agli investimenti privati ad eccezione di pochissimi casi.
La compianta professoressa Clara Caselli in uno studio sul sistema finanziario nel Tigullio già alla fine degli anni Novanta aveva evidenziato quanto i chiavaresi fossero grandi risparmiatori ma poco propensi agli investimenti. Per comprendere la dimensione del fenomeno, è sufficiente un dato della Banca d’Italia: nel gennaio 2017 i depositi nelle banche della città (attualmente 19 sportelli, una presenza altissima rispetto alla popolazione) ammontavano a 836 milioni di euro, nello stesso periodo a Rapallo (trentamila abitanti) i depositi erano 455 milioni, dunque quasi la metà.
Riassumendo, siamo una tranquilla comunità di anziani con un reddito procapite tra i più alti in Italia (oltre 23 mila euro) e un indice di povertà tra i più bassi in Italia (9 per cento a fronte di un 15 su base nazionale) con una gravissima colpa: diamo per scontato che i nostri giovani andranno a lavorare lontano da Chiavari. Perché la domanda di fondo è una: cosa ha fatto Chiavari negli ultimi 25 anni in termini di sviluppo economico, sociale e culturale e per fermare la lenta ma costante chiusura di attività commerciali, attività artigianali, alberghi?
In tutti questi anni noi chiavaresi abbiamo chiesto ai sindaci che si sono succeduti di amministrare la quotidianità, strade pulite, giardini in ordine, le aiuole e le fontane sul lungomare e poco altro.
Le varie amministrazioni comunali si sono dunque adeguate a questo mare tranquillo ma stiamo navigando purtroppo verso gli scogli.
Occorre una nuova fase politica per proporre scelte e progetti a favore di uno svilluppo economico che offra opportunità di lavoro alle nuove generazioni non solo chiavaresi per fermare il negativo trend demografico(i dati Istat sono lì a dimostrare il baratro a pochi passi da noi) che ha coinciso con il declino di Chiavari.
Cerchiamo per il futuro di coniugare nuovi lavori con cultura e turismo non a parole ma con i fatti. Abbiamo perso una grande occasione con la scellerata vendita ai privati della Colonia Fara, cogliamo ora le opportunità che offrono l’ex palazzo di Giustizia in piazza Mazzini e l’Area di Colmata.
Si promuova un concorso di idee prevedendo investimenti pubblici e privati, tentiamo almeno per una volta di ‘pensare in grande’.
Il verde, i parchi pubblici e le piste ciclabili servono per continuare a navigare nel mare calmo ma non sono certamente sufficienti per rispondere alla fame di lavoro e al diritto di un futuro per i giovani chiavaresi.
(* l’autore è stato per lungo tempo responsabile territoriale della Cisl per il Tigullio e per il Golfo Paradiso)