(r.p.l.) Il 15 settembre (domani per chi ci legge) ricorre l’anniversario dei dieci anni dalla chiusura del Tribunale di Chiavari.
Fu un grave errore dell’allora premier Monti e del Ministro della Giustizia Severino, più attenti a fare spot propagandistici su presunti tagli della spesa pubblica che alla loro effettiva realizzazione. In realtà quella decisione, ancora una volta orientata da settori della magistratura, non ottenne nessun risparmio né efficientamento: al contrario, peggiorò in maniera significativa la qualità del servizio per i cittadini del Tigullio e in particolare per gli abitanti dell’entroterra.
Fu inoltre un enorme scempio di risorse pubbliche. Infatti poco tempo prima era stato ultimato il Palazzo del Nuovo Tribunale, più ampio e moderno del vecchio e collegato al carcere circondariale, che di colpo si trovò senza funzione.
Prevalse la logica, che ci ritroviamo spesso tra i piedi anche in altri casi e settori, dell’accentramento di servizi e funzioni quando è ormai chiaro a quasi tutti che il decentramento non solo migliora la qualità della vita dei cittadini ma costituisce anche un elemento di efficienza e di riduzione di costi perché evita i ritardi e i congestionamenti delle grandi strutture centralizzate (diseconomie di scala, le chiamano gli economisti).
Oggi a distanza di dieci anni la politica sembra avere un ripensamento sugli errori fatti, e tirando le somme della nefasta “riforma della geografia giudiziaria” si accorge che ciò che è stato fatto non era né buono né giusto.
Il Ministro Nordio prima e il sottosegretario Del Mastro poi hanno aperto a un processo di rivisitazione di quelle chiusure e dei criteri che le ispirarono con l’obiettivo di restituire ai territori una giustizia di prossimità più efficiente perché decentrata e più dignitosa per coloro che oggi sono costretti ad affrontare ore di viaggio per avere giustizia.
Le aperture del Governo hanno attivato molte iniziative e pronunciamenti a livello locale e regionale in uno sforzo comune di enti locali, regioni, categorie economiche e sociali, ordini professionali. Ancora una volta ci sono settori della Magistratura che si oppongono invocando principi di efficienza e specializzazione (basti ricordare ciò che ha detto il procuratore Gratteri al Festival della parola di Chiavari): ma non sono i magistrati che fanno le leggi, loro le devono applicare.
Qui da noi per ora non succede niente. Riportare il Tribunale a Chiavari non interessa? Si perderà nell’ignavia un’occasione d’oro? Mistero che conferma come molto spesso la politica locale non riesca a rappresentare i veri interessi dei cittadini.
Al contrario occorre muoversi velocemente per realizzare quel concerto e impegno politico unitari che soli possono far sperare a un successo dell’operazione.
Da queste colonne abbiamo più volte sottolineato che è necessario l’impegno di tutti e che non ci sembra essere in campo una forte iniziativa politica volta alla riapertura del Tribunale di Chiavari, che con una giurisdizione più allargata, cosi come suggerito dal Sottosegretario Del Mastro, deve in realtà diventare il Tribunale del Levante.
Bisogna che qualcuno prenda l’iniziativa per mettere intorno a un tavolo tutti i soggetti interessati facendoli formalmente esprimere sulla necessità e opportunità per il servizio di giustizia e per il territorio della riapertura del Tribunale. Se nessuno prende l’iniziativa noi di ‘Piazza Levante’ siamo disposti a farlo.
Una volta raccolto il consenso politico e istituzionale si penserà alle tecnicalità (la legge regionale di ripristino che altre regioni hanno già proposto, il perimetro della circoscrizione, il progetto di Tribunale e quindi il numero di giudici ecc.). Ma c’è una successione logica, prima la politica poi gli aspetti tecnici, che non può essere invertita.
Al lavoro dunque! Noi ci siamo.