di ROBERTO LEVAGGI *
Sono stato per cinque anni sindaco di Chiavari, dal 2012 al 2017, e sono attualmente consigliere comunale di opposizione per il gruppo Noi di Chiavari, come molti di voi sanno. La mia passione per la politica ha radici antichissime, tanto quando i miei primi incarichi. A ventidue anni ero già consigliere comunale e, a quei tempi, Chiavari era veramente la capofila del Tigullio.
In queste righe, però, non voglio fare discorsi politici né di contrapposizioni partitiche, anche perché appartengo a una lista civica. Quello che desidero, è fare un ragionamento da cittadino, da cittadino che è chiavarese da sempre e da sempre molto legato a questa città.
Io sono profondamente convinto che a Chiavari si debba pensare più in grande e che si debba imparare a farlo a tutte le latitudini, quindi non solo da parte di chi amministra Palazzo Bianco. È vero che siamo in un contesto di crisi, è vero che siamo ancora in piena pandemia, ma nulla vieta di immaginare la città del futuro, nulla vieta di provare ad avere un disegno complessivo di città, cosa che stento sempre più a trovare.
Si parla tanto in questo periodo, anche a livello di singole amministrazioni comunali, delle risorse che potrebbero essere immesse in circolo dal Recovery Fund europeo. È un discorso molto interessante, anche se ritengo che il nome non sia troppo azzeccato.
Più che ‘recovery fund’, che rimanda a un’idea emergenziale, a me piacerebbe parlare di ‘next generation’, ovvero di risorse destinate al futuro delle giovani generazioni, alla tecnologia, al digital, allo sviluppo di un’economia green.
Secondo me l’errore di tante amministrazioni è pensare al Recovery Fund legandolo alle opere necessarie per la messa in sicurezza dal dissesto idrogeologico, ad esempio. Per quegli interventi, che sono quanto mai necessari come abbiamo fatto anche durante la mia amministrazione, ci sono finanziamenti regionali appositi.
Il Recovery Fund è completamente un’altra cosa, un altro tipo di opportunità, che andrebbe colta per sviluppare le tematiche di cui parlavo sopra: giovani, nuove tecnologie, ambiente. È su questi temi che Chiavari può giocare ampiamente le sue carte, è su questi temi che davvero può pensare di tornare ad essere capofila del Tigullio.
In città vivono circa ventottomila persone, a fronte di una superficie territoriale piuttosto modesta, rispetto a tanti comuni dell’entroterra. Questo significa che la densità abitativa è piuttosto elevata e non è un caso: Chiavari è e rimarrà sempre, a livello naturale e strategico la ‘chiave’, ovvero la confluenza tra la costa, l’entroterra e la produttiva Pianura Padana.
Questa visione fu ben chiara nel passato, a sindaci come l’ammiraglio Gatti, che ben compresero il ruolo della città e agirono di conseguenza: si deve all’amministrazione Gatti, ad esempio, la costruzione del porto e la realizzazione di viale Kasman, per consentire un contatto diretto tra Chiavari e il primo entroterra.
La strada tracciata da questo lungimirante sindaco mi pare che venga poco seguita. Io non ho mai sentito, in questi ultimi anni, un discorso legato a questi argomenti in sedi ufficiali. Non ne abbiamo mai dibattuto né in Consiglio Comunale né nelle rispettive Commissioni Consiliari. Vanno benissimo le opere per la messa in sicurezza dal rischio idrogeologico, vanno benissimo anche le opere accessorie, i piccoli cantieri cittadini, ma ci sono, a mio avviso, tre elementi che vanno presi in considerazione a livello strategico, pensando molto ma molto più in grande.
- Le grandi strutture di collegamento con l’entroterra. Chiavari dev’essere meglio collegata con le aree interne. Si torni, ad esempio, a prendere in considerazione l’idea del ‘tunnel corto’ Chiavari/Fontanabuona, ovvero quello che dovrebbe partire dal Rio Campodonico, all’altezza del parcheggio autostradale, passare sotto il monte Anchetta, per arrivare a San Colombano in località Maggi. È un’ipotesi avanzata anche da qualche esponente di maggioranza e sulla quale ci sarebbe un’ampia convergenza.
- Dare impulso alla cultura. Maggiore cultura significa maggiore turismo, come abbiamo visto in moltissimi casi, a cominciare da Genova e da come si è trasformata negli ultimi anni. Ma per cultura, s’intende cultura di qualità. Occorre creare un sistema che sappia mettere in relazione i nostri splendidi portici medievali con le tracce della città risorgimentale. E, in questo contesto, va creato un unico ‘fil rouge’ tra l’ex palazzo di giustizia di piazza Mazzini, l’auditorium San Francesco di piazza Matteotti e una ritrovata e rinnovata gestione del Teatro Cantero. Non facciamo l’errore di ‘svendere’ alla Soprintendenza l’ex palazzo di giustizia. Pensare in grande significa fare operazioni come quelle di Palazzo Ducale a Genova. Portare grandi mostre, grandi eventi. Non è vero che non è possibile farlo nei centri più piccoli: pensate alle esperienze del curatore di mostre Marco Goldin e al rilancio di città come Brescia e Treviso proprio grazie all’arte. Un nuovo polo con ex tribunale, auditorium e Cantero, nel caso gestito da una fondazione, potrebbe portare enorme indotto alla città, a partire dai commercianti.
- Sviluppo del lungomare. Non voglio stare più qui a rivangare polemiche sulla collocazione del depuratore nell’area di Colmata. Ormai la scelta è stata fatta, ma ora vediamo di utilizzare al meglio quei 7/8 ettari di area pianeggiante e non esondabile che sono una risorsa per la città. Come già proposto anni fa, resto profondamente convinto che occorra ragionare secondo un’idea complessiva di fronte mare, e che sia un errore concepire il lungomare a pezzi, a lotti o a porzioni. Penso a un concorso di idee internazionale, per arrivare a ottenere uno studio complessivo che parta dalla zona del Lido, con la riqualificazione della piscina olimpionica, alla piazza dei Pescatori. Su Preli e sulla Colonia Fara è stato fatto un buon lavoro, iniziato dalla mia amministrazione e proseguito da quella in carica: molto bella la nuova passeggiata a mare. Ora si pensi alla zona di Levante: ci sono troppi spazi sottoutilizzati. Eppure, vantiamo una delle passeggiate più ampie di tutto il Levante. Quindi bisogna avere il coraggio di osare e di non soffermarsi all’ordinario.
Ho cercato, ripeto, di fare un ragionamento da cittadino. Ma è chiaro che continuerò, anche nelle sedi politiche, a proporre questi temi, perché continuo a considerarli di fondamentale importanza.
(* Sindaco di Chiavari dal 2012 al 2017, attualmente consigliere comunale di Noi di Chiavari)