di FABRIZIO DE LONGIS
Castagnola a Lavagna è un nome che evoca una lunga tradizione cantieristica. Con il 2024, infatti, Castagnola Yacht raggiungerà il traguardo dei cinquant’anni di vita. Un risultato che sarà coronato da un nuovo varo e raggiunto da un’azienda a trazione giovanissima.
Dopo il successo riscontrato allo Zueni Festival, Gabriele Maestri, imprenditore alla guida dell’azienda di famiglia, ci racconta le sfide future della nautica ligure.
Maestri, quali sono le sfide di oggi per un cantiere come il vostro?
“Su tutto, credo trovare le maestranze adeguate. Serve investire non soltanto sul formare i giovani, ma proprio sulla mentalità. Bisogna far capire loro che spesso investono tempo e denaro per una carriera manageriale, apparentemente più prestigiosa, ma che non sempre si realizza. Così a trent’anni cercano di reinventarsi, quando invece esistono lavori artigianali e nobili che garantiscono redditi più alti, stabilità, futuro e di vivere all’aria aperta o in mare. Che non è poco”.
Siete reduci dal Salone Nautico di Genova, dove la vostra imbarcazione, l’Heritage 9.9, ha spopolato, destando grande interesse. Cosa serve a suo giudizio al territorio ligure e al Tigullio, per rilanciare il settore nautico?
“Sicuramente i servizi. Se vogliamo che un certo pubblico di portata globale, abituato a spostarsi, decida di investire qui, abbiamo bisogno di servizi all’altezza. Serve uno sforzo e un rinnovamento in questo settore, altrimenti molte occasioni andranno perdute”.
L’anno prossimo compirete cinquant’anni di vita e avete scelto di farlo concedendovi un regalo importante. Una nuova barca.
“Si tratta di un progetto a cui abbiamo dedicato molto impegno e grandi aspettative. Lo vareremo in estate e a settembre lo porteremo ai vari saloni, fra cui di sicuro Genova”.
A tutti gli effetti una nuova sfida. Pronti?
“Prontissimi. Siamo molto emozionati. Sembra banale, ma passare da una barca di quasi dieci metri, a una di quindici, vuol dire triplicare i volumi. E quindi anche triplicare l’impegno e gli sforzi”.
E la soddisfazione?
“Di sicuro anche quella”.
In Castagnola siete una realtà giovanile. Una dozzina di persone più i collaboratori. Quali sono le sfide del futuro per una realtà come la vostra?
“Avere il giusto sostegno e le giuste condizioni per crescere. Lavoriamo con un gruppo di persone consolidato, verso cui abbiamo fiducia e rispetto. Quello che ci serve è l’opportunità di rendere Castagnola Yacht sempre più grande”.
Vivete e lavorate a Lavagna. Una città votata alla cantieristica da diporto. Oggi cosa servirebbe per stimolare questo tessuto?
“Su tutto è necessario creare una cucitura fra il porto e la città. Oggi sono vissute come due realtà distinte e non va bene”.

Ad affiancare Maestri nelle sfide della nautica internazionale, c’è Marta Scaduto. Designer anch’essa di Lavagna che, una volta approdata ai cantieri Castagnola, ha dato vita a un’esperienza totalizzante.
Scaduto, com’è nata la sua esperienza con Castagnola Yacht?
“Sono di Lavagna e l’idea di lavorare nella mia città mi piace molto. Per questo motivo, quando mi si è prospettata l’opportunità di lavorare con Gabriele, ho deciso di esplorare questa opportunità. Poi conoscendolo ho accettato subito e oggi ne sono molto contenta”.
Quasi casa e bottega.
“Assolutamente sì. Casa, bottega e amicizia, direi”.
Potremmo dire che lei è un prototipo della nautica ligure. Con studi e lavoro in casa.
“Sì. Ho studiato fra Genova e La Spezia e lavoro nel Tigullio, nella mia città natale. Una condizione ideale”.
E come lavoro ha scelto un cantiere a gestione familiare, molto giovane e strutturato su idee chiare, progetti concreti e una solida vena di tradizione. Una sfida non da tutti.
“Sono uscita dall’università dove sono contenta di aver affrontato un percorso di studi ben strutturato, tuttavia ho presto scoperto che il mondo del lavoro è comunque una cosa ben differente. In special modo in una realtà come la nostra, dove ho dovuto acquisire una visione d’insieme che non sempre si possiede”.
Cosa intende?
“In cantieri navali di dimensioni maggiori, in genere il lavoro è più settoriale. Si acquisiscono grandi competenze, ma più di dettaglio. Nel mio caso, invece, seguo il progetto nel suo complesso, insieme a Gabriele. Siamo supportati da uno studio ingegneristico e uno di design, però alla fine scegliamo tutto noi. Dai materiali, ai dettagli di arredo e agli accessori. E devo dire che è stata una ricetta vincente perché è molto gradita dai clienti”.
In che modo i clienti apprezzano questa vostra tipologia di lavoro?
“Le nostre imbarcazioni hanno un modello di base, ovviamente, che è l’Heritage 9.9, ma nel loro complesso le barche che variamo sono sempre custom. Realizzate con molteplici dettagli ed elementi concordati con il cliente. Si tratta di un processo delicato, sfidante ma anche molto bello e che riempie di soddisfazione”.
Quasi una bottega di artigianato.
“Potremmo dire così”.
E per di più guidata da due under 30. Come reagiscono clienti abituati a un contesto internazionale fortemente competitivo e di grande prestigio, quando si interfacciano con due ‘zueni’?
“Sono prevalentemente curiosi di conoscere i nostri pensieri a riguardo del singolo progetto. Ad esempio, i clienti nel nostro primo 15 metri, si sono affidati a Gabriele e poi a me abbastanza tranquillamente. Evidentemente emaniamo fiducia. In questo mestiere serve creare un legame franco con il cliente”.
Oggi il nome Castagnola è stato rilanciato dall’esperienza di Heritage 9.9, ma persiste una grande tradizione di assistenza ai diportisti. Come conciliate le due attività?
“Il refitting per noi è molto importante. È un’attività a cui siamo fortemente legati e che seguiamo con cura. A volte ci è capitato persino di recuperare imbarcazioni quasi da zero. Per quanto mi riguarda le ho viste come un guscio vuoto a cui dare una nuova vita”.
Tra la tradizione riscoperta in forma più accattivante e il recupero e manutenzione delle barche, sembra quasi una filosofia zen.
“Potrebbe essere”.
Il tutto condito da tanto legno. Oggi siete fra i pochi cantieri che lavorano usando solo questo materiale nobile. Cosa significa?
“Intanto una passione vera. Poi, non poche sfide. Oggi siamo veramente fra gli ultimi a utilizzare il legno. La vetroresina e il sintetico la fanno da padroni. Per noi, invece, il legame al legno è fondamentale. Nonostante si possano incontrare difficoltà di fornitura o serva un maggiore impegno di realizzazione. Tutti sforzi che però, il prodotto finito e i clienti soddisfatti, se non a volte stupiti, ripagano completamente”.
Il 2024 vi porrà la sfida di una nuova imbarcazione. Lei ne ha curato direttamente molti aspetti. Come si sente così giovane, a prendere parte ad un altro progetto così importante dopo l’Heritage 9.9?
“Il passaggio al 15 metri rappresenta una sfida progettuale e commerciale. A livello progettuale si tratta della metratura ottimale per valorizzare al meglio gli spazi interni ed esterni. Dal punto di vista commerciale ci permetterà l’ingresso in un mercato diverso dal 9 metri, da cui comunque deriva. Infatti io la chiamo ‘la sorella grande’. Sarà un altro biglietto da visita importante per il cantiere. Il segno di un’evoluzione di Castagnola Yacht”.